Donadoni, Pioli, Gasperini: continua il valzer delle panchine in Serie A. A chi toccherà adesso?

A parlar dopo è sempre facile. Come dice un vecchio adagio "del senno del poi ne son piene le fosse". E allora proviamo a fare un punto oggi, alla vigilia della quarta giornata "giocata" di Serie A sulla situazione in panchina delle varie squadre che lottano in classifica. Già abbiamo ricordato come questa Serie A sia ribaltata con le ‘grandi' che si ritrovano ‘piccole' e le cosiddette ‘provinciali' che fanno la voce grossa. Con conseguenze sulle rispettive panchine.
In principio furono Cagliari e Palermo
Questa stagione è stata caratterizzata da una novità quasi assoluta: il cambio d'allenatore a campionato fermo. Non per lo sciopero dei calciatori, ma proprio fermo perchè ancora lontana la fine d'agosto. E' successo su due piazze notoriamente calde e da parte dei due presidenti che in Serie A riassumono la figura dei ‘mangia allenatori‘ per antonomasia. A Cagliari e a Palermo, infatti è andato di scena un pre-campionato mai visto prima, con i rispettivi tecnici, Donadoni e Pioli allontanati anzitempo. Il primo è stato l'ex stella del Milan e ex CT della Nazionale, Roberto Donadoni, esonerato, che si è ritrovato con un ‘benservito' da parte del Cagliari in piena estate. Un piccolo grande terremoto che ha fatto ai più sottolineare come Cellino avesse compiuto l'ennesimo colpo di testa senza una reale motivazione se non nel pretendere di avere tutta la situazione perennemente sotto il proprio esclusivo controllo. La seconda scossa tellurica sulle panchine di Serie A è stata poi assestata dal secondo presidente più vulcanico del nostro calcio: Maurizio Zamparini a Palermo. A ‘saltare' in questo caso è stato il ‘buon‘ Pioli, una scommessa – a posteriori – solamente di ‘facciata' dopo il gran rifiuto di Delio Rossi nel ritornare sulla panchina rosanero. Al loro posto sono arrivati due mezzi ‘carneadi': Ficcadenti da un lato – con qualche panchina e più di un esonero sulle spalle – e Mangia – vero nome nuovo nella scuderia dei tecnici di massima serie.

Mangia, la scommessa di Zamparini
A dire il vero, proprio con il "senno del poi", mai cambiamenti furono più azzeccati. Il Palermo è salito all'onore delle cronache proprio al debutto, alla Favorita, di fronte ai campioni del Mondo dell'Inter di Gasperini. Una gara impossibile, dov'è accaduto di tutto e che sa un lato ha conferito i galloni da tecnico meritevole a Denis Mangia subentrato a Pioli, dall'altra ha aperto la crisi del Gasp e dell'Inter. Palermo-Inter 4-3 sarà una gara ricordata a lungo in Sicilia: una squadra completamente rifondata, priva di moltissimi giocatori ‘totem' dell'anno prima, venduti al miglior offerente (Cassani, Sirigu, Pastore) facevano prevedere un campionato ridimensionato, fatto di sofferenze e patemi d'animo. Invece, i tre punti contro l'Inter hanno sciolto l'incanto: il Palermo e i suoi tifosi si sono riscoperti ancora un gruppo, trascinato dal capitano di sempre, Miccoli e dai nuovi ‘idoli' di una folla che già si è innamorata dell'israeliano El Sharavi, soprattutto dopo il suo eurogol al primo minuto di gioco in Palermo-Cagliari 3-2. Adesso l'entusiasmo è a mille e il lavoro di Denis Mangia – bravo fino ad oggi con le Primavere e i giovani – sta già dando buoni frutti pronti a maturare pian piano per poi venir raccolti – si spera – attorno a maggio.

Il ritorno di Ficcadenti
Stesso dicasi del Cagliari di Ficcadenti. Anche in questo caso, la storia dei sardi è simile a quella del Palermo con Cellino che rifonda la struttura del gruppo cambiando il ‘manico‘ in piena preparazione e lasciando una squadra che inizia nell'indifferenza e tra i dubbi più profondi di continuità e tenuta. Ma alla ‘prima', il Cagliari suona la carica: 1-2 alla Roma all'Olimpico, euforia e convinzione che si sia partiti talmente bene che lo stesso Cellino non trattiene l'entusiasmo: "Fossimo a maggio, sarei ancora più contento", sibila in riunione di Lega a Milano, soddisfatto di essersi preso subito la rivincita su chi dava il suo Cagliari per defunto. E non è stato semplicemente un fuoco di paglia perchè con sei punti dopo tre gare (due vittorie, contro Roma e Novara) la squadra di Ficcadenti si gode le parti alte della classifica, con una media di due gol a partita e 5 punti sull'Inter, 4 sulla Roma e il Milan. A solo una lunghezza dalla Juventus: roba da fare una fotografia e incorniciarla per i tempi più cupi.
Ranieri, il nuovo tecnico per rilanciare l'Inter
Cagliari e Palermo dovrebbero essere di buon auspicio e un buon precedente per l'Inter di Moratti. Anche perchè, dopo Donadoni e Pioli, è "saltato" proprio il tecnico dell'Inter Gian Piero Gasperini, esonerato con "rammarico" dalla società nerazzurra che gli ha preferito Claudio Ranieri. Dopo 80 giorni vissuti malissimo, tra incomprensioni tattiche e tecniche, nessuna vittoria e una serie imbarazzante di partite che avrebbero potuto compromettere inesorabilmente anche questa stagione agonistica dopo il disastroso inizio dell'anno scorso con Benitez. Si vedrà già con il Bologna in casa felsinea se anche per i nerazzurri vale la regola che ‘cambiare porta bene'. L'Inter ne avrebbe bisogno come l'aria che si respira per dimenticare un inizio difficile, papocchi imbarazzanti (vedasi la lista Champions con Forlan eslcuso poi dall'Uefa) e giocatori che sono le controfigure di se stessi. La scelta del tecnico romano va dalla parte giusta: esperienza, serietà, capacità. Poco conta che proprio Ranieri era il "nemico numero 1" dell'Inter di Mourinho, con il portoghese che amava ‘stuzzicare' il collega senza "tituli". "Eravamo nemici solo per i media", si è difeso oggi l'ex allenatore di Parma, Juve e Roma: la speranza nerazzurra è che siano "amici" almeno nei risultati sul campo.

In bilico: Giampaolo e Montella. Cesena e Catania meditano il cambio
Fin qui, le panchine già ribaltate. Ma ce ne sono altre che stanno scricchiolando fortemente. Giampaolo a Cesena non se la passa proprio bene. Campedelli l'ha detto chiaro: "Non siamo una squadra, si gioca sui singoli e se non ritroviamo il gruppo come l'anno scorso, qualcosa evidentemente non va". Certo che non va: malgrado tutti giochino con il freno a mano tirato, il Cesena oggi è l'unica formazione ad avere "zero" punti in classifica. Un'onta, sportivamente parlando, dopo quanto di buono aveva fatto l'anno scorso il Cesena facendosi conoscere al calcio che conta. Montella, invece, barcolla in quel di Catania. L'Aeroplanino che ha volato sul cielo di Roma nell'ultima parte dello scorso campionato, in Sicilia sta trovando temporali e nubi che ne dirottano gli intenti. Ancora non si è vista una squadra che dia segnali di risveglio, tranne se non per il golletto su calcio di rigore siglato da maxi Lopez nell'ultimo match vinto contro il Cesena, avversario che doveva permettere ben altri segnali di miglioramento. Se anche in questo caso, Pulvirenti e Campedelli cambiassero, bisognerebbe capire quali scelte fare, ma al momento sembra prematuro. Forse perchè, dopo gli ottimi risultati di Cagliari e Palermo, prima di esonerare i rispettivi tecnici, aspetteranno i segnali provenienti da Milano. E se Ranieri tornerà a vincere, allora per Montella e Giampaolo il tempo sarà scaduto..