Disastro Inter, cosa c’è dietro il crollo in Europa
Inter imbarazzante a Be'er Sheva. La quarta sconfitta in cinque gare di Europa League sancisce l'eliminazione dalla competizione e il bilancio della squadra nerazzurra non può che essere negativo, se non fallimentare. Sì, proprio fallimentare. Non è normale, e non può esserlo, che una squadra come l'Inter possa arrivare ultima in un girone composto, con tutto il rispetto, da Hapoel Be'er Sheva, Sparta Praga e Southampton. Il bilancio è catastrofico (una vittoria in 5 partite, 5 goal fatti e 10 subiti) e uno degli obiettivi della stagione viene archiviato già a novembre. Non proprio il disegno che la società aveva preventivato.

Sicuramente ci sono diverse cose a cui Stefano Pioli, allenatore in carica da poche settimane, dovrà far fronte per provare a risalire la china in campionato ora che l'Europa è andata. Il neo tecnico nerazzurro ha dichiarato, senza mezzi termini:
"Non possiamo giocare con due volti. Nel primo tempo siamo andati benissimo, male nella seconda parte. Sarebbe stato sufficiente avere lo stesso atteggiamento. Nel secondo tempo abbiamo smesso di giocare da squadra e siamo stati presuntuosi. Questo non deve mai accadere, non possiamo permetterci di farlo per vincere le partite".
Tutto giusto, Pioli ha assolutamente ragione ma come far fronte a questa situazione? Ci sono dei problemi nati nella gestione estiva della squadra e altri che si trascinano da diverso tempo. L'Inter vista in questa stagione è paragonabile al libro dello scrittore scozzese Robert Stenvenson: un po' Dr Jekill, un po' Mr Hyde.
Situazione societaria
Il passaggio da Thohir a Sunning è risultato più complesso del previsto. I cinesi hanno investito molto nel mercato estivo ma l'assenza di un rappresentante fisso a Milano non aiuta nella gestione del club. Zhang Jindong qualche settimana fa ha dichiarato " Vogliamo riportare il club in alto" ma per farlo c'è bisogno di lavorare con serietà, in maniera costante e cercando di operare sempre nel modo più preciso e veloce possibile. Gli investimenti ci sono stati, questo è evidente, ma non bastano: oltre a colmare il gap con le squadre pretendenti alla zona Champions, l'Inter dovrà lavorare per portare tutti a remare dalla stessa parte, cosa che ad Appiano, forse, non accade da qualche anno.
Tenuta difensiva
La difesa fa acqua da diverse parti: i laterali non stanno dando quanto sperato e Murillo sembra il fratello del giocatore visto lo scorso anno. Il colombiano nelle uscite di quest'anno è parso spaesato anche nelle poche situazioni positive per i nerazzurri. Il rigore del 2-2 nasce da un errore tecnico di Jeison e, a questo punto, non sembra più un caso che Pioli avesse scelto Medel come partner di Miranda per l'undici titolare nel derby di domenica scorsa. Il colombiano vive una crisi di identità totale.
Preparazione sbagliata
Il crollo verticale nella ripresa è estremamente preoccupante. Pioli parla di "problema mentale" perché giustamente non vuole concedere altri alibi ai giocatori ma è evidente il calo fisico accusato dalla squadra nella seconda frazione di gioco. Roberto Mancini ha rispedito al mittente le velate accuse sulla preparazione estiva fatte da Frank de Boer ma il campo sta dicendo il contrario.
Questione di testa?
Quando le cose prendono una brutta piega, la squadra affonda. Non molto tempo fa Mauro Icardi disse: "Ci casca il mondo addosso al primo goal" ed è successo anche ieri. Ma com'è possibile? Dopo un primo tempo in completo controllo la squadra è scomparsa pian piano nella ripresa. Concentrazione, tensione, carica agonistica: possiamo chiamarla come vogliamo ma la differenza tra i due momenti è abissale e gli uomini sono gli stessi.
Mercato estivo
Come già affermato prima, gli investimenti ci sono stati ma, probabilmente, nei reparti sbagliati. Non si critica l'acquisto di Joao Mario, campione d'Europa con il Portogallo, l'arrivo a parametro zero di Ever Banega, enganche di livello, o quello di Gabriel Barbosa, giovane di belle speranze, ma il mancato arrivo di un centrale difensivo di spessore e un calciatore che potesse fare da vero raccordo tra la fase difensiva e quella offensiva. Questa abbondanza di mezze ali e centrocampisti offensivi non permette di avere un equilibrio nella zona mediana e non sarebbe dispiaciuto né a de Boer né a Pioli avere nel roaster un mediano da poter piazzare davanti ai quattro della retroguardia. Da gennaio in poi le scelte dei calciatori dovranno essere mirate per cercare di migliorare il livello della rosa, che è molto interessante, ma a gennaio vedrà diversi uomini andar via. Da adesso i nerazzurri saranno impegnati solo in campionato e Coppa Italia e 29 giocatori sono un po' troppi.