Diritti tv in Serie A, come cambiano i criteri di ripartizione con la Finanziaria 2019
Con la Finanziaria 2019 cambiano nuovamente i parametri di distribuzione dei ricavi tv per i club di Serie A. Tuttavia le novità previste nell’ultima legge di bilancio debutteranno soltanto dalla stagione 2021/2022 mentre nel frattempo entreranno in vigore le correzioni apportate lo scorso anno dall’ex ministro dello Sport, Luca Lotti che hanno modificato la legge Melandri stabilendo che il 50% degli introiti televisivi sarà ripartito in parti uguali, il 30% sulla base dei risultati sportivi conseguiti e il restante 20% sulla base del radicamento sociale del club. Ma con la prima Finanziaria del Governo gialloverde sono stati ritoccati tutti i criteri della legge Melandri avendo accolto le istanze della Lega di Serie A rispetto alla prima formulazione dell’intervento.
La nuova ripartizione dei proventi dai diritti tv
Nel dettaglio le nuove modifiche, che mantengono il 50% come quota da dividere in parti uguali, diminuiscono al 28% invece il peso delle performance sportive (per le quali verranno considerati tre aspetti: la classifica e i punti dell’ultimo campionato; i risultati degli ultimi cinque campionati; e quelli conseguiti a livello nazionale dalla stagione 1946/47), mentre stabiliscono che il 17% dei proventi verrà invece suddiviso in base al pubblico pagante nei match casalinghi negli ultimi tre campionati e all’audience tv certificata e che per il restante 5% del totale (circa 1,2 miliardi al netto della mutualità interna) si terrà conto del minutaggio in prima squadra dei giovani cresciuti nel vivaio.
Il peso dei calciatori cresciuti nel vivaio
Per spiegare quest’ultimo parametro secondo il quale ogni anno le squadre di Serie A si divideranno circa 60 milioni di euro riportiamo fedelmente quanto c’è scritto nella legge di bilancio per il 2019 che fa riferimento ai “minuti giocati nel campionato di serie A da giocatori di età compresa tra 15 e 23 anni, formati nei settori giovanili italiani e che siano tesserati da almeno 36 mesi ininterrotti per la società presso la quale prestano l’attività sportiva, comprendendo nel computo eventuali periodi di cessione a titolo temporaneo a favore di altre società partecipanti ai campionati di serie A o di serie B o delle seconde squadre in serie C".
I punti ancora da fissare e la proroga al 2021
Non tutti i nuovi parametri però sono stati dettagliati, tale compito è stato demandato a un decreto del Presidente del Consiglio da emanarsi entro il 30 giugno 2019 che dovrà fissare le percentuali relative ai diversi fattori, come ad esempio il peso da attribuire ai risultati ottenuti sul campo, nonché i criteri per determinare il pubblico di riferimento di ciascuna squadra e il conteggio dei minuti giocati dai giovani calciatori. Novità che in ogni caso scatteranno dalla stagione 2021/2022 (la prima che farà parte del prossimo ciclo di vendita dei diritti tv) per dare il tempo di “allinearsi” con i nuovi parametri soprattutto tornando ad investire nei vivai.
Accolte le istanze della Lega di Serie A
Come appare evidente dunque il Governo gialloverde ha accolto le istanze presentate della Lega di Serie A rispetto alla prima formulazione dell’intervento. Nella prima versione dell’emendamento voluto dal sottosegretario alla Presidenza con delega allo Sport Giancarlo Giorgetti infatti si stabiliva di assegnare il 6% dei ricavi tv in virtù del numero di spettatori che hanno assistito dal vivo alle gare casalinghe disputate negli ultimi tre campionati, il 4% sulla base dell’audience televisiva certificata e il 10% sulla base del minutaggio dei giovani calciatori tenendo conto dei minuti giocati negli ultimi tre campionati da giocatori cresciuti nei settori giovanili italiani, di età compresa tra i 15 e i 21 anni tesserati per l’attuale società per almeno tre interi campionati di serie A. Il motivo di questo cambiamento appare però altrettanto evidente: meno di dieci calciatori oggi impiegati nel massimo torneo italiano avrebbero rispettato questo criterio.