Di Natale: “Bella vittoria, adesso c’è la Fiorentina”

Dodici reti segnate finora in questo torneo (e potevano essere 13 se la traversa non gli avesse negato la gioia del gol), 165 finora quelle segnate in Serie A. La doppietta all'Inter incorona Di Natale cannoniere doc del campionato italiano. Alle spalle di El Shaarawy e del Matador c'è lui, Totò da Pomigliano d'Arco che il vizio del gol non l'ha mai perso. Anzi, è ancora volta l'attaccante a prendere per mano la squadra e a trascinarla verso l'alto, quasi ai margini della zona Champions.
Bella vittoria – afferma ai microfoni di Sky -. In questa stagione siamo partiti un po' male all'inizio con tanti infortuni, poi abbiamo lavorato con giovani nuovi e piano piano stiamo crescendo. Adesso ci aspetta la Fiorentina. La speranza nostra è quella di raggiungere 40 punti quanto prima.
Non sbaglia mai, o quasi. Il rigore fallito all’Europeo del 2008 e quello contro l’Arsenal bruciano ancora. Capita anche ai migliori. Pomigliano d’Arco, Empoli, Udinese, Nazionale, Coppa Uefa e Champions League. Ne ha fatta di strada il ragazzo svezzato a Castello di Cisterna, poi spedito in Toscana. Totò come altri talenti in giro per la Penisola. L'uscita dai preliminari di Champions con i portoghesi dello Sporting Braga aveva lasciato solo un grande rammarico e un cucchiaio di rabbia (per quello sciagurato tiro dal dischetto di Maicosuel) difficile da mandare giù. A 35 anni (li ha compiuti il 13 ottobre scorso) non è mai troppo tardi. Nemmeno per (ri)mettere la testa a posto, cominciare una nuova sfida e vivere una seconda giovinezza.
Giocherò altri due anni, poi potrei allenare – disse dopo l'ultima gara di Europa League -. Sono anche felice di aver raggiunto Bertotto in cima alla classifica delle presenze europee. Per un giocatore dell’Udinese: è un bel traguardo. Io non so quando si arriverà di nuovo in Europa, ma mi piacerebbe rigiocarci prima di smettere.
Sempre in bianconero, ma quello friulano. Il successo storico ad Anfield Road, nel tempio del Liverpool, porta la sua firma. Il bacio a Francesco Guidolin ha sancito la pace con il tecnico dopo la baruffa in campionato. Anzi, il tecnico ha parole di elogio per il suo campione che da grande vuol fare l'allenatore. La vittoria è sempre la migliore medicina.
Totò è un grande. Sarebbe un piacere per me lasciargli il testimone in futuro, ancora una volta ha dimostrato le sue qualità e la sua classe, si è sacrificato tanto per la squadra.
"Noi non siamo napoletani". Gridavano (e gridano tutt'ora) i tifosi. Lo fecero anche alla festa per la qualificazione in Champions dei bianconeri, proprio mentre lui era sul palco. E, quest'anno, dopo il gol segnato al Catania li ha zittiti. Perché anche se ha fatto fortuna al Nord non dimentica le sue origini. Ne va fiero. Totò, però, è un'altra cosa. Lui segna e fa sognare. Davanti a lui si aprono porte, portoni e portelle.