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Devozione e Fede, il lato b di Conte: “Papa Francesco? Lo metterei davanti alla difesa”

Il ct della Nazionale si confessa al settimanale religioso ‘Credere’. Prega e lavora. Rende grazia a Dio. Fa fioretti perché le piccole privazioni fortificano lo spirito e lo allenano a non cadere in tentazione.
A cura di Maurizio De Santis
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Ora et labora. Prega e lavora. Rende grazia a Dio. Fa fioretti, perché le piccole privazioni ("dolci, caffè, il bicchiere di vino. Può sembrare una stupidaggine ma rinunciarvi non è facile") fortificano lo spirito e lo allenano a non cadere in tentazione. Fa il segno della Croce e onora il Padre prima dei pasti e di andare a dormire. Antonio Conte mette da parte per qualche ora tattica, schemi, rimbrotti da spogliatoio, mimica da campo, lo sguardo truce, la Nazionale, le polemiche e si confessa al settimanale religioso ‘Credere'. Dall'oratorio di Sant'Antonio a Fulgenzio (Lecce) fino alle sfide internazionali di allenatore che con la Juventus prima e l'Italia adesso cerca la definitiva consacrazione. "E' stato un punto di riferimento, un rifugio dalle tentazioni della strada", racconta il ct che da bravo ragazzo andava a messa e faceva il chierichetto. Sempre in prima fila… "Quando il parroco doveva scegliere chi avrebbe portato il cero più grande, ricordo che volevo essere scelto. Quando accadeva ero felice, mi cambiava la giornata". Un po' come il ‘se non vinco sto male' a cui ha fatto più volte riferimento quando ha descritto il suo ruolo di allenatore e motivatore. Angeli e demoni, quelli che s'agitano nel suo animo… pure la strada che porta all'Europeo è lastricata di buone intenzioni.

L'udienza dal Papa. "Ero andato da ‘peccatore', con una figlia avuta fuori dal matrimonio, ma il Papa ci ha accolto in maniera semplice. Addirittura – ricorda – mancavano delle sedie e si è alzato lui per prenderle". Lo avesse in rosa, dove lo metterebbe? "Davanti alla difesa, dove sta il cuore della squadra. È il ruolo di chi si deve sacrificare per la squadra". Amen.

Il valore della preghiera. Conforto e rifugio per l'anima. Momento di meditazione e vicinanza a Dio. L'ex tecnico della Juventus parla a cuore aperto e fa professione di Fede: "Ringrazio sempre il Signore per tutta la fortuna che ho ricevuto. Prima delle partite mi isolo e dedico alcuni minuti alla preghiera – ha aggiunto -. E' importante, perché un allenatore avverte la pressione delle proprie responsabilità e delle proprie scelte. E poi è chiamato a gestire calciatori, staff tecnico, tifosi…". Perché ha detto sì e assunto le redini della Nazionale?: "Ne ho parlato coi miei genitori, erano orgogliosi e mi hanno convinto".

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