Derby d’Italia e storia. La Juve batte l’Inter per Palloni d’oro in squadra
La grandezza, l’importanza ma anche l’eredità ed il retaggio lasciati in dote ad un match così importante come il derby d’Italia li si giudica non tanto o non solo dai trofei in gioco (100 complessivi), dal numero dei rispettivi tifosi o dai talenti ora in campo ma anche dai palloni d’oro che hanno esaltato questa sfida.
Una battaglia sul campo che ha visto calciatori di grandissimo spessore, qualità e classe scendere sul terreno di gioco con, nel corso dei 194 storici confronti, dei fenomeni riconosciuti non solo sul rettangolo verde ma anche da giurie di giornalisti accreditati che hanno attribuito a questo o a quel calciatore di Juve e Inter un trofeo individuale così prestigioso. Per caricare ancora maggiormente una partita già ricca di spunti, significati e nobiltà, parliamo dei palloni d’oro delle rispettive compagini e di come poi effettivamente la contesa sportiva si è consumata anche su chi delle due avesse in squadra i calciatori migliori, quelli di un livello superiore.
Omar Sivori, El Cabezon ed i 6 gol all’Inter
Da questo punto di vista, possiamo ammetterlo senza tema di smentita, quasi, non c’è partita. E sì perché se l’Inter ha avuto, malgrado la presenza fra le proprie fila di una marea di talentuosi calciatori, il suo primo premiato alla 35esima edizione nel 1990 con Lothar Matthaus fresco vincitore del mondiale italiano, la Vecchia Signora ha fatto la conoscenza con questo premio già nel lontano 1961 con Omar Sivori che per mezzo delle sue origini italiane fu in grado di partecipare alla selezione per il riconoscimento assegnato solo agli europei fino al 1995. Quell’anno, il 10 juventino beffò poi proprio il nerazzurro Luis Suarez. El Cabezon, così soprannominato per via della sua folta capigliatura, inoltre, sempre quell’anno, come non bastasse, inflisse 6 reti agli interisti nel 9-1 finale del 10 giungo contro la formazione primavera schierata dal club meneghino per protesta contro la decisione della Caf (Commissione d’appello federale) di far rigiocare la gara Juve-Inter interrotta per ordine pubblico e quindi, secondo le regole del tempo, persa a tavolino dai bianconeri (sconfitta che avrebbe riaperto clamorosamente la contesa dello scudetto). Ma questa è un’altra, bellissima, storia di risentimento e rivalità.
Pablito Rossi e Michel Platini staccano definitivamente l’Inter
Mentre l’Inter, negli anni, continua a collezionare importanti piazzamenti in questo specifico premio (2° posto nel ’64 ancora con Suarez, 2° e 3° nel ’65 con Facchetti e Suarez e 2° con Mazzola nel ‘71), la Juventus frena il suo lungo digiuno durato 21 anni nel 1982 con il bomber azzurro Paolo Rossi. Al termine dell’impresa Mundial di Spagna ’82 con Bearzot, Conti, Gentile e Zoff, infatti, l’eroe azzurro autore di 6 decisive reti vince il Pallone d’Oro scacciando per sempre i 12 mesi di squalifica per scommesse nello scandalo che lo coinvolse nel 1980. Poi, arrivò lui, lo scanzonato transalpino dai piedi fatati, Michel Platini. Uno di quelli che, in questa specifica gara fra la Juve e l’Inter, diede l’accelerata decisiva staccando, con i suoi 3 successi consecutivi (1983, 1984 e 1985) dovuti a vittorie come la Coppa delle Coppe (1984), la Supercoppa Uefa (1984), la Coppa dei Campioni (1985), la Coppa Intercontinentale (1985) ed il Campionato europeo (1984), gli acerrimi nemici di sempre.
Il riscatto nerazzurro e la risposta di Baggio
Terminati i fasti degli anni ’80 per la Juve e per i suoi talenti, l’Inter annata 1990 col suo Lothar Matthaus (con l’altro nerazzurro Brehme terzo) conquista finalmente il primo trofeo della sua storia. Un riconoscimento atteso che oltre alla vittoria nel mondiale del ’90 certifica la bontà del progetto meneghino che ha portato scudetto, Supercoppa Italiana e poi Coppa Uefa all’Inter di Trapattoni.
Tre anni più tardi la risposta della Vecchia Signora non si fa attendere col “Divin Codino” Baggio che porta a casa strameritando (142 i voti finali) il Pallone d’Oro ancora davanti ad un nerazzurro, l’olandese Dennis Bergkamp.
Ronaldo e Zidane, la fine del millennio con Nedved
A fine millennio, precisamente nel 1997, il fenomeno del calcio mondiale Luiz Nazario da Lima Ronaldo, riceve, dopo un’annata speciale col Barcellona (47 reti in 49 partite e rigore decisivo nella finale di Coppa delle Coppe 1996/97 contro il Psg) il Pallone d’Oro sfuggitogli per 1 solo voto l’anno prima a vantaggio del tedesco Sammer. Una delle affermazioni più meritate mai viste nella storia di questo singolo riconoscimento col brasiliano realmente una, ma anche due spanne sopra gli altri.
Appena un anno dopo però, il trofeo non si allontana dall’Italia e, in corrispondenza della finale di Champions persa contro il Real Madrid e del primo storico trionfo della Francia ai mondiali di casa del ’98 lo juventino Zidane viene incoronato miglior calciatore dell’anno con il settimo sigillo targato Juve, prima dell’ultimo premio assegnato ad un bianconero nel 2003 che quasi idealmente chiude il millennio prima del dominio Messi–Ronaldo (una sorta di Secolo Lungo), col ceco Pavel Nedved.