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“De Zerbi accettò l’imposizione di due calciatori dalla mafia foggiana”, le accuse del gip

E’ emerso nelle indagini della Direzione distrettuale antimafia che tra il 2015 e il 2016 i clan foggiani, avrebbero imposto al club l’ingaggio di due giocatori, con l’allora tecnico Roberto De Zerbi (attuale mister del Sassuolo in Serie A), che insieme ad alcuni dirigenti “accettò ‘supinamente’ le imposizioni dei malavitosi”.
A cura di Marco Beltrami
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Anche il mondo del calcio, coinvolto nel provvedimento del Gip del Tribunale di Bari Francesco Agnino che ha portato all'arresto di 30 persone per associazione mafiosa. E' emerso infatti nelle indagini della Direzione distrettuale antimafia che tra il 2015 e il 2016 i clan foggiani, avrebbero imposto al club l'ingaggio di due giocatori, con l'allora tecnico Roberto De Zerbi (attuale mister del Sassuolo in Serie A), che insieme ad alcuni dirigenti "accettò ‘supinamente' le imposizioni dei malavitosi".

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Le accuse del gip a De Zerbi e al Foggia

Sono stati arrestati per associazione mafiosa 30 affiliati a diverse "batterie" della "Società Foggiana", in virtù di un provvedimento del Gip del Tribunale di Bari Francesco Agnino. Nello stesso c'è un capitolo, che come evidenziato da Sportmediaset, riguarda il mondo del calcio e in particolare il Foggia Calcio, squadra che all'epoca dei fatti militava in Lega Pro ed era guidato da Roberto De Zerbi, attuale mister del Sassuolo. Il magistrato infatti scrive che, dirigenti e tecnico del club dauno: "Lungi da denunciare, come dovrebbe fare ogni vittima di estorsione hanno preferito in maniera pavida accettare supinamente le richieste formulate, abiurando anche a quei valori di lealtà e correttezza sportiva che dovrebbe ispirare la loro condotta".

Pressioni per l'ingaggio di due calciatori

Secondo quanto emerso infatti dalle indagini della DDA di Bari, i clan foggiani tra il 2015 e il 2016 avrebbero imposto alla società di calcio rossonera, l'ingaggio di due calciatori. Si tratta di Antonio Bruno, figlio del defunto boss Rodolfo, e di Luca Pompilio che venne girato in prestito al Melfi dove milita attualmente. Entrambi non erano dotati, come si legge, di "qualità sportive significative". A tal proposito il pregiudicato Francesco Pesante, che rientra tra le 30 persone raggiunte dalla misura cautelare, avrebbe minacciato il figlio dell'ex presidente del Foggia, Antonio Sannella con queste parole: "vengo giù agli spogliatoi e prendi un sacco di botte, ti do forte". E come se non bastasse nel provvedimento si legge che gli indagati potevano: "contare anche dell'appoggio della tifoseria foggiana e, più in generale, degli sportivi".

La difesa di De Zerbi

La reazione dell'attuale allenatore del Sassuolo De Zerbi non si è fatta attendere. Questa la nota affidata al suo legale Eduardo Chiacchio: "Contesto fermamente le sommarie valutazioni riguardanti la mia persona e la mia professionalità in merito alle indagini della Dda che hanno determinato i provvedimenti del Gip di Bari, coinvolgendo anche il Foggia per il tesseramento di due calciatori. Mai accettato imposizioni da nessuno, neppure dai dirigenti delle società in cui ho militato. A Foggia tutti sapevano che non ero influenzabile o ricattabile".

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