Dagli equilibri al naso rotto, la lunga notte di Bonucci non finisce più
Uno scontro dopo soli 30 secondi di gioco, 90 minuti di fischi, una sconfitta che compromette tutto. Così è stata vissuta la notte di Solna da parte di Leonardo Bonucci, centrale difensivo azzurro che è naufragato insieme ai suoi ex compagni bianconeri ieri sera nel primo atto di play-off per i mondiali contro la modesta Svezia. Un incubo a occhi aperti per il difensore che da inizio stagione stenta a ritrovarsi e a dare il proprio contributo in mezzo al campo. E adesso, alla storia degli equilibri che non riesce più a spostare, Bonucci deve fare i conti anche con una realtà ben più preoccupante e seria: un'Italia sull'orlo dell'eliminazione mondiale.
Zero Italia, zero scuse
90 minuti di calcio estemporaneo
Di scuse non si può parlare perché di scuse non ce ne sono. L'Italia venerdì sera ha espresso ancora una volta ciò che è: una squadra mediocre, senza idee e identità, incapace di giocare a calcio con continuità e convinzione. Si sono vissuti 90 minuti di calcio estemporaneo, senza un filo logico, punito dalla voglia di provarci da parte di una Svezia che nulla aveva da perdere. E che ha sfiorato l'impresa perché se l'1-0 può ancora essere ribaltato, un risultato più pesante avrebbe davvero permesso di arrivare a San Siro per la passerella d'onore.

La lunga notte di Bonucci
Il naso rotto e i fischi
Leonardo Bonucci è naufragato come tutti, forse ancor prima di tutti perché la partita del centrale è risultata subito in salita: 30 secondi di gioco, una entrataccia di Toivonen, setto nasale rotto e uno stadio perennemente contro ad ogni pallone sfiorato. "Ho il setto nasale rotto. E' rotto, dopo appena 30 secondi, c'è poco da dire… Toivonen andava espulso" dirà poi nel post partita ai microfoni Rai.
Una gara in salita
La realtà è che in Svezia non si poteva chiedere di più a un giocatore in chiara difficoltà fisica ed emotiva. E un inizio di quel genere avrebbe scosso la volontà di chiunque. Demerito di un arbitro che non ha avuto il coraggio di prendere immediate e severe decisioni per indirizzare il match su binari diversi da quelle poi di nuovo visti nei 20 minuti finali: provocazioni, spinte, entrate ai limiti del regolamento. Ma, alla fine, tutto ciò conta poco o nulla, anche il naso rotto di Bonucci.

L'ultima speranza: San Siro
C'è una realtà, però che Bonucci racconta e alla quale non si può né si deve rinunciare: c'è ancora una partita da giocare. L'Italia non è fuori, è ancora in gioco perché l'1-0 esterno è un handicap ma non una sentenza. "Ora pensiamo alla prossima partita dove conteremo moltissimo sulla spinta e l'entusiasmo di San Siro. Dobbiamo ripartire dagli errori di stasera ma sapevamo che la qualificazione si sarebbe giocata in 180′. L'Italia deve andare ai Mondiali, io ci credo".