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Da Maldini a Totti, il calcio italiano ‘straccia’ le bandiere

L’ultimo oltraggio al calcio italiano è arrivato da Roma, dopo l’allontanamento da Trigoria del capitano giallorosso. Un episodio che ha di nuovo riportato alla luce la mancanza di rispetto per chi, come Francesco Totti, è stato un simbolo di un’intera città.
A cura di Alberto Pucci
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Sono bastate poche ore a Luciano Spalletti, per prendere la storia della Roma e cestinarla. Che avesse personalità e coraggio il tecnico di Certaldo era cosa risaputa, ma che arrivasse a compiere un gesto talmente eclatante nessuno poteva mai immaginarselo. Francesco Totti, da oggi, è un corpo estraneo. Per dirla in maniera brutale: è un ex. Dopo le dichiarazioni legittime del capitano rilasciate alla Rai ("Chiedo più rispetto per ciò che ho dato a questa squadra"), Spalletti ha preso la palla al balzo e ha silurato in maniera indecorosa un simbolo non solo della Roma ma di tutto il calcio italiano. L'esclusione del numero 10 romanista dai convocati per la gara contro il Palermo ha, ovviamente, fatto il giro del mondo e diviso la tifoseria giallorossa in due fazioni: quelli che applaudono il tecnico e quelli, la maggioranza, che si sono indignati nel vedere Totti trattato in questo modo.

Il nostro calcio, purtroppo, vive e ha vissuto di tali episodi. Da Paolo Maldini fischiato dalla curva rossonera nel giorno della sua ultima partita, ad Alessandro Del Piero trattato a "pesci in faccia" dalla sua Juventus, fino agli insulti ignobili della curva nord nerazzurra nei confronti di Ronaldo: colpevole di aver saltato la sponda del Naviglio e aver indossato la maglia dei cugini. Il calcio dimentica, tritura e come spesso accade getta nella spazzatura ricordi che dovrebbero rimanere indelebili nella memoria di ognuno di noi. Esattamente come ha fatto, senza pensarci troppo e probabilmente con poco stile, il tecnico della Roma Luciano Spalletti. Il tutto, tra l'altro, a pochi giorni dal compleanno di Roberto Baggio: icona proprio di quel calcio che vorremmo vedere ancora ma che, purtroppo, non esiste più.

Uno come Francesco Totti non merita un simile trattamento. A urlarlo in faccia a Spalletti è quella parte di Roma che continua ad avere memoria storica. Quella che ha visto il club sprofondare dopo l'era Liedholm e rinascere tra decine di allenatori cambiati e un unico giocatore sempre in prima linea: Totti, appunto. A scriverlo siamo anche noi che, del calcio fatto di passione, emozioni e giocatori amati in maniera trasversale da tutti, ci sentiamo portatori sani e testimoni attenti. Noi che, anche se non siamo romanisti, la figurina del "Pupone" l'abbiamo sempre portata nel nostro portafoglio e mai scambiata con altri doppioni. No, la storia di Francesco Totti non può finire così. Se ci fosse una dirigenza all'altezza, con un presidente italiano e presente, probabilmente ci sarebbe un altro epilogo. Ma questo è un altro calcio, un calcio che si guarda da casa e si guida da "remoto": proprio come fa James Pallotta. Ci fosse stato Franco Sensi, tutto sarebbe stato diverso…anche davanti ai 40 anni di Totti e al suo triste e inevitabile tramonto.

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