Da Baresi a Zaza, torna l’incubo rigori per l’Italia del calcio

Arrivederci Conte, arrivederci Italia. E' stato bello finche è durato: almeno fino all'assurdo penalty di Zaza e all'errore "fantozziano" di Pellè. Quei calci di rigore che nel 2006 ci hanno fatto esplodere di gioia, questa volta ci hanno regalato solo lacrime. "E' una lotteria", dicono tutti. In realtà, pare una tortura per tutti: tifosi e giocatori, che arrivano sul dischetto dopo 120 minuti di grande battaglia. La stanchezza, spesso e volentieri, è decisiva in queste situazioni. Nel 1990, durante l'emozionante semifinale mondiale di Napoli, sbagliarono Serena e Donadoni. Quattro anni più tardi, furono invece Baresi, Massaro e Baggio a farsi stregare da Taffarel durante la serie dal dischetto che decise il mondiale americano. Che la Francia non ci portasse bene, lo avremmo dovuto capire già nel luglio 1998: estate passata alla storia per l'errore di Albertini e la traversa di Di Biagio, nella semifinale di Coppa del Mondo contro la Francia.
Quel rigore di Francesco Totti
Bordeaux, come Pasadena dunque. Ma anche provincia di Napoli, Saint-Denis e infine Vienna, ultima città a punire gli Azzurri dagli undici metri, nel quarto di finale contro la Spagna: di lì a poco formazione campione d'Europa. La nostra storia con i calci di rigore, però, non è stata sempre negativa. L'indimenticabile notte di Berlino, con la serie di penalty più importante della storia del calcio italiano, è nata anch'essa da un momento fondamentale di quel Mondiale: il rigore segnato da Totti, al 95esimo e contro l'Australia, durante un ottavo di finale molto sofferto e giocato dai ragazzi di Lippi al di sotto delle loro capacità. Una rete che ci spalancò le porte della finale di Berlino conquistata grazie anche al famoso 2-0 rifilato a domicilio ai tedeschi: uno smacco che Schweinsteiger e compagni hanno parzialmente riscattato a Bordeaux.