Da André Silva a Schick: i flop di mercato del 2017 ad oggi
Guardando a ciò che è successo in questo 2017 che sta per volgere al termine nel calcio di casa nostra sicuramente un posto di rilievo lo occupa il calciomercato molto movimentato. Tanti infatti i trasferimenti che hanno animato sia la sessione invernale dello scorso campionato che quella estiva che ha puntellato le varie rose per l’attuale stagione.
Tra questi ci sono stati dei grandi “affari” ma anche alcuni flop: tralasciando quei calciatori in prestito per i quali non è previsto un obbligo di riscatto (come per esempio Howedes della Juventus o Nani della Lazio) quelli che non praticamente mai giocato causa lunghi infortuni (come Conti al Milan), ecco quali sono stati i peggiori acquisti di queste due sessioni di mercato del 2017 in relazione ai soldi spesi per il suo cartellino e al rendimento dei calciatori con il nuovo club valutato attraverso la media voto della Gazzetta dello Sport relativa alle gare giocate in Serie A con la nuova maglia.
André Silva: il gol in Serie A è un tabù
In estate era considerato uno dei fiori all’occhiello della faraonica campagna acquisti del nuovo Milan di proprietà cinese e invece, se pur il suo rendimento in Europa League non è sia stato così disastroso, André Silva non ha ancora convinto nessuno. In campionato infatti dopo 10 presenze non è ancora riuscito a trovare la via della rete e nemmeno a servire un assist vincente per i compagni, facendo fin qui registrare una media voto pari a 5,5. Non era certo questo il rendimento che Fassone e Mirabelli si attendevano dal 21enne portoghese quando hanno deciso di versare 38 milioni di euro nelle casse del Porto per assicurarsi il centravanti lusitano.
Niang più croce che delizia del Toro di Sinisa
È stato il colpo dell'ultimo giorno di mercato della sessione estiva, è arrivato al Torino con grandi aspettative dal Milan voluto fortemente dal tecnico granata Sinisa Mihajlovic, ma fin qui il rendimento in maglia granata di M’Baye Niang ha deluso tutti. Doveva essere l'uomo che avrebbe permesso al Toro di schierarsi con il più offensivo 4-2-3-1 e invece è stato proprio il suo mediocre rendimento a far ricredere il serbo e farlo propendere per un più "equilibrato" 4-3-3. Per il francese infatti in questo campionato sono 12 le presenze in stagione con un gol, un assist e una media voto di 5,5. Un rendimento non all'altezza dei 15 milioni di euro che il Toro, tra prestito oneroso e obbligo di riscatto, si è impegnato a pagare al Milan per il suo cartellino.
Kalinic: che Diavolo succede?
Ovviamente per un attaccante come Nikola Kalinic il gioco prodotto dal resto dei compagni è fondamentale per rendere al meglio, e sicuramente, il non ottimo inizio di stagione del Milan non lo ha favorito, ma da un attaccante che sia a Firenze che con la Nazionale croata ha sempre dimostrato di essere un ottimo centravanti era lecito attendersi certamente di più. Il 29enne arrivato in estate in rossonero dalla Fiorentina sulla base di un prestito con obbligo di riscatto a 25 milioni di euro (la formula 5+20) invece nelle 18 presenze stagionali con la maglia del Diavolo ha fin qui messo a referto solo 4 reti, 3 assist e una media voto in Serie A da 5,57.
Defrel: delusione giallorossa
Ha seguito Eusebio Di Francesco dal Sassuolo alla Roma che con il suo arrivo pensava di aver risolto il problema in attacco dopo la partenza di Mohamed Salah. Gregoire Defrel doveva infatti essere il jolly offensivo in grado di ricoprire con grande affidabilità sia il ruolo di esterno che quello di vice-Dzeko nel tridente giallorosso. Per questo il club capitolino ha deciso di investire 20 milioni di euro (tra prestito oneroso e obbligo di riscatto) per portare a Trigoria il 26enne francese. Un investimento che alla luce del rendimento attuale (nessun gol e nessun assist in 10 presenze e una media voto in campionato pari a 5,58) di certo non può essere considerato un “affare”.
La Roma è poco Schick: 42 milioni per 221 minuti in stagione
È stato sicuramente uno dei colpi che ha maggiormente infiammato l’ultima sessione estiva ma ancora, causa anche problemi fisici, dopo quasi 5 mesi non ha ancora convinto. Quando la Roma ha acquistato il ceco Patrik Schick dalla Sampdoria mettendo fine alla più ingarbugliata telenovela dell’intera sessione di mercato tutti si aspettavano che l’attaccante classe ’96 potesse essere fin da subito decisivo per la compagine guidata da Eusebio Di Francesco. Un convincimento figlio del fatto che i giallorossi per accaparrarselo hanno messo sul piatto, con una articolata formula di pagamento pluriennale, ben 42 milioni di euro.
Tra ritardo di preparazione, un infortunio alla coscia prima e altri problemi di natura muscolare poi, quello che è considerato uno degli attaccanti più promettenti d’Europa ha fin qui giocato pochissimo con la maglia della Roma: per lui appena 221 minuti diluiti in 5 presenze (tutte in Serie A), nessun gol, nessun assist e una media voto di 5,62. Vero, è ancora presto per bollare come flop un ragazzo dalle indubbie qualità che deve ancora compiere 22 anni (lo farà a gennaio), ma considerando quanto la società giallorossa ha investito su di lui di certo non si può essere contenti del modo in cui è cominciata la sua avventura nella Capitale.
Il flop d’inverno del 2017: Pavoletti
Se Maurizio Sarri è senza dubbio tra i migliori tecnici della Serie A e, probabilmente, d’Europa, qualche difetto lo ha anche lui. Infatti, se è vero che riuscito a valorizzare al massimo molti calciatori è vero anche che ha “dilapidato” alcuni patrimoni della società del presidente Aurelio De Laurentiis mettendo quasi ai margini della squadra alcuni giocatori sui quali il club aveva investito parecchie risorse economiche. È il caso di Leonardo Pavoletti, attaccante arrivato a Napoli per sostituire l’infortunato Arkadiusz Milik lo scorso gennaio dal Genoa per 18 milioni di euro. Causa problemi fisici e una evidente difficoltà ad inserirsi nei meccanismi della formazione partenopea, l’avventura sotto al Vesuvio del centravanti 28enne è durata solamente 6 mesi con soli 289 minuti giocati, nessun gol, nessun assist e una minusvalenza da circa 6 milioni da mettere in bilancio.