Cristiano Ronaldo: “Vivere e giocare in America. Sì, ci penso”
"Andare a giocare in America? Sì, è una possibilità che valuto". Le parole in epigrafe sono di Cristiano Ronaldo. Una frase lasciata galleggiare nell'intervista concessa alla rivista a stelle e strisce FHM. Chissà quanto c'è di vero in quell'affermazione: solo un modo per compiacere la controparte e tenere una porta aperta per il futuro oppure CR7 sta meditando davvero l'addio al Real Madrid? In Inghilterra sono convinti che la separazione possa avvenire anche prima del 2018, data della scadenza naturale del contratto, e avanzano perfino l'ipotesi che il Manchester United (il club dove è iniziato il mito del campione allevato da Ferguson) sia pronto a lanciare la scalata al portoghese.
Già, perché la stella dei blancos non è un calciatore come altri e non è solo questione di tecnica/classe ma di affari, un giro incredibile di soldi che ruota intorno a uno degli atleti più noti sul palcoscenico internazionale. Pazzesco immaginare quanto possa costare l'azienda Ronaldo, somme da ‘mille e una notte' se è vero che in cima alla lista delle preferenze dello sceicco del Psg concedersi l'ingaggio dell'asso lusitano è considerato un lusso possibile. Magari dopo aver salutato Ibra con una stretta di mano, quando a giugno l'accordo con lo svedese arriverà a compimento.
"Sto pensando di andare a giocare negli Usa – ha confermato Cristiano Ronaldo -. Ho sempre detto che vivere e giocare lì è una possibilità che tengo in considerazione". Addirittura ha già trovato casa… ovvero, un loft lussuso nella Trump Tower nel cuore della Grande Mela. Investimento che per molti ha rappresentato quasi un segnale rispetto alle intenzioni future del campione. Cosa farà adesso Florentino Perez? Il presidente del Real lo fermerà ancora nella pancia dello stadio e gli dirà ‘ti devo parlare?' "Andare via da Madrid? Perché no?", disse il portoghese alla rivista tedesca ‘Kicker'. Come preparare il terreno. La valigia, quella di un lungo viaggio, è già (quasi) pronta sul letto.
La Mls meta dei campioni europei
L'Europa in cui ha vinto tutto e l'America che, complice l'aumento di visibilità del ‘soccer' e degli sponsor, prova ad attrarre campioni dall'altra parte del mondo: Gerrard, Lampard, Pirlo di recente; Henry e Beckham in passato. La strategia di crescita della Major League passa anche attraverso questi escamotage. Lo stesso Ibrahimovic, a 34 anni, nonostante le sirene che arrivano dai campionati del ‘vecchio continente' (Milan su tutti), sembra prendere in considerazione l'avventura nel torneo statunitense, una sorta di appendice della carriera che gli ha riservato grandi soddisfazioni a livello personale (come calciatore in grado, quasi da solo, di farti vincere un campionato) ma anche l'amarezza d'essere arrivato a un passo dalla grandezza (la Champions) e non averla nemmeno sfiorata.