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Crisi Inter, quando San Siro si trasforma in nemico: 5 mesi senza vittorie

La sconfitta contro il Parma ha aperto la crisi Inter. A San Siro i nerazzurri non vincono dallo scorso aprile, contro il Cagliari. Da allora, la Juventus, il Sassuolo e i ducali hanno conquistato il bottino pieno. Il Torino ha strappato un pari in rimonta. E martedì ci sarà il Tottenham. Tutti colpevoli, tranne uno: Spalletti.
A cura di Alessio Pediglieri
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L'Inter è in crisi. Dopo solo 4 giornate di campionato, proprio a ridosso del ritorno in Champions League dove affronterà il Tottenham. Un periodo nero, difficile, l'ennesimo. Un blocco mentale che ha colpito il gruppo in modo quasi inspiegabile. Luciano Spalletti lo aveva sottolineato dopo il pari con il Torino  a San Siro alla seconda giornata, non trovando il motivo di un calo psicologico così evidente.

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La realtà? L'Inter vale il neopromosso Parma

Poi la reazione di Bologna, prima della sosta, che ha dato la sensazione che la linea di Spalletti avesse dato effetto, puntando sull'autostima, l'orgoglio, il senso del dovere nei confronti della maglia. Infine il crollo col Parma che a San Siro è arrivato per difendersi e non prenderle ed è uscito a testa alta, con la sua prima vittoria stagionale, agganciando l'Inter in classifica. La stessa Inter che ha già due sconfitte sulle spalle.

4 punti in 4 gare, il problema c'è e si vede

Sono arrivati 4 punti in altrettante gare, tanto gioco, corsa, possesso, fraseggi, poco o nulla di concreto. Sembravano esserci altri presupposti, altre prospettive, con gli arrivi di giocatori di qualità e di carisma. Nulla: la squadra si è sciolta a livello mentale, andando in confusione in un black out totale che sta mettendo in discussione tutto il lavoro svolto fino ad oggi.

Primo problema

Non si vince più a San Siro

Il primo problema evidente è dove sono arrivate le sberle più forti, a San Siro, in casa di fronte al proprio pubblico. E' il primo cortocircuito di difficile spiegazione. L'Inter può vantare da sempre il record di presenze di tifosi sugli spalti, ogni stagione San Siro risulta esaurito in tribuna. Anche con il Parma c'erano quasi 60 mila paganti e in occasione del ritorno in Champions c'è il sold-out.

5 mesi senza vittorie e ora il Tottenham

Ma San Siro si sta rovelando la ‘tomba' nerazzurra. Non si vince dalla scorsa stagione e precisamente dal successo per 4-0 contro il Cagliari del 17 aprile 2018. Era un martedì e martedì 18 settembre a San Siro l'Inter debutterà in Champions League contro il Tottenham. Saranno cinque mesi esatti dall'ultimo successo casalingo. E' vero, di mezzo ci sono stati i mesi estivi ma anche le scoppole con la Juventus (2-3), con il Sassuolo (1-2), il pareggio con il Torino (2-2) e infine l'umiliazione col Parma (0-1).

Secondo problema

Il blocco mentale dei giocatori

Secondo aspetto: c'è un problema psicologico evidente. A San Siro Spalletti contava sulla formazione migliore, ha potuto permettersi anche un Icardi in panchina reduce dalla trasferta con l'Argentina. Tutti titolari, in ogni ruolo del campo. Eppure è andata in scena una gara del ‘vorrei ma non posso', oltre 20 tiri nella porta del Parma, nessun gol. Quattro solo quelli subiti, una rete presa.

Il black-out, la crisi psicologica

Si potrebbe indicare la mala sorte, ma non è così: se sbagli sotto porta  – e contro il Parma è capitato a tutti – significa che manchi di concentrazione. E' una questione mentale. Prima – sullo 0-0 – vedendo il predominio sul campo, ritieni che tutto sia facile, che il gol prima o poi arriverà. Poi – in svantaggio – vieni preso dall'ansia e dalla paura, creando ancor più confusione di prima.

Salviamo il soldato Spalletti

Un tecnico senza colpe

Il risultato è che tra tutti, colui che ha meno colpe risulta essere l'allenatore: Luciano Spalletti non ha sbagliato la formazione. Icardi era reduce da una trasferta lunga e faticosa, non era al cento per cento della condizione fisica, è stato inserito solo nella ripresa. A centrocampo e in difesa tutti i migliori erano al loro posto. Ed è a loro che bisogna imputare le colpe. Ed è d loro che ci si deve attendere in Europa il pronto riscatto. Tutto il resto sono inutili chiacchiere.

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