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Crisi Inter, Mancini: “Giocatori? No, la colpa è dei dirigenti”

L’ex tecnico dei nerazzurri legge la sconfitta di Crotone come il frutto di una dirigenza che sta sbagliando la gestione del club. E ritorna sul suo amaro addio: “C’era confusione totale, nessuno sapeva cosa doveva fare. Ho sofferto quando ho deciso di andare via, volevo rivincere laddove avevo già conquistato trofei importanti”
A cura di Alessio Pediglieri
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Roberto Mancini non ci sta a veder la ‘sua' Inter soccombere sul campo del piccolo Crotone. Dopo la scoppola rimediata in casa da parte della Sampdoria, la squadra nerazzurra è uscita a pezzi dal match contro la neopromossa gettando al vento le ultime speranze di potersi giocare tranquillamente un posto nella prossima Champions League. Per l'ex tecnico dell'Inter la colpa principale non è di chi è sceso in campo a giocare ma di chi sta organizzando questi mesi all'interno della società, forse dando per scontato dell'approdo in Europa e pensando più a progettare l'anno che verrà piuttosto che concludere quello attuale in modo dignitoso.

Crisi nerazzurra – Anche Matrix Materazzi lo ha detto via social: "Si vince e si perde tutti insieme" sottolineando come le esternazioni di Piero Ausilio nel dopo match di Crotone in cui accusava i giocatori di essere stati poco professionali, era da considerarsi un errore di concetto grave, da parte di chi gestisce dirigenza e gruppo. Lo stesso pensiero che ha espresso anche  Roberto Mancini, ex storico tecnico dell'Inter che ha guidato i nerazzurri nell'epoca dell'immediato post Calciopoli e poi è tornato, con meno successo un paio di stagioni fa finendo anzitempo il suo mandato.

Le accuse alla dirigenza – Per l'allenatore jesino in discussione non c'è la rosa, a livelli importanti sia di Serie A che d'Europa, ma la dirigenza che non è riuscita a dare la giusta importanza al momento cruciale dell'anno, dove distrazioni o altro possono compromettere quanto di positivo fatto fino ad oggi dal tecnico Pioli: "Le critiche ci stanno ma bisogna vedere di chi parliamo. La squadra ha ottimi giocatori, non so se si può dire altrettanto dei dirigenti:  qualcuno c'è ma a volte, come è capitato a me, nel caos societario i dirigenti devono adattarsi alla situazione".

L'addio amaro – Frecciatine velenose di un recente passato negativo che ritorna nel momento in cui le cose non vanno bene. Come nell'ultimo periodo di Mancini, tra cambio di società, latitanza dei nuovi proprietari, confusione massima sui progetti da costruire: "Ero nel mezzo del caos che c'è stato tra luglio e agosto e non si capiva bene. Non ho deciso a cuor leggero di andare via, mi è dispiaciuto molto ma quando torni in un posto dove hai vinto speri di rivincere. Ovviamente ci vuole un po' di tempo ma l'intento era proprio quello"

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