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Crisi Inter, Gianfelice Facchetti: “E’ una squadra di morti in piedi senza orgoglio”

Il figlio del’ex stella e presidente nerazzurro Giacinto ha commentato le ultime sconfitte nerazzurre: “Serve chi spieghi cosa significhi questa maglia, come Oriali. L’etica però non si insegna, bisogna averla sempre. Come il rispetto verso i tifosi e la società”
A cura di Alessio Pediglieri
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Un'Inter da morti in piedi. Sono le dure parole di commento di Gianfelice Facchetti, figlio dell'ex presidente e stella nerazzurra Giacinto che così si riferisce ai giocatori in campo che non stanno onorando la propria professione prima ancora della società che rappresentano. Parole forti, di accusa precisa da parte di chi l'Inter l'ha vissuto da vicino, da sempre, e che oggi si sente profondamente offeso dalle prestazioni imbarazzanti di calciatori che non onorano maglia né tradizione.

L'ultima figuraccia – L'ultima sconfitta ha quasi il sapore della vergogna nuda e cruda: l'1-0 di Marassi contro il Genoa, in una partita mai giocata seriamente, con una espulsione nel finale e un rigore calciato malamente sembra essere stata la classica goccia che ha fatto traboccare un vaso già colmo di delusioni. Due punti nelle ultime cinque giornate, una classifica che poteva essere buona e che si sta trasformando in una novena di sofferenza per i tifosi interisti. Sfumata l'Europa League, ma questo è secondario: l'Inter ci sta rimettendo la faccia e l'orgoglio.

Morti che camminano – Gianfelice Facchetti, che oramai è lontano dalle cose nerazzurre interessandosi di tutt'altro, l'anima interusta l'ha da sempre e quando lo si coinvolge in argomenti come l'ultimo mese nerazzurro dove le sconfitte sono diventate un filo conduttore e le prestazioni sempre più imbarazzanti in campo una tristissima abitudine, il pensiero è semplice e grave: "L'etica del lavoro deve essere rispettata, sempre. I giocatori che scendono in campo sono dei professionisti che vengono strapagati per correre. Anche se non si lotta per lo scudetto devono dare tutto. In questo periodo preferisco andare in montagna invece che recarmi allo stadio per guardare un gruppo di morti in piedi".

Ben venga Oriali – Il concetto viene ribadito in una intervista a Radio Deejay: "Credo che le parole spettino a chi comanda, non servono altri commenti. Devono ricordare che ci vuole rispetto per i tifosi e per questa maglia storica. Manca qualcuno che spieghi cosa significhi il senso di appartenenza come ad esempio Lele Oriali. Il suo arrivo servirà ma non penso possa giustificare il crollo delle ultime settimane".

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