Cosa succede a Dybala? La metamorfosi negativa dopo il rigore sbagliato con l’Atalanta
Ricordate il Paulo Dybala straripante che nella prima parte di stagione aveva incantato tutti con la maglia della Juventus scomodando addirittura qualche paragone azzardato con un suo illustre connazionale? Ecco, appunto, ormai sembra essere solo un ricordo perché da oltre 2 mesi a questa parte il rendimento del numero 10 bianconero ha subito una notevole flessione sotto tutti i punti di vista come confermato anche nell’ultima gara di Champions League contro l’Olympiakos nella quale non ha fornito di certo una grande prestazione.
Le due facce di Dybala
Infatti, possiamo dire che in questo primo scorcio di stagione abbiamo visto due Paulo Dybala molto differenti tra loro: quello trascinatore in campo, leader tecnico in grado di decidere da solo le partite, finalizzatore impeccabile sia su calcio piazzato che in movimento, tuttocampista e catalizzatore di qualsiasi azione offensiva bianconera visto prima dell’errore dal dischetto nei minuti finali della gara di Bergamo contro l’Atalanta; quello poco convinto che sparisce per larghi tratti dei match, senza grande determinazione, che fatica a saltare il diretto avversario e che non riesce più a trovare la porta avversaria, che riesce raramente a smarcarsi tra le linee per permettere ai compagni di servirlo e che per giunta fa qualche "capriccio" di troppo quando viene sostituito, visto invece dopo quel rigore paratogli da Berisha allo Stadio Atleti Azzurri d’Italia.
Berisha dà il via alla ‘crisi’
È infatti quell’episodio del match contro la Dea (seguito poi nel turno successivo dall’errore dal dischetto con la Lazio ancora più decisivo) che ha fatto da spartiacque tra le due facce di Dybala e a dirlo sono i numeri. Partiamo da quelle più evidenti cioè i gol realizzati: 12 in 9 gare giocate tra Supercoppa Italiana, campionato e Champions League prima del 1° ottobre, 2 in 12 partite ufficiali (14 se contiamo le due presenze in Nazionale argentina) dopo quel calcio di rigore fallito.
Dal confronto con Neymar a comprimario in soli due mesi
Ma il calo non riguarda solamente la fase realizzativa ma anche le prestazioni offerte in campo dalla Joya: infatti se prima della gara con l’Atalanta il suo rating medio (calcolato dal portale specializzato WhoScored) era di 8,31 che lo metteva al secondo posto alle spalle del solo Neymar tra tutti i calciatori che giocano nel Vecchio Continente per livello di performance offerte in campo, dopo l’incontro contro la Dea tutto è cambiato, tant’è che il suo rating medio nelle 12 partite successive giocate con la maglia della Juventus è stato di 7,33, vale a dire quasi un punto in meno rispetto a quanto fatto in avvio di stagione.
Stessi palloni toccati, meno qualità e movimento
Ma a che cosa è dovuto questo evidente cambiamento nelle performance della Joya? È solo una questione di condizione fisica e di ripercussioni psicologiche dopo i due errori consecutivi dal dischetto o ci sono anche altre motivazioni dietro all’involuzione nelle prestazioni dell’attaccante argentino? Dare una risposta a ciò non è proprio cosa semplice, ma analizzando una per una le gare giocate in questa stagione dal 10 bianconero ci si accorge come prima della gara dell’Atalanta venisse cercato allo stesso modo dai compagni (media di 69 tocchi per ogni 90 minuti giocati) ma occupasse più zone del campo, mentre dopo il rigore sbagliato con gli orobici i palloni toccati sono rimasti praticamente gli stessi (69,13 per ogni 90 minuti giocati) ma le zone di campo da lui occupate durante le gare sono state sempre meno.
Poca ‘Joya’ al tiro
E allora come si spiega il fatto che i tiri effettuati verso la porta avversaria siano diminuiti sensibilmente così come la precisione nelle conclusioni (basti pensare che dei 46 tiri con cui l’argentino ha centrato lo specchio della porta in questo campionato ben 30 sono precedenti al rigore sbagliato con l’Atalanta)? Probabilmente a fare la differenza in questo caso è una condizione fisica peggiore che lo porta ad essere meno lucido nei 20 metri finali nonostante corra di meno rispetto a quanto fatto nelle prime apparizioni stagionali.
Più assist ma meno occasioni gol create
Unico dato positivo di questo repentino cambiamento nelle prestazioni di Paulo Dybala riguarda le assistenze dato che dopo il 1° ottobre sono aumentati sia i passaggi fatti verso gli altri attaccanti bianconeri, sia gli assist forniti per le realizzazioni dei compagni anche se le chance da gol create a partita sono comunque diminuite (1,87 per match prima del rigore sbagliato contro 1,75 a gara dopo il match con l’Atalanta). Non c’è dubbio dunque che l’argentino abbia avuto un’involuzione dal punto di vista delle prestazioni in campo, così come non c’è dubbio sul fatto che la Juventus per ambire a tutti i traguardi importanti che si è imposta deve ritrovare il miglior Dybala, cioè quello che negli ultimi 70 giorni si è visto raramente.