Coppa Italia: Alessandria come Calais, West Bromwich e Guingamp

Le favole di Alessandria e Spezia (ma anche il Carpi non scherza) sono una piacevole novità nel panorama calcistico italiano: soprattutto nella Coppa nazionale, la cui formula prevede quasi sempre le stesse sfide già dai quarti di finale. Colpa dell'ingresso agli ottavi delle prime otto classificate nella passata stagione, che non possono incrociarsi: e così ne nascono "classiche" come Napoli-Inter, che si affrontano ai quarti praticamente in tutte le edizioni. Da quando la Coppa Italia ha introdotto questa formula, che prevede gare secche (stagione 2008/2009), solo in tre occasioni Napoli ed Inter non si sono potute incrociare ai quarti di finale: e se in alcuni casi non è avvenuto, è solo perché una delle due era stata eliminata agli ottavi.
Ecco perché l'incrocio tra Spezia ed Alessandria, così come quello del Carpi con la vincente di Sampdoria-Milan, ha aperto scenari interessantissimi con i piemontesi in semifinale contro i rossoneri. E poco importa se le "grandi" Juventus, Inter e Napoli si affronteranno tutte prime della finale: per le piccole l'occasione di scrivere la storia è davvero troppo ghiotta, anche perché rara nel nostro calcio. (aggiornamento del 18 gennaio)
Quei precedenti di Palermo, Atalanta e Siena
Piccole che fanno la voce grossa: l'ultima volta era accaduto con il Siena, che però militava in Serie A. Era la stagione 2011/2012 quando i toscani fecero fuori Torino (1-0), Cagliari (1-2) e Palermo (4-4 in campo, 0-3 ai rigori), prima di arrivare in semifinale. C'era il Napoli, ma all'andata i senesi si imposero comunque per 2-1 su una squadra azzurra piena di seconde linee: un risultato che non bastò, perché al San Paolo il Napoli fece 2-0 e volò in finale, dove poi vinse sulla Juventus. Ma i toscani furono l'unica squadra a battere gli azzurri, che vinsero tutte le altre gare della competizione. Tempo dietro, c'erano state due finalissime del Palermo quando però militava in B: nella stagione 1973/1974 perse ai rigori contro il Bologna, dopo aver fatto fuori Fiorentina, Bari, Verona, Perugia, Juventus, Lazio e Cesena; nel 1978/1979 aveva invece eliminato di nuovo la Lazio e perfino il Napoli in semifinale, espugnando il San Paolo, ma in finale contro la Juve perse 2-1 ai supplementari, dopo essere stato in vantaggio fino a sei minuti dalla fine. L'Atalanta, invece, fu l'unica squadra di B italiana a volare in Europa, quando nel 1986/1987 perse la finale contro il Napoli: gli azzurri, già campioni d'Italia, andarono in Coppa dei Campioni, e gli orobici (che retrocessero contemporaneamente dalla Serie A), andarono in Coppa delle Coppe dalla Serie B. Proprio gli Azzurri, però, sono stati l'unica squadra a vincere il trofeo in Serie B, accoppiandolo alla promozione: erano gli anni '60.
All'estero il miracolo Calais e le imprese inglesi
Tutt'altra storia nelle coppe nazionali straniere: l'impresa "storica" fu quella del Tottenham che, nel 1901, vinse il trofeo pur militando in quarta serie. Ma erano i tempi "eroici" del calcio, anche perché fu dal 1907 che non si vedevano tre squadre di serie inferiore arrivare almeno in semifinale: bisognò aspettare fino al 2008, quando si presentarono West Bromwich, Cardiff e Barnsley, anche se poi il titolo andò all'unica squadra di Premier ancora in corsa, il Portsmouth. Ma nel 1980 la F.A. Cup la vinse il West Ham, che all'epoca giocava in Southern League (quinta serie dilettantistica), che batté il più titolato Arsenal. In Francia, nel 2009, toccò al Guingamp, che militava nella seconda serie francese, vincere il titolo contro il Rennes: fatto storico, visto che si trattava anche di due formazioni provenienti dalla Bretagna.
La favola più bella, però, resta quella del Calais a cavallo del Millennio: squadra dilettantistica nel vero senso della parola, calciatori di sera e lavoratori di notte. Si partì da lontanissimo: prima le sfide contro squadre dello stesso livello, partendo dal Campagne-les-Hesnid, travolto 10-0. Era una squadra che militava in un campionato addirittura provinciale, e dunque fu un risultato prevedibile: così come quelli contro squadre dello stesso calibro come Saint-Nicolas-Des-Arras (3-1), Marly-les-Valenciennes (1-0) e Bethun (1-0). L'ultimo ostacolo prima della fase nazionale fu il Dunkerque, che giocava nel suo stesso campionato, e finì 4-0. Nella fase nazionale, nessuno poteva prevedere cosa avrebbe combinato il Calais: sono gli albori del 2000 quando il sorteggio gli fa pescare il Lilla, squadra della serie B francese. Finirà 1-1, ed il Calais vince ai rigori, sebbene siano soltanto i 32esimi di finale. Nel turno successivo arriva un'altra matricola: il Langon-Castet, e per il Calais è vittoria comoda per 3-0. Si va agli ottavi, contro il Cannes (serie B francese): il Calais va sotto ma poi trova il pari con Christophe Hogard, che fa l'animatore turistico, al minuto 88. Si va ai rigori, dove Cédric Schille, che di giorno fa il commesso, ne para due: e si vola ai quarti.
C'è lo Strasburgo, formazione di massima serie: sei minuti, ed il Calais va sotto. Poi però rimonta: ancora Hogard e poi Jocelyn Merlen, professione magazziniere, per il 2-1 che vale le semifinali. Arriva il Bordeaux, formazione che a quei tempi dettava legge: ci gioca mezza Francia, ci sono Dugarry e Micoud, per citarne due. Ma non bastano: dopo lo 0-0 dei 90 minuti si va ai supplementari, dove la sblocca Cédric Jandau, umile impiegato. Laslandes, nazionale francese, trova il punto del pari, ma poi il Calais chiude i conti con Mathieu Millien, maestro di scuola e neanche titolare della squadra, prima e Mickaël Gérard, anche lui magazziniere, dopo. Tre a uno, si va alla finalissima di Saint-Denis: c'è il Nantes, corazzata e detentore del trofeo: il Calais la sblocca con Jérôme Dutitre, altro impiegato, poi una doppietta di Sibierski spezza i sogni della piccola squadra di provincia. Amarissimo, perché il 2-1 arriva al 90′ e su un rigore molto dubbio. Mickaël Landreau, capitano del Nantes, a fine gara afferra Réginald Becque, capitano del Calais, e lo invita a sollevare la coppa insieme a lui. La favola finisce senza il lieto fine, ma alla fine la Francia e l'intera città di Calais, 70mila abitanti, abbracciano i loro eroi.
