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Contuso, felice e col dente spezzato: così Lenglet ha fermato Salah

Scherzi a parte, Lenglet ha spiegato quanto sia stato difficile confrontarsi con l’attaccante egiziano e come sia riuscito a fermarlo nonostante si trovasse di fronte uno dei calciatori più temibili per tecnica e velocità. “Ho perso parte di un dente ma non è niente di grave. Non mi dispiace continuare a romperli ancora se questo significa che continuiamo a vincere…”
A cura di Maurizio De Santis
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Un dente rotto vale bene una (quasi) finale di Champions League. Clément Lenglet sorride per la battuta e gongola anche se il muso gli fa un po' male. Il difensore del Barcellona, che aveva il compito ingrato di marcare Salah, ci ha messo la faccia in tutti i sensi. Come lo marchi un avversario che, se ti sfugge, lo ritrovi in porta e ti fa anche gol? Gli tieni il fiato sul collo, chiudi gli spazi, lo contrasti con le buone e con le cattive maniere… fa niente se esci dal campo sfinito e acciaccato. Al 23enne calciatore francese è capitato anche questo: scontrarsi con Sergi Roberto nella foga di bloccare la punta dei Reds.

Nello spogliatoio è tornato confuso e felice oppure contuso e felice (parafrasando Carmen Consoli). Ed è stato lui stesso a raccontare cosa è successo. Lo ha fatto con un pizzico di ironia, contento per una vittoria schiacciante che ha consegnato ai blaugrana un vantaggio netto in vista del ritorno ad Anfield Road.

Ho perso parte di un dente ma non è niente di grave – ha rivelato Lenglet nell'intervista a Radio Monte Carlo -. Non mi dispiace continuare a romperli ancora se questo significa che continuiamo a vincere…

Scherzi a parte, Lenglet ha spiegato quanto sia stato difficile confrontarsi con l'attaccante egiziano e come sia riuscito a fermarlo nonostante si trovasse di fronte uno dei calciatori più temibili per tecnica e velocità.

E' stato difficile perché dovevo adattarmi alla distanza giusta per marcarlo bene – ha aggiunto Lenglet. A un calciatore come Salah non puoi dare spazio così che non arrivi in profondità e allo stesso tempo devi essere bravo a giocare d'anticipo. Mi ci sono voluti una ventina di minuti per adattarmi a lui e capire qual era il modo migliore per affrontarlo. Non da solo ma anche grazie al raddoppio dei compagni squadra.

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