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Conte: “Juve di nuovo vincente. Mai pensato di lasciare”

Il tecnico bianconero aziona la sequenza videoclip e ricorda i momenti belli e brutti di un’annata vissuta pericolosamente.
A cura di Maurizio De Santis
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conte tornato a palermo

La sequenza videoclip scorre davanti agli occhi, il rewind dei ricordi regala un viaggio di andata e ritorno nel tempo. Lo scudetto dei record e la Supercoppa, la rabbia per la squalifica e l’orgoglio del ritorno in panchina, la Champions e il titolo di campione d’inverno che vale mezzo scudetto cucito sulla maglia. Le discese ardite e le risalite, emozioni forti che Antonio Conte, tecnico della Juventus campione d’Italia, tira fuori un po’ alla volta.

L'immagine del 2012 è il triplice fischio finale a Trieste, che sancisce la vittoria dello scudetto e l'abbraccio collettivo con i giocatori, con i dirigenti a festeggiare qualcosa di straordinario che abbiamo fatto quest'anno. La Juve è tornata a vincere perché ha iniziato un progetto.

Progetto che quel pasticciaccio brutto delle sentenze sul Calcioscommesse ha rischiato di mettere tutto a repentaglio.

Non ho mai pensato di lasciare, perché ho avuto sempre un appoggio incondizionato da parte del presidente, della famiglia, di John Elkann, del direttore e dei ragazzi in questa vicenda il presidente mi ha fatto sentire ancora più responsabile e partecipe in tante situazioni. Sono stati molto bravi, ma adesso sono contento di essere tornato alla normalità.

Nulla sarà mai come prima.

Non potrà mai tornare come prima niente, perché poi alla fine per adesso alcune cose sono rimaste tali e quali. Mi auguro che in futuro le cose possano migliorare per tutelare chi fa questo sport e lo fa in una determinata maniera.

Solidarietà a Grava e a Cannavaro.

Mi riferisco alla vicenda che sta coinvolgendo Cannavaro e Grava. Io sono vicino a questi ragazzi come sono vicino al Napoli. Bisogna punire chi vende le partite, non chi si rifiuta di farlo. Ho lavorato molto su di me. Ho cercato di trovare le cose costruttive nell'esperienza negativa. Ho lavorato su di me per cercare di diventare più forte e penso di esserlo diventato.

L’anno della maturazione.

Un allenatore deve essere allenatore in tutto. Non puoi essere solo bravo da un punto di vista tecnico tattico, solo motivazionale, solo psicologico, solo gestionale, nei rapporti con la società e con i media. Devi eccellere in tutto e, quindi, devi studiare. Da quando faccio l'allenatore è un continuo studio. L'anno scorso sono arrivato alla Juve con la voglia di fare il 4-2-4. Il problema era che non c'erano i giocatori adatti a fare quel tipo di gioco. In più avevo in rosa giocatori imprescindibili come Vidal, Pirlo e Marchisio, che poteva fare la mezzala e, quindi, il nostro reparto più forte era il centrocampo. Nel percorso mi sono accorto di avere tre giocatori come Chiellini, Bonucci e Barzagli che in certe situazioni eccellevano. Da qui la trasformazione in 3-5-2 o 3-3-4

Il periodo della consacrazione.

In questo inizio di stagione è proseguito il lavoro iniziato l'anno scorso e penso che abbiamo messo delle ottime fondamenta. Abbiamo voglia di stupire. Ho la fortuna di avere calciatori speciali. Avendo loro non ho paura di niente ed è giusto coltivare il sogno di ottenere il massimo da tutte le cose. Se saremo bravi ad arrivarci avremo fatto qualcosa di super straordinario.

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