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Come si gioca in Serie A: cosa dicono i dati su tiri, cross, gol fatti e attesi

Torna la Serie A dopo le nazionali, ecco la fotografia del nostro campionato. Non c’è un legame diretto fra i chilometri percorsi e i risultati ottenuti: non premia il dinamismo, chi corre di più non necessariamente vince. La Juventus è la squadra che tira di più e concede meno conclusioni agli avversari. Il Napoli, secondo per efficienza difensiva, segna più di quanto ci si potrebbe aspettare in base al modello Opta dei gol attesi. CR7 più di tutti si mette nelle condizioni di segnare, Piatek cecchino.
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Come si gioca in Serie A? I numeri raccontano di un’esigenza sempre forte di equilibrio nelle due fasi, e delineano un calcio in cui l’occupazione e il controllo degli spazi premia sul dinamismo e la corsa. Un calcio efficiente, in cui vince ci meglio si adatta alle condizioni.

Non è un calcio dinamico

Correre tanto non è, dunque, sinonimo di vittoria. Tre delle prime cinque squadre per chilometri percorsi in media a partita, infatti, si trovano nelle ultime posizioni in classifica: Cagliari (13mo), Bologna (16mo) e Chievo (20mo) che più di tutte testimonia come la qualità sia decisamente più rilevante della quantità quando si tratta di correre. Una discrasia che può contribuire a rinforzare l’immagine del calcio italiano come un modello in evoluzione, in cui il gioco di possesso sta iniziando a prendere piede ma è ancora la ricerca della verticalità il tema dominante delle squadre di vertice: lo dimostrano le posizioni elevate nella graduatoria dei chilometri percorsi dell’Atalanta e dell’Inter, due squadre che utilizzano, anche per la caratteristiche degli attaccanti, tutta l’ampiezza del campo per ribaltare il gioco in velocità.

D’altra parte, però, è anche vero che correre troppo poco non è preludio di vittoria, ma troppo spesso sinonimo di un atteggiamento troppo prudente e difensivo, limitato negli orizzonti al contenimento e alla distruzione del gioco avversario: l’eredità di una degenerazione molto comune dei principi del calcio all’italiana che in questa stagione, a giudicare dalla posizione delle squadre che corrono in media di meno, non sta garantendo grandi risultati.

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Interessante a questo proposito la presenza non solo di difensori centrali, che sarebbero i primi e più naturali indiziati, nell’elenco dei giocatori che in media percorrono meno chilometri a partita. Vedere in questa lista un attaccante come Santander, nel contesto di un Bologna che è invece nei primi posti della graduatoria per distanza media in stagione, illumina sulla difficoltà di Inzaghi di trovare la quadratura in grado di far convivere entrambe le caratteristiche. Allo stesso modo, una parte della poca continuità di gioco e risultati di Roma e Milan passano anche per il minore dinamismo di Calhanoglu e di El Sharaawy, che per il ruolo che occupano dovrebbero invece coprire più campo per consentire alla squadra di rimamere corta nelle due fasi e non concedere agli avversari buchi nei quali inserirsi per esaltare le transizioni.

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Conta la qualità dei tiri

I dati raccontano invece, e questo potrebbe apparire quasi pleonastico a un primo sguardo, di un rapporto più stretto al vertice della classifica tra le squadre che tirano di più e le posizioni in classifica. Da questo punto di vista, la Juventus completa una sorta di en plein: ha più conclusioni totali e in porta a partita, ed è anche la formazione che ne concede di meno agli avversari. Il Napoli, secondo nella graduatoria per tiri totali tentati e per quelli concessi ai rivali, non è altrettanto preciso sotto porta.

Il Milan, che pure ha il secondo monte ingaggi della serie A, non ha nemmeno numeri così disprezzabili: è terza dietro la Roma per tiri nello specchio a partita e solo quattro formazioni subiscono più conclusioni ogni 90’ (Atalanta e Torino oltre a Juve e Napoli). Eppure, la qualità in termini di punti non si rispecchia in questi dati.

L’Inter può sicuramente migliorare nell’efficienza offensiva e nella solidità difensiva, così come la Roma che subisce oltre 15 conclusioni di media, anche più dell’Udinese o della Spal: in questo distretto del gioco, è la sesta peggior difesa del campionato.

La graduatoria per tiri in porta a partita in A - Fonte Whoscored
La graduatoria per tiri in porta a partita in A – Fonte Whoscored

Gli attaccanti che tirano di più

Rimane evidente l’impatto in Italia di Cristiano Ronaldo, il recordman per conclusioni totali e nello specchio in media a partita. I top club sembrano concentrare la pericolosità offensiva prevalentemente in un attaccante solo: CR7 per la Juve, Insigne a Napoli, Icardi all’Inter. Vale anche per la Lazio, che ha in Immobile un riferimento offensivo cruciale, e per il Milan che però vede la porta più con Suso che con Higuain, spesso più prezioso con i tagli fuori linea.

Roma e Genoa restano le uniche due squadre con due giocatori fra i primi 10 per tiri in porta a partita: più rilevante lo scenario giallorosso con Dzeko e El Shaarawy, ma solo in quanto per i rossoblù, oltre a Piatek figura Favilli che ha giocato solo 90 minuti.

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Come si crossa

La quantità di cross è uno dei possibili indicatori della produzione offensiva. Solo Juventus e Inter superano quota 300, ed è evidente come nel caso della squadra di Spalletti la presenza di un centravanti d’area classico come Icardi comporti la necessità di orchestrare la manovra soprattutto in ampiezza e sfruttare i cross per esaltarlo. Sampdoria e Parma, con attaccanti più mobili e filosofie di gioco diverse, cercano invece altre strade per arrivare al gol.

Quello che emerge è la poca precisione che accomuna praticamente tutti e una non perfetta relazione fra il numero di cross e il numero di tiri di testa a partita.

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Gol fatti e gol attesi

L’agenzia Opta offre un indicatore dell’efficienza offensiva, gli expected goals, una stima delle reti che una squadra o un giocatore potrebbe segnare tenendo in considerazione quantità e qualità dei tiri, attraverso parametri come la distanza dalla porta o l’angolo di tiro.

La Juventus mostra un efficienza “sabauda”, segna 26 gol, uno in più di quelli attesi secondo il modello. Spicca invece l’efficienza più elevata rispetto alla teoria del Napoli e di squadre come il Sassuolo o il Genoa, e qui si sente particolarmente l’effetto Piatek. Anche il Milan ha realizzato più reti di quante il modello ne attenderebbe mentre Roma e Lazio evidenziano anche nella consistenza numerica del divario tra teoria e resa le contraddizioni da risolvere in questa stagione.

Rilevante, poi, anche come Spal o Udinese abbiano creato occasioni in misura e qualità tali che avrebbero dovuto portare 3-4 in più. L’inefficienza offensiva dei bianconeri, cui il modello assegna più expected goals della Sampdoria, è uno dei fattori che ha portato a risultati inferiori alle attese e all’esonero di Velazquez.

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Dei dieci migliori marcatori in Serie A, infine, solo Cristiano Ronaldo ha segnato meno rispetto agli expected goals: 8 rispetto ai 10 attesi. Ma la qualità della presenza offensiva del portoghese è fuori discussione, è l’unico che secondo l’indicatore Opta supera i 10 expected goals in tutto il campionato. Nessuno quanto CR7, dunque, si è messo nelle condizioni migliori per segnare con la sua stessa frequenza: merito anche, non c’è dubbio, di una squadra che interpreta le situazioni, di un’orchestra che ha mostrato di saper suonare spartiti anche molto diversi.

Non stupisce, alla luce del rendimento stagionale, che fra i dieci migliori marcatori, sia Piatek a mostrare il differenziale positivo maggiore tra gol segnati e attesi. Il polacco, però, non  va in gol da cinque partite anche se, dichiara al Corriere della Sera, “non esiste in Europa chi segna tutte le partite. Il Genoa è un grande club ma è più facile segnare giocando nella Juventus e nel Real Madrid”. Sogna di fare del Genoa un trampolino per un top club, verso la Champions League. L’impatto in questa Serie A sicuramente lo avvicina al traguardo.

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