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News su Napoli-Real Madrid, ottavi di Champions

Come si espugna il Bernabeu, 5 fattori psicologici a favore del Napoli a Madrid

Dall’incoscienza all’entusiasmo passando all’effetto Bernabeu, ecco alcune delle motivazioni che potrebbero giocare, valori delle squadre a parte, a favore del Napoli in Champions. Mercoledì sera si gioca l’andata degli ottavi di finale.
A cura di Salvatore Parente
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Per milioni di tifosi azzurri i secondi, le ore e i minuti che li separano dall'evento dell'anno, per alcuni, i più giovani, dall'evento della vita, sembrano non passare mai con la lancetta dell'orologio che a fatica sembra fare il suo ineluttabile dovere. Fra il toto formazione, la speranza, specie per le migliaia di partenopei che arriveranno a Madrid di trovare un biglietto, la preoccupazione per l'ostico avversario e i dubbi sugli infortunati del Real, molte saranno le imprevedibili componenti che potrebbero essere determinanti, in un senso o nell'altro nella sfida di mercoledì sera.

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Una di queste, senza dubbio, sarà per il Napoli quella psicologica al cospetto di un palcoscenico così imponente, storico ed importante. In questo contesto, vediamo le caratteristiche mentali che potrebbero favorire gli uomini di Sarri di fronte ai Galacticos del Real Madrid.

L’incoscienza della prima volta

Parafrasando uno dei più grandi romanzieri del ‘900 italiano Alberto Moravia che sosteneva nei Racconti Romani: “la coscienza è paura, l’incoscienza è coraggio”, il Napoli di Sarri avrà tutta per sé questa prerogativa al Bernabeu. Il sodalizio campano, infatti, disponendo di una rosa non proprio esperta in competizioni internazionali con solo pochi calciatori con un lungo chilometraggio Uefa (vedi Reina, Callejon, Hamsik, Albiol o Mertens) potrà sfuggire, in maniera consapevole, a ogni calcolo tentando di godersi al massimo un appuntamento storico, senza pressioni e patemi d’animo con la consapevolezza, dunque, di non aver davvero nulla da perdere. Un’incoscienza figlia dell’inesperienza ma anche di un sano e lucido realismo che dovrà, necessariamente per gli azzurri, significare coraggio, sfrontatezza, audacia e irriverenza per trasformare tutte queste condizioni, mentali of course, in eroismo finale.

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L’entusiasmo come arma impareggiabile

18 risultati utili consecutivi composti da 12 vittorie, 6 pareggi, 42 gol fatti e 17 subiti non possono, specie in una piazza come Napoli, non condurre all’euforia, all’esaltazione collettiva, in definitiva: all’entusiasmo. Questa, un’altra delle chiavi mentali indispensabili per la compagine campana che, davanti ai circa 81mila spettatori del Bernabeu, dovrà ricordarsi quanto di buono fatto negli ultimi 3 mesi mettendo in pratica i dettami tattici, le sinergie e le alchimie faticosamente costruite. Un entusiasmo come carburante fondamentale di una squadra che dovrà, per non farsi schiacciare da ambiente e contesto generale, fondare le proprie speranze sulle proprie certezze e su questo sentimento popolare che, domenica dopo domenica, ha galvanizzato un pubblico, quello napoletano, notoriamente caldo e appassionato. Entusiasmo che, anche qui, dovrà tramutarsi, inevitabilmente, in coraggio, forza e aggressività.

Mertens

‘Ciro' Mertens guida l’insurrezione azzurra

Agli allenatori, ai dirigenti e agli addetti ai lavori in generale, è cosa nota, non piace parlare di un singolo calciatore. Eppure, quel folletto belga, al secolo Dries Mertens che sta infiammando il San Paolo e guidando, da capopopolo, da “Masaniello del pallone” la rimonta azzurra verso le posizioni di testa della nostra Serie A non può non essere un’arma piscologica, prima ancora che tecnico-tattica, di straordinaria importanza per gli azzurri. Una risorsa che, in un recente passato, spingeva, subentrando dalla panchina, l’intera squadra con serpentine vincenti, finte stordenti, assist e gol decisivi e che oggi, dopo l’infortunio del polacco Milik, ha imparato i trucchi del mestiere del bomber calandosi, a suon di marcature (20 totali ed il tassametro corre), nel ruolo. Un ruolo da agitatore, da rivoluzionario, da giacobino del football che dovrà comandare la “presa di Madrid” e ristabilire un principio di equità calcistica dando lustro, di fronte ai notabili spagnoli, ai proletari partenopei, agli scugnizzi del Ciuccio, agli insorti, 2.0, del calcio…Masaniell è turnat!

La spinta dei 10mila, ‘Napoli mai solo'

Durante tempi tristi, bui e poco noti ai più, i tifosi partenopei nella provincia del calcio italiano, nelle due stagioni di C1 hanno dimostrato, a più riprese, il loro speciale e quasi unico sentimento di attaccamento alla maglia ed ai colori azzurri. Senza indugiare troppo su questi tempi andati ma sempre parte della storia di questo sodalizio, i supporters napoletani, ancora una volta, non hanno nessuna intenzione di lasciare i propri beniamini soli nella tana del lupo. Così, in Spagna, è atteso un autentico esodo con circa 10mila tifosi in città e che, in qualunque modo, tenteranno di entrare nel tempio del calcio chiamato Santiago Bernabeu. Proprio lì in quello storico stadio, in quel tempio pagano della religione merengue, Hamsik & co. potranno contare sull’apporto straordinario dei propri sostenitori che, nella speranza di un’esultanza, di un gol o di un canto speciale, sosterranno ininterrottamente ed a squarcia gola i propri beniamini trasformandoli, questa è la speranza, in feroci ed impassibili gladiatori, “Napoli non sei mai solo”.

Bernabeu

Effetto Bernabeu, la foga azzurra

Infine, fra le connotazioni psicologiche che potrebbero giocare un ruolo decisivo a favore dell’inesperto e quindi incosciente ma anche entusiasta ed amato Napoli, potrebbe esserci l’effetto Bernabeu. Questo monumento del calcio nel quale si sono esibite tantissime leggende di questo sport potrebbe, anche qui l’augurio è questo, esaltare i giocatori di Sarri che, invece di avvertire un senso di impotenza e inadeguatezza al cospetto di Ronaldo, Benzema, Kroos, Sergio Ramos e gli altri, potrebbero invece provare un senso di sfida, rivalsa ed energia da riversare con foga sul rettangolo di gioco, in ogni singola azione, movimento o scelta per tutti i 90 minuti di gioco in barba al palmares, al blasone, al prestigio ed alla sindrome di Stendahl.

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