Come sarà la formazione del Napoli 2017-2018
Vincere senza cambiare. È questa la sfida di Sarri e De Laurentiis, la prosecuzione di un percorso fondato sul lavoro, sulle idee e su un calcio fra i più spettacolari d'Italia. Per migliorare la sua squadra, spiegava Sarri al Corriere dello Sport, bisognerebbe ricorrere a un top player da cento milioni. Ma la filosofia di calcio sostenibile porta verso la quantità, il moltiplicarsi delle alternative. Così, insieme a Mario Rui e Ounas, pupillo di Mou, il vero colpo del mercato del Napoli è il recupero di Milik. Adesso Sarri ha almeno due alternative in ogni ruolo: due formazioni per sognare lo scudetto.
Milik-Mertens, una poltrona per due
Varrà poco o nulla, certo, è solo calcio d'agosto, ma Mertens e Milik hanno segnato sette reti a testa nelle prime tre amichevoli stagionali a Dimaro. Le stesse che il polacco, il quinto per tiri tentati nella scorsa stagione, aveva segnato nelle prime nove presenze, uno ogni 84 minuti. Prima dell'infortunio, nella sua miglior settimana, estrae dal cilindro i due colpi per la vittoria a Kiev al debutto in Champions e vince da solo la partita a Bologna, entrando per Gabbiadini nell'ultima mezz'ora.
Proprio il suo infortunio libera la più grande invenzione dell'ultimo Sarri. Schiera Mertens centravanti di movimento nel 4-3-3 e il belga in un anno segna 34 reti, le stesse dei primi tre anni in azzurro. Mertens, cresciuto con le visionarie sessioni di allenamento alla Leuven Football Academy con Michel Bruynincks, che usa la musica e la SenseBall, una palla attaccata a una corda per favorire la coordinazione con entrambi i piedi, Mertens ha già dimostrato di potersi integrare con il polacco, più potente nell'occupazione degli spazi a ridosso dell'area, nel contesto di un 4-3-3 flessibile. E non è escluso che Sarri possa ricorrere, come a Reggio Emilia l'anno scorso, al 4-2-3-1 con Mertens alle spalle di Milik o addirittura al 4-3-1-2, il suo modulo a Empoli.
Hamsik e Insigne l'oro di Napoli
Negli schemi tipici di Sarri, è usuale il break di Hamsik, che non aveva mai segnato tanto al Napoli come l'anno scorso, e il cambio di gioco per Callejon che cross per il tocco facile e letale del polacco. Lo spagnolo è un'ala classica, con i movimenti in verticale sulla fascia tipici di un ruolo antico, esaltati dallo stile complementare a sinistra di Insigne, secondo miglior tiratore della squadra (4 conclusioni di media, di cui solo 1.5 nello specchio della porta) che nella seconda metà di stagione ha cercato con frequenza decisamente maggiore di occupare spazi meno defilati nella costruzione della manovra offensiva del Napoli. Lorenzo il Magnifico (1.8 passaggi chiave e 9 assist l'anno scorso) ha guadagnato con Benitez più intensità nella fase difensiva, spiegava alla Gazzetta dello Sport. “Però c’è tanto merito di Sarri nelle mie ultime due stagioni. Mi ha dato fiducia e sto cercando di ripagarlo al meglio, con gol e assist, ma anche con tanto sacrificio per la squadra, che è la cosa che conta di più. Sarri ha una grande idea di calcio, tutti dicono che il Napoli gioca il miglior calcio d’Italia e noi siamo orgogliosi”.
Ounas, la sorpresa di Sarri
L'alternativa arriva dal franco algerino Ounas, primo colpo del mercato del Napoli, già molto amato dai tifosi nel ritiro in Val di Sole. Mancino che gioca anche a destra, etichettato come vice Callejon, rifiuta l'etichetta di giocatore poco gestibile. Le prime uscite fanno intravedere il lavoro di Sarri per canalizzarne la creatività e la tendenza a svariare per tutto il fronte d'attacco. Il nuovo numero 37 del Napoli, il codice di Tours, la sua città, in gruppo di è già inserito in gruppo grazie alla presenza di Diawara e Koulibaly e alle ripetute sfide alla Playstation. Figlio di un autista di camion che giocava in seconda divisione algerina da portiere, con uno zio dal passato discreto nella Ligue 2 francese, ha scelto la nazionalità algerina dopo due presenze con l'Under 20 francese. Forte di 10 gol e 6 assist in due anni a Bordeaux, con 1.2 dribbling, un tiro e 17,5 passaggi di media nell'ultima stagione, il suo gioco si avvicina di più a quello di Insigne: motivo per cui gioca sul versante opposto al piede naturale, perché riesce meglio quando può accentrarsi e creare la giocata tra le linee. E può diventare un ottimo jolly anche a partita in corso.
Il centrocampo è la forza del Napoli
L'abbondanza a centrocampo sarà il vero asso nella manica di Sarri, che ha messo Hamsik come nessun altro al centro del progetto Napoli. Mai così coinvolto nella manovra, con 81 passaggi di media (il doppio rispetto all'era Benitez) e oltre due tiri a partita, lo slovacco tiene uniti i reparti e quel perfetto triangolo sulla catena di sinistra con Insigne e Ghoulam che per un'ora almeno ha messo in difficoltà anche il Real Madrid. Zielinski rimane la sua alternativa naturale, per tecnica, progressione, accelerazioni. Crescono, in regia, le quotazioni di Diawara, perfetto per affrontare squadre che pressano alte, in cui c'è da difendere e il mediano è più uno schermo per il recupero del pallone e il ribaltamento rapido dell'azione.
Jorginho regista da record
Jorginho, invece, è più adatto a dettare i tempi del gioco quando è il Napoli a mantenere l'iniziativa. Nell'ultima stagione, è il giocatore che in assoluto ha toccato più palloni nel Napoli (98 di media con il 90.5% di accuratezza). E contro la Lazio, nel 3-0 di aprile, è diventato il primo giocatore nei primi cinque campionati d'Europa a superare i 150 passaggi in una sola partita. Ha bisogno però di toccare tanti palloni, e questo in alcune situazioni è diventato un punto di debolezza. Contro Besiktas, Milan o Benfica, il Napoli ha regalato gol agli avversari proprio in situazioni in cui Jorginho veniva marcato a uomo senza avere una ricezione facile. La presenza di Jorginho, che ha bisogno di giocare tanti palloni, può integrarsi meglio con Allan o Rog, i due centrocampisti di quantità, che garantiscono intensità in fase di non possesso e velocità nel recupero del pallone.
Difesa consolidata
L'intesa ormai sicura con Reina, titolare non a caso contro il Carpi, aumenta le sicurezze in difesa. Mario Rui, che si giocherà il posto a sinistra con Ghoulam, resta l'unico nome nuovo in un reparto cruciale per affidabilità e sincronia nei movimenti. Il portoghese, che ha già conosciuto Sarri come allenatore a Empoli, ne conosce schemi e visione. Su quella fascia, essenziale per una squadra che a sinistra sviluppa il 40% delle azioni d'attacco, Sarri si ritrova due terzini con caratteristiche non troppo dissimili, portati alla spinta e al cross. Più disciplinati tatticamente, invece, Hysaj e Maggio. In mezzo, nessuno tocchi Koulibaly, forse la più grande scommessa vinta da Sarri a Napoli, e Albiol. Il tecnico conta di recuperare, per dare respiro ai titolari, oltre a Chiriches anche Maksimovic e Tonelli, partito però con l'errore vistoso che ha portato al momentaneo pareggio del Carpi.
Pregi e difetti
Il meccanismo già oliato, il mantenimento degli stessi interpreti diventa un atout formidabile nella costruzione di una squadra vincente. Soprattutto nel contesto del calcio praticato da Sarri, fatto di movimenti semplici che devono incastrarsi dentro un ingranaggio scintillante e per questo sottile, fragile, un calcio fatto di ricerca dei dettagli, di integrazione dei singoli nell'esaltazione del collettivo. L'entusiasmo di un ambiente che ora non considera più la parola scudetto tabù, poi, può trasformarsi nella leva per conquistare il mondo. Per il salto di qualità, in Italia e in Europa, manca forse un po' di qualità nelle rotazioni difensive. Il rendimento recente di Maksimovic e Tonelli non basta per garantire sicurezza su tutti i fronti.
Il voto: 8
La squadra titolare è la stessa che ha giocato il calcio più bello d'Italia, con in più un attaccante esterno di talento e un centravanti recuperato come Milik, che già ha dimostrato quanto può scaldare Napoli e illuminare i sogni d'azzurro. La base c'è, la sfida alle grandi, a una Juventus ancora con qualche casella da sistemare, a una Roma in cerca d'autore e al Milan-scommessa di Montella è lanciata.