City contro Devils, a Manchester il derby più ricco d’Europa
Le squadre più ricche del campionato più ricco al mondo. Il derby di Manchester è molto più di una partita: è la sfida che può indirizzare un'intera stagione.
Evoluzione City – Il Manchester City, che ha raggiunto i 352 milioni di sterline di ricavi nel 2015, l'ultima stagione per cui esistono relazioni complete di bilancio, vale adesso sette più del settembre 2008, quando lo sceicco Mansour bin Zayed Al Nahyan lo acquistò dall'ex primo ministro thailandese Thaksin Shinawatra, condannato un mese dopo a due anni in contumacia per corruzione (Il 26 febbraio 2010, la Corte Suprema thailandese ordinerà il sequestro di oltre metà del suo patrimonio, valutato 46 miliardi di baht, più di 1 miliardo di euro).
Colosso cinese – Per questo a dicembre ha attirato il colosso cinese CMC Holdings (China Media Capital) che insieme alla Citic (attraverso la controllata Citic Capital), hanno rilevato il 13% della società per 400 milioni di dollari. Il club, di conseguenza valutato 3 miliardi di dollari, ha avviato un altro paio di partnership in Cina alla vigilia della tournée che avrebbe dovuto prevedere il derby poi annullato per le piogge torrenziali su Pechino. PAK Lightning, fornitore di prodotti per l'illuminazione presenti anche agli Asian Games 2010, sarà il primo partner ufficiale nel settore in Cina. Whaley TV, invece, che conta anche su colossi come tencent e Alibaba come investitori, è official partner dal punto di vista della produzione di contenuti in 4K.
United vola – Nonostante i 35 milioni di sterline di soli interessi versati nel 2015 sul prestito effettuato dai Glazer nel 2005, e i 411 milioni che ancora devono, il Manchester United è la squadra più ricca della Premier League con 395 milioni di sterline di ricavi (in calo rispetto ai 433 del 2014). Ancora fuori dall'Europa, ha investito sul mercato 157 milioni di sterline per acquistare Pogba, il giocatore più pagato di sempre, Mkhitaryan e Bally. Come si giustificano gli investimenti sempre più cospicui? Con il nuovo accordo per i diritti tv e il contratto con Adidas da 154 milioni a partire dal 2016-17, che renderanno i Devils, come la relazione trimestrale di marzo ormai lascia prefigurare, la prima squadra inglese a superare il mezzo miliardo di sterline di fatturato.
I dati – Nell'ultimo bilancio, al 2015, il City ha chiuso con 10,7 milioni di sterline di attivo, con un incremento di oltre 33 milioni rispetto ai 22,9 di passivo del 2014. Gli introiti del club sono cresciuti per il settimo anno di fila, mentre lo United, prima delle tasse, è passato dai 40,5 milioni di attivo del 2014 ai 4 di passivo del 2015 (-1,2 dopo le tasse).
City: la rosa – Il City, che deve rispettare il settlement agreement con la Uefa, ha chiuso il mercato 2015 con 14 milioni di sterline di profitti, anche per effetto della riduzione dei costi della rosa (11 milioni) e degli ammortamenti (6 milioni). Dal 2011, dalla spesa record di 197 milioni di sterline, il City ha dimezzato i costi di anno in anno fino a cancellare il segno meno. “E' un traguardo pianificato da tempo” ha detto Al Mubarak, raggiunto anche senza ricorrere a strategie creative come la cessione della proprietà intellettuale nel 2013.
United: la rosa – L'enorme incremento nella spesa per i calciatori non ha prodotto significativi miglioramenti dei risultati sportivi del Manchester United nell'era post-Ferguson. Ma il valore della rosa si è impennato a 238 milioni di sterline (comunque il 51% dei ricavi, il miglior rapporto della Premier) e gli ammortamenti sono passati in un anno da 55 a 100 milioni. Complessivamente, però lo United mantiene un EBITDA decisamente migliore dei Citizens: 120 milioni di sterline, la più alta del mondo secondo Forbes, rispetto agli 83 degli Sky Blues, comunque il terzo valore più alto della lega.
City, i ricavi commerciali – Sono i ricavi commerciali, saliti dai 18 milioni di sterline del 2009 ai 155 del 2015, a sostenere gran parte dell'aumento del fatturato del City. La crescita, dell'861%, è in percentuale la più imponente della Premier League, ma i critici sostengono che molto dipende dall'accordo quadro da 400 milioni di sterline per 10 anni con Etihad Airways, la compagnia di bandiera di proprietà della famiglia dello sceicco Mansour, che copre la sponsorizzazione delle maglie, i naming righta dello stadio e lo sviluppo del campus. Ma non è tutto così semplice. L'anno scorso si sono aggiunti 22 accordi di partnership con brand non associati con i proprietari (tra cui Nissan, SAP, City, Coco Joy), che però hanno potenziato la strategia del City Football Group, in cui rientrano anche i New York City FC, i Melbourne City FC e gli Yokohama F Marinos. Tuttavia, la società non appare soddisfatta dell'accordo con lo sponsor tecnico Nike, che riconosce 12 milioni di sterline l'anno dal 2013 al 2019, decisamente meno dei 25 della Warrior al Liverpool, dei 30 che la Puma versa all'Arsenal. Una cifra che impallidisce di fronte al contratto da 75 milioni firmato dall'Adidas con il Manchester United.
United re degli sponsor – Anche in una stagione difficile come il 2014-15, i Devils riescono a far salire di 8 milioni di sterline (fino ai 196 totali), soprattutto grazie all'incremento nelle sponsorizzazioni: in calo rispetto all'anno precedente, infatti, merchandising e licenze. Determinante l'accordo da 750 milioni di sterline in dieci anni con Nike, che prevede una riduzione del 30% l'anno se la squadra dovesse mancare la qualificazione alla Champions per due stagioni di fila dal 2015-16: una responsabilità in più per Mourinho, Ibra, Pogba e Rooney. Restano in vigore l'accordo con General Motors (Chevrolet) per la sponsorizzazione delle maglie (46 milioni di sterline al primo anno con aumento fisso del 2,1% annuale fino al 2020-21) e con Aon, vecchio sponsor di maglia che rimane partner per le divise da allenamento e titolare dei naming rights del centro di allenamento di Carrington. In più, nel 2014-15 sono state attivate cinque nuove partnership globali e quattro regionali.
Tv rights: City b. Utd – Nella stagione 2014-15, il Manchester City ha incassato 98,5 milioni di sterline dai diritti tv, una cifra che la prossima estate potrebbe raggiungere lo stratosferico livello di 150 milioni di sterline per effetto del nuovo contratto da 4,4 miliardi. Nella stessa stagione, lo United si è “fermato” a 97 milioni. Ma la vera differenza l'ha fatta, naturalmente, l'assenza dei Devils dalle coppe europee. Gli ottavi di Champions, infatti, hanno fruttato al City 46 milioni di euro (33 milioni di sterline). E la differenza si è fatta ancora più netta nell'ultima stagione, con la distribuzione più cospicua di premi e l'accordo con BT Sports che ha pagato più di Sky/ITV (897 milioni di sterline) per trasmettere tutti gli incontri in diretta in Gran Bretagna dal 2015 al 2018.
Botteghino – Il botteghino rappresenta il vero punto debole del City rispetto al resto della top-10 della Money League (l'annuale classifica delle squadre più ricche d'Europa stilata dall'agenzia Deloitte). Il City non supera, nel 2015, i 61 milioni di sterline, 30 in meno dei 91 del Manchester United (in calo rispetto ai 108 del 2014 soprattutto per la mancata partecipazione alle coppe europee). Determinante l'affluenza media all'Old Trafford, 75 mila spettatori, nettamente la più alta d'Inghilterra.
Modelli di business – Il City, che registra 113 milioni di sterline in “contingent liabilities” (premi ai giocatori, bonus, commissioni sui trasferimenti), ha comunque un flusso di cassa da 75 milioni di sterline. È il segno di un modello di business che comincia a funzionare, certo grazie all'impatto della potenza economica dello sceicco. Diversa la situazione dei Devils, che si possono sostenere nonostante debiti arrivati a 411 milioni di sterline (anche per il rifinanziamento dello scorso giugno realizzato anche l'emissione di nuove azioni per 269 milioni di dollari) solo grazie a una straordinaria capacità di generare flusso di cassa. Ma senza la Champions, per quanto potrà durare?