Cinque cose da sapere su Ronaldo, a 20 anni dal suo primo Pallone d’Oro
Prima di Cristiano, c'era solo un Ronaldo. Un Fenomeno che vent'anni fa, nel 1997, vinceva il Pallone d'Oro e diventava il più giovane di sempre a ricevere il premio come FIFA World Player. “Era il mio idolo e, come calciatore, era completo. Non ci sarà mai un giocatore migliore di lui” diceva Ibrahimovic. “Era incredibile” ha spiegato Sacchi. “Durante una partita tra Real Madrid e Valencia, quando ero direttore tecnico delle ‘merenegues', calcolammo che Ronnie corse addirittura meno di Iker Casillas, il portiere. Il brasiliano ti scartava anche da fermo con capacità di dribbling uniche mentre Cristiano ha bisogno di spazio per la sua velocità". Sapeva fare cose “che nessuno aveva mai visto prima” ha dichiarato Henry. “Lui, Romario e Weah hanno reinventato il ruolo del centravanti. Sono stati i primi a tornare a centrocampo per prendersi palla, a spostarsi sulle fasce e attirare così i difensori avversari”.
I numeri della leggenda
Anche se non erano ancora in voga le heatmap, tanti dei suoi 414 gol in carriera sono nati così, cercando spazio in quello che oggi chiameremmo semi-spazio, il corridoio interno sinistro. Segna 44 gol col Cruzeiro, 54 al PSV, 47 in una sola stagione da record al Barcellona (primato poi battuto da Messi), 59 all'Inter, 104 al Real Madrid, 8 al Milan, 35 al Corinthians. Vince due Mondiali, uno da riserva senza giocare, il secondo da totale protagonista. “Capocannoniere, eguagliato Pelé, campione del mondo, eroe della partita, di nuovo sul trono” scrive Giorgio Tosatti. “Questo è il Mondiale di Nazario de Lima Ronaldo Luis e resterà nella storia per la più bella favola mai raccontata dal calcio”. Ma le statistiche, ha detto una volta Fatih Terim, sono come le minigonne: non fanno vedere tutto.
Comincia da portiere
Nella sua storia c'è tutto, il mistero, il genio e la farsa, i chili di troppo e i trans, le donne, gli sponsor, il ciuffo a triangolo e il più grande giallo nella storia del calcio. Inizia tutto a Bento Ribeiro, quartiere povero a nord-ovest di Rio, a ridosso della ferrovia voluta da re Doni Pedro III. E' il terzo figlio di Sonia e Nelio Nazario de Lima. Lo chiamano Ronaldo in omaggio al medico che lo ha aiutato a venire al mondo: il dottor Ronaldo Valente. Il fratello Nelinho, però, lo semplifica in Dadado. E questo resta a lungo il suo soprannome nelle partitelle a piedi scalzi prima dell'ingresso in una piccola squadra di calcio a 5, al Tennis Club Valqueire. Comincia da portiere, ma presto si sposta in attacco e segna valanghe di gol. Passa al Social Ramos, sogna di giocare come il suo primo idolo, Zico, al Maracanà, con la maglia del Flamengo. Fa anche un provino a Gavea. La mamma gli mette al polso l'orologio della prima comunione, che qualch balordo gli ruba al ritorno. I rossoneri, però, non possono pagargli il treno o i sei autobus per andare e tornare fra Bento Ribeiro e Gavea per gli allenamenti. Così debutterà col Cruzeiro. “Mi tremavano le gambe ma una volta iniziato il match sono riuscito a calmarmi. Era quello che sognavo da tutta la vita, e una volta in campo dimentichi tutto”. All'epoca in pochissimi a Bento Ribeiro hanno il telefono, la partita non è trasmessa in tv così papà Nelio si sposta su una collina ai bordi della città e capta con una vecchia radio ad alta frequenza il segnale di una stazione di Belo Horizonte. “Ha seguito in diretta tutta la partita” ha ricordato per il sito della Fifa, “e abbiamo pure vinto”.
“E Dio creò l'attaccante perfetto”
A Barcellona, diventa Fenomeno. Vince Supercoppa, Copa del Rey e Coppa delle Coppe, con tanto di rigore decisivo al PSG. La tripletta al Valencia schianta l'allora tecnico Valdano. “ Non è un uomo, è una mandria di cavalli” dirà. Lo scopre anche il Compostela il 12 ottobre 1996. Percorre 47 metri in 11 secondi, tocca palla 14 volte la palla e salta 5 avversariprima di battere Fernando. Bobby Robson, che sta cercando di tenere in alto il Barcellona dopo l'era del Dream Team di Cruijff non esulta, ma si porta le mani nei capelli. Sembra chiedersi, e non è l'unico: “Ma come è possibile?”. “Puoi andare dovunque nel mondo, ma non troverai mai un giocatore capace di fare un gol così” dirà. “Pelè è tornato” titola il giorno dopo AS. Una radio di Barcellona indice un concorso per trovargli un soprannome: vincono “E.T.” e “Inumano”. Miguel Angel Lotina, tecnico del Logrones, ha una sola idea per fermarlo: sparargli. Quel gol al Compostela finisce in uno spot Nike. “Immagina che hai chiesto a Dio di essere il miglior giocatore del mondo” annuncia la voce fuori campo, “e che Dio ti abbia ascoltato”.
Alla conquista di Milano
E' in quella stagione che Moratti si innamora di Ronaldo che sbarca a Milano il 25 luglio 1997, mano nella mano con Susana Werner, per tutti Ronaldinha. Alloggiano nella suite del Principe di Savoia che pochi giorni prima ha ospitato Lady Diana. Il 12 settembre a Bologna Ronaldo segna il primo gol in serie A, grazie a una finta che mette ko Massimo Paganin. “Per fermarlo ci volevano i carabinieri” ammette Candela. È l'anno del pallonetto a Rossi in un 3-0 nel derby, che rimane il suo ricordo migliore nelle stracittadine, e del contatto con Iuliano, della rabbia e della consolazione al Parco dei Principi con la Coppa Uefa al cielo. “Ronaldo è un’enciclopedia che sfogliamo solo noi” gongola Moratti. È l'inizio della fine. Torsione innaturale del ginocchio durante Inter-Lecce del 21 novembre 1999. Gerard Saillant gli ricostruisce il tendine rotuleo. Il 12 aprile 2000, da papà, torna in campo contro la Lazio. Tocca 5 palloni poi il botto, si sente il tendine che si spezza di nuovo, come un elastico. Ronaldo esce in lacrime, invoca mamma e papà e di nuovo torna dal professor Saillant. Il 5 maggio 2002 sarà di nuovo Lazio e saranno di nuovo dolori. Poi dopo il trionfo mondiale, l'addio in direzione Madrid. Finisce la favola con la città che l'ha amato di più, anche nella più breve stagione al Milan. Finisce con lui l'era d'oro della Serie A. “Ho sempre sostenuto che la grandezza di un giocatore si misura anche dalla grandezza dei suoi avversari, dei grandi duelli che anche uno sport di squadra come il calcio sa regalare” scriverà Del Piero. “Gli anni di Ronaldo in Italia, nella sua prima esperienza con l’Inter, sonostati caratterizzati dalla nostra sfida, Del Piero-Ronaldo, Juve-Inter. A fine partita ci cercavamo sempre, per scambiarci la maglia. Ronaldo è stato uno dei giocatori che ho stimato di più. (Q)uello che ha fatto Ronaldo resterà per sempre nella storia del calcio e negli occhi di chi ama questo sport, indipendentemente dal colore della maglia, dal tifo, dalle bandiere. Giocatori come Ronaldo appartengono a tutti”.
Il mistero di Parigi
Sono passate poche settimane dal trionfo nerazzurro del Parco dei Principi. In quella stessa Parigi misteriosa e rivoluzionaria si consuma il giallo calcistico del secolo: che è successo a Ronaldo prima della finale Mondiale? Aldo Rebelo, deputato comunista famoso per il disegno di legge che voleva proteggere il portoghese dalle parole inglesi, consegna una petizione alla Camera dei Deputati. È convinto che il ct Zagallo abbia fatto giocare Ronaldo in virtù del contratto da 160 milioni di dollari con Nike. Il tecnico nega ogni influenza sulla definizione della formazione, sottolinea che il Fenomeno era stato visitato da medici francesi e aveva da loro ricevuto l'ok per giocare. Ricorda che in un primo momento aveva sì deciso di schierare Edmundo, il suo vicino di camera che quel pomeriggio gli aveva srotolato la lingua mentre era in preda a quelle che sembravano convulsioni da epilessia. Lo trovano “tutto avvinghiato, con la bava alla bocca” ricorda Edmundo, “che si batte il corpo con le mani”. Il contratto, però, non c'entra: è questa la conclusione cui arriva la Commissione d'inchiesta parlamentare. La rivista Lance ipotizza che si sia trattato dell'effetto di un'iniezione di xilocaina al ginocchio finita involontatariamente in circolo nel sangue. Bruno Carù, alla Tribù del Calcio per Sport Mediaset, qualche anno fa ha dato però una versione del tutto diversa. Cardiologo di fama mondiale, ha analizzato la documentazione medica del dottor Volpi e accusa i medici della Clinique des Lilas di avergli somministrato medicinali sbagliati. L'epilessia, dice, non c'entra. "Successe che Ronaldo si stese sul letto per seguire il Gran Premio di Formula 1 – racconta Carù -; e senza accorgersene, a lungo andare piegò la testa in modo innaturale comprimendo all'altezza del collo il glomo carotideo, un piccolo organo grande come un chicco responsabile dei meccanismi riflessi di regolazione della frequenza cardiaca e della pressione. Ronaldo ebbe quindi un calo improvviso di frequenza cardiaca e di pressione e svenne in preda alle convulsioni". L'elettrocardiogramma racconta di una frequenza di appena 18 battiti al minuto. I medici gli somminisrano il Gardenale, il farmaco usato da Marilyn Monroe per uccidersi, un sedativo che funziona per l'epilessia ma non per le crisi cardiache, che provoca una riduzione pesanti delle attività cerebrali. Quattro anni dopo, il giallo trasfigura nell'oro della maglia e della Nike alata che brilla sotto il cielo di Yokohama. L'oro del Pallone che celebra la grande favola del terzo millennio e l'unico vero Fenomeno.