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Cinismo Juventus e super Higuain, rimpianti Roma ma che Rudiger

Higuain decide il big match dello Stadium. La spunta la Juve con il solito cinismo e una tattica accorta; nella Roma non si vede mai Dzeko, bene Nainggolan con il difensore tedesco.
A cura di Mirko Cafaro
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Il big match dello Stadium tra Juventus e Roma se lo aggiudicano i bianconeri, al termine di una gara cattiva, concreta ed estremamente efficace. La risolve Higuain con un gol dopo 14 minuti, una rete dal sapore antico che sembra proiettare l'argentino sui livelli di Napoli; dall'altra parte Dzeko sbaglia completamente il match, non la vede mai e resta a secco per la terza gara di fila. Ha la meglio l'atteggiamento cinico dei padroni di casa (qui la lavagna tattica), tra i quali spiccano gli oscuri lavoratori Rugani, Sturaro (che meriterebbe anche il gol) e Mandzukic. Dall'altra parte la Roma mette in mostra un super Rudiger e anche Nainggolan è il solito condottiero instancabile.

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Cinismo e tattica Juve, Higuain napoletano

  1. Cinismo e tattica Juve. È la Roma a giocare meglio a tratti, più ordinata e propositiva, ma alla fine la spunta la Juventus con la solita concretezza e il cinismo da big. Trova subito il gol con Higuain, poi passa il tempo a neutralizzare le avanzate giallorosse agendo di rimessa. Mandzukic è l'immagine di una squadra cattiva, capace di sacrificarsi e fare quanto richiesto per portare a casa i tre punti. Nel secondo tempo sfiora il raddoppio per due volte con Sturaro; sarebbe stata una punizione troppo pesante per gli uomini di Spalletti.
  2. Ritorno al futuro per bomber Higuain. Concreto, determinato, stimolato dalla sfida con Dzeko. Rompe subito l'equilibrio del match con un gol capolavoro: un mix di forza, controllo, dribbling e precisione balistica che sembra sancire il ritorno del Pipita sui livelli dello scorso anno. Fanno 10 in 17 partite, 13 stagionali e intanto migliora anche l'intesa con Mandzukic per un attacco dalla forza d'urto a tratti devastante.
  3. Solidità Rudiger. Il rientro dall'infortunio del difensore tedesco è coinciso con la ritrovata impermeabilità della difesa giallorossa ed è tutto fuorché un caso. Il suo innesto sull'out di destra ha dato stabilità al reparto, equilibrio e maggiore sicurezza alla coppia centrale. Allo Stadium ha il compito più complicato dovendo prendersi cura di Alex Sandro e Pjanic, spesso senza particolari aiuti da parte dei compagni, e lo fa con puntualità, concretezza e grande senso della posizione.

Gerson e Dzeko non si vedono, Khedira in ritardo

  1. Gerson non pervenuto. Sorprende la scelta di Spalletti di preferirlo a El Shaarawy e al rientrante Salah per la corsia di destra. Un'accortezza tattica per uno schieramento più coperto e per fare i conti con le scorribande di Alex Sandro su quella fascia. Il brasiliano, però, resta sempre a metà del guado: non attacca come dovrebbe la profondità e anche in copertura sortisce solo l'effetto di farsi ammonire troppo presto. Non è un caso che resti negli spogliatoi dopo i primi 45 minuti.
  2. Dzeko perde la sfida. Nel confronto tra numeri 9 il bosniaco ne esce sconfitto. Osservato speciale della coppia di centrali juventini, non la vede mai. Non una conclusione, né un'insidia prodotta dalle parti di Buffon. Tre gare a secco, proprio in coincidenza delle sfide più importanti della stagione.
  3. Khedira appannato. Non è ancora al meglio della condizione il tedesco di Allegri. Si vede a sprazzi, ma la Juve è abituata a ben altro apporto in termini di filtro e contributo alla manovra. Si prende pause che costringono Marchisio e Sturaro agli straordinari.
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