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Ci mancava un bomber vero, lo abbiamo (ri)trovato. Balotelli, adesso tocca a te

In Nazionale non abbiamo più i vecchi riferimenti e i giovani veri, quelli della classe di cui si parla con grande speranza – i nati fra il 1998 e il 2002 – non potranno essere ancora pronti prima del prossimo Mondiale. Per questo Balotelli può rappresentare il calciatore intorno al quale costruire quell’Italia ancora sotto shock dopo l’infamia della mancata qualificazione al Mondiale.
A cura di Jvan Sica
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Balo is back. Lo abbiamo detto già tante volte, lo diciamo anche stavolta, dopo la vera partita della ripartenza per la nostra Nazionale contro l’Arabia Saudita. Quando c’è Balotelli nel bene nel male ruota tutto intorno a lui: il gioco, l’intera emotività della sfida e l’attenzione mediatica, basti vedere i continui “stacchi” su di lui anche quando è in panchina. Ma a quattro anni dall’ultima partita in Nazionale, cosa può davvero dare Super Mario all’Italia nei prossimi anni? Balotelli è stato tante cose, è ancora un calciatore di grande qualità e presenza e dovrà, meglio dire dovrebbe, essere in futuro tante altre cose ancora.

Balotelli è stato il nostro calciatore più bravo dell’intera generazione 1985-1995. Un Balotelli integro, ‘dentro il progetto e nella partita', è fra i primi cinque calciatori al mondo. Quante volte lo abbiamo visto però con le due condizioni di cui sopra soddisfatte pienamente? Pochissime volte. Balotelli è stato ed in parte è ancora uno dei pochi calciatori italiani che ha una fisicità paragonabile ai grandi campioni del calcio contemporaneo, anche se già si vede un leggero appesantimento e diminuzione dello spunto rispetto a quattro anni fa (siamo a fine stagione, la riprova sarà vederlo all'opera dopo il lavoro di preparazione in ritiro). Balotelli è stata una speranza troppo grande per il nostro calcio e, anche se lui se lo aspettava pienamente e lo ha accettato e voluto senza nessun dubbio, questo cono di luce così accecante lo ha stordito e portato lontano dai traguardi che doveva raggiungere.

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Oggi Balotelli è l’unico attaccante davvero completo che abbiamo a disposizione. Lo si capisce dai limiti degli altri centravanti italiani. Un esempio semplice: quasi a fine partita arriva una palla a Belotti che, senza essere pressato o attaccato dai difensori dell’Arabia, non riesce a rifinire per Verdi che aveva tagliato, lasciando dietro il terzino. Un passaggio semplice per mettere davanti alla porta Simone Verdi… Belotti sbaglia quel passaggio perché ha tante qualità, prima fra tutte la capacità di scaricare continua energia ad ogni azione, ma non sa rifinire e oggi è un grande limite. Balotelli ha tutto del centravanti moderno tranne forse la rapida mobilità senza palla e l’aggressività sui portatori di palla avversari ma compensa con un tiro che forse può permettersi solo Cristiano Ronaldo.

Anche se Balotelli è il miglior centravanti italiano i suoi limiti a 24 anni hanno un peso a 28 ne hanno uno ancora più grave e per questo deve almeno in parte cambiare atteggiamento e compiti in campo. Non possiamo permetterci un giocatore assente in fase di non possesso, soprattutto in una zona del campo decisiva per non far iniziare agli avversari la manovra al ritmo voluto.

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La grande bellezza. Detto di passato e presente, con le solite ombre e luci, è arrivato il momento di chiederci chi dovrebbe essere il Balotelli del futuro. In Italia siamo sotto shock per l’eliminazione ai Mondiali contro la Svezia per cui vedere un centravanti che dribbla un avversario e spara un perfetto fendente in porta sembra un’apparizione più che un bel gesto tecnico e atletico. Ecco, il Balotelli del futuro dovrebbe abituarci a queste bellezze e, cosa che non ha mai fatto in passato, dovrebbe condividere e far nascere bellezza anche dal gioco dei compagni di squadra, ripetendo con calciatori di tutto altro tipo quello che fece insieme a Cassano negli Europei del 2012.

Balotelli deve diventare un uomo da seguire. Sì, lo so che c’è gente che si sta sganasciando dalle risate per questa affermazione ma è la vera chiave di volta della nostra Nazionale nei prossimi quattro anni. Non abbiamo più i vecchi riferimenti e i giovani veri, quelli della classe di cui si parla con grande speranza – i nati fra il 1998 e il 2002 – non potranno essere ancora pronti prima del prossimo Mondiale. Balotelli deve essere quello che spesso dimostra di voler essere, ovvero la guida dell’intero movimento attraverso l’esempio e con poche ma misurate parole.

Ce la farà? Difficilissimo dirlo. Mancini parlava di paternità che ti cambia in conferenza stampa. Molti “dispersi” nello sport si sono ritrovati, anche se quasi sempre per un tempo molto breve. Purtroppo anche per Mario Balotelli la sabbia nella clessidra è ormai poca e continua a scivolare. Ma quella sabbia è ancora luminosa, porta ancora con sé un tocco di magia. Basterebbe farci vivere la magia della poca sabbia che rimane per poter dire magari di non essere stato quello che poteva ma di sicuro che ha voluto.

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