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Che fine ha fatto Lulù Oliveira? Oggi allena il Floriana a Malta

Nella ricorrenza del suo 47esimo compleanno, festeggiato ieri, ritroviamo l’ex gloria di Cagliari, Fiorentina, Como e Catania alla corte di Riccardo Gaucci al Floriana di Malta.
A cura di Mirko Cafaro
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È bastata una ricorrenza, una di quelle che ogni giorno si scorgono distrattamente sul web tra post celebrativi e ricordi nostalgici, per scoprire la nuova occupazione di un'ex gloria del calcio anni '90 che ha fatto sognare i tifosi di numerose piazze italiane. Stiamo parlando di Luis Oliveira, attaccante di origini belga, ma italiano di adozione, grazie alla lunga permanenza cominciata con l'approdo a Cagliari nei primi anni '90, a cui è seguito il passaggio alla Fiorentina di Batistuta, il ritorno sull'isola per una stagione e il successivo peregrinare in lungo e in largo per la penisola (isola ancora comprese) sino a smettere i panni del calciatore e vestire quelli di allenatore ancora in Italia, partendo dalle serie inferiori. Proprio la ricorrenza del suo 47° compleanno, ieri, ha fatto scattare la classica domanda: che fine ha fatto?

Presto detto. Lulù è ancora nel mondo del calcio, non più in Italia da giugno, ma i legami con la nostra realtà sono rimasti molto solidi. Sì, perché dallo scorso 14 giugno è diventato l'allenatore del Floriana, squadra del massimo campionato maltese che dal 2014 è di proprietà di un'altra vecchia conoscenza: quel Riccardo Gaucci, figlio di Luciano, che ha attraversato in lungo e in largo il calcio nostrano con alterne fortune e parecchi alti e bassi. L'acquisto del club è coinciso con la salvezza nel campionato 2014/2015, a cui ha fatto seguito il quinto posto dello scorso campionato con qualificazione alla Europe League sfiorata. Con Oliveira in panchina, che Gaucci aveva portato a Catania tra il 2002 e il 2004, la squadra è al momento ancora quinta, ma con cinque giornate ancora da disputare, come ha ricordato il presidente nell'ultimo messaggio di incoraggiamento rivolto alla squadra dal sito ufficiale del club.

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Prima di approdare a Malta, l'ex Falco (il suo soprannome scaturito dalle esultanze dopo il gol) ha allenato anche in Italia nelle serie minori, alla corte del Muravera in serie D sarda e alla Pro Patria. Ma al cospetto di una carriera da allenatore ancora tutta da costruire, val la pena ripercorrere rapidamente quella da attaccante fantasioso, dotato di corsa, capacità balistiche e colpi spesso geniali. È stato il Cagliari di Cellino a strapparlo all'Anderlecht per 6 miliardi di lire nel 1992 e a farne una colonna portante della squadra di Mazzone, che ci mise un po' a "digerire" il suo look appariscente, salvo poi contribuire alla sua crescita e lanciarlo verso la nazionale e una carriera di alto livello. In quattro stagioni sono 41 i gol in 121 presenze, con un massimo di 15 nell'ultimo campionato prima di passare alla Fiorentina.

In Toscana, Lulù vince subito una Supercoppa Italiana integrandosi in una formazione che poteva contare su Batistuta, Rui Costa, Toldo e Robbiati, ma a fine campionato (1996-1997) il piazzamento al nono posto costa la panchina a Claudio Ranieri. L'anno dopo, affinata l'intesa con Batigol, riesce a eguagliare la sua miglior stagione in A (15), salvo poi essere costretto l'anno dopo con Trapattoni a esibirsi in un ruolo non suo, da esterno di corsa, che gli fa perdere smalto sotto porta. Nel 1999-2000 ecco dunque il ritorno a Cagliari (4 gol in 24 presenze), quindi il passaggio al Bologna (1 in 17) senza brillare e la conseguente discesa in B con il Como che ne esalta le caratteristiche (23 in 38). Il periodo positivo nella serie cadetta prosegue anche a Catania (28 gol in due stagioni), ultimi colpi di una carriera i cui ultimi spiccioli vengono spesi tra Foggia, Venezia, Lucchese, Nuorese e Derthona. E proprio da qui, in Sardegna, dove tutto è cominciato, ha preso il via anche la nuova vita da tecnico. Tanti auguri Lulù.

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