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Che fine ha fatto George Weah, l’ambasciatore del gol rossonero (VIDEO)

L’ex attaccante di Paris Saint Germain e Milan, rimasto nel cuore dei tifosi per le sue giocate e per la sua simpatia, ricopre oggi un importante ruolo politico nel suo paese. Grazie alla sua popolarità, e ad eventi legati al calcio, è spesso riuscito a dare visibilità a molti problemi sociali che affliggono la Liberia.
A cura di Alberto Pucci
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Sono molti i campioni rossoneri che hanno lasciato un segno indelebile nella storia del club milanese. Tra questi c'è, ovviamente, anche George Weah, indimenticato attaccante franco-liberiano che con il Milan fu protagonista in Italia e in Europa. Riavvolgere il nastro della storia calcistica di "Giorgione" (come lo chiamavano simpaticamente a Milano), vuol dire non solo tornare ad ammirare grandi giocate e gol spettacolari, ma anche frammenti di vita "italiana" di un uomo colto, intelligente e, soprattutto, ironico. Campione dentro e fuori dal campo, Weah è stato il degno successore di Ruud Gullit: altro "immortale" della storia rossonera, dotato di testa "pensante" e di una vita socialmente impegnata anche lontano dal rettangolo verde. Esattamente come per il suo predecessore, di Weah si ricordano i gol ma, specialmente, le sue apparizioni e dichiarazioni "semi-serie": frasi e battute che sono entrate di diritto nella "Garzanti" del gioco del calcio come, ad esempio, il suo "ciao a tutti belli e brutti" con cui chiudeva ogni intervista: "chiosa" che diventò presto un tormentone ripreso anche da alcuni suoi compagni (Baggio, in primis). O come il "tutto bene?" pronunciato in uno spot televisivo dell'epoca. Carismatico e orgoglioso, Weah si fermò in Italia cinque anni: tempo sufficiente per vincere due scudetti, il pallone d'oro, il Fifa world player e conquistare tutta quella popolarità che, anni dopo, risultò determinante per la sua carriera politica.

Parigi, dove tutto è cominciato – George Weah nasce a Clare Town. E' da quella baraccopoli, dove cresce con la nonna paterna, che ha inizio la storia di uno dei più grandi campioni africani. Dopo le prime esperienze in patria, trasloca in Francia al Monaco. Con il club del Principato, vince la Coppa di Francia 1991, prima di trasferirsi al Paris Saint Germain e sfondare definitivamente. Con i parigini gioca un centinaio scarso di partite ma, soprattutto, segna gol fantastici che cominciano a fare il giro d'Europa (in VHS), terminando la loro corsa anche sulle scrivanie dei più importanti dirigenti italiani. Silvio Berlusconi e Adriano Galliani rimangono folgorati dal talento di questo attaccante africano nel 1995 e decidono di fargli indossare la maglia rossonera, sborsando 11 miliardi di lire, regalando a Fabio Capello (all'epoca allenatore rossonero) il centravanti di cui aveva bisogno: l'erede del mitico Marco Van Basten.

Gli anni da milanista – George Weah debutta a Padova nell'agosto 2005. Esordio con il botto perchè segna e fa segnare Franco Baresi: il Capitano, non uno qualunque. Quella stagione si chiuderà con il 15esimo scudetto del Diavolo e con la consacrazione definitiva del franco-liberiano che, nel dicembre di quell'anno, alzò al cielo di San Siro il Pallone d'oro. In rossonero Weah segnò gol "storici", come quello al Verona nel settembre 1996: il fotogramma forse più nitido della sua brillante carriera in Italia. Un "coast to coast", da porta a porta, che fece venir giù lo stadio milanese. Novanta metri di campo percorsi palla al piede, conclusi superando il portiere gialloblu in uscita. Una prodezza che, ancora oggi, i vecchi tramandano ai più giovani ricordando loro le gesta di quel fenomeno che, prima del calcio d'inizio di ogni partita, era solito raccogliersi in preghiera in mezzo al campo. Ricordi incancellabili…come quel giorno che, in Champions League, perse la teste e ruppè il naso a Jorge Costa, difensore del Porto colpevole di averlo insultato e offeso per tutta la gara. A lui, così come a molti altri, il razzismo non piaceva e, a volte, lo combatteva anche con le maniere forti. O come a Torino, nel campionato vinto dal Milan di Zaccheroni, quando con una sua doppietta regalò (di fatto) il tricolore alla sua squadra: due gol che il campione rossonero festeggiò prendendo per mano "Zorro" Boban e correndo verso i propri tifosi.

Gli ultimi gol e la partita più importante – Weah salutò Milano in una fredda giornata del gennaio del 2000. Si trasferì in Inghilterra dove, con poca fortuna, giocò per il Chelsea e per il Manchester City collezionando poche presenze e pochissimi gol. Prima di spostarsi negli Emirati Arabi, tentò nuovamente la fortuna in Francia con il Marsiglia, giocando per soli sei mesi prima. Nell'Al-Jazira Club rimase per una stagione intera collezionando 8 presenze e mettendo a segno ben 13 reti. Alla fine della stagione 2001-2002 si ritirò definitivamente dal calcio professionistico e cominciò la sua nuova avventura nel mondo della politica diventando un punto di riferimento per il suo paese, appena uscito da una cruenta guerra civile. Nel 2005 si candidò alle elezioni presidenziali liberiane con il Cdc (Congress for Democracy and Change), risultando il candidato più votato al primo turno ma perdendo il successivo  ballottaggio con l'economista Ellen Johnson-Sirleaf, che ottenne la percentuale più alta di consensi. Lo scorso dicembre è stato nominato ambasciatore di pace in Liberia. A volte, quando gli impegni glielo permettono, gioca ancora a calcio con le "vecchie glorie rossonere" e si presenta a Milano per salutare i suoi vecchi amici…ovviamente tutti, anche quelli brutti.

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