Chapecoense, Winck scampato alla tragedia: “Ho perso tanti fratelli, un gruppo fantastico”
La storia di Claudio Winck, difensore classe 1984, on un passato recente nell'Hellas Verona, è di quelle che potranno venire raccontate ai nipoti, con un mezzo sorriso sulle labbra. Perché il giocatore non si trovava sul volo diretto a Medellin, precipitato per circostanze ancora da definire e che si è portato via 76 vite tra cui quasi l'intera squadra della Chapecoense. Winck non era partito, per scelta tecnica di mister Caio Junior, anch'egli scomparso. Una decisione che con il senno del poi gli ha salvato quasi sicuramente la vita.
I familiari al riconoscimento delle vittime
Mentre da Santa Catarina iniziano i voli dei familiari, amici e conoscenti alla volta della Colombia per il doloroso riconoscimento delle vittime, Winck e gli altri giocatori della Chapecoense rimasti a casa, si sentono dei miracolati. La delusione e la rabbia di non aver potuto per svariati motivi partecipare alla finale d'andata della Copa Sudamericana, si è trasformata in una dolorosa gratitudine perché ha permesso loro di scampare alla tragedia.
Una favola divenuta tragedia
Resta ovviamente lo sconforto, il dolore, la rabbia di aver visto i propri compagni morire in quel modo, proprio quando la favola stava trasformandosi in realtà, quando il piccolo e sconosciuto club aveva tutte le carte in regola di ritagliarsi un posto al sole nella storia del calcio brasiliano e non solo. Partecipando alla prima finale assoluta, giocandosi una Copa, la Sudamericana, coronando il sogno di una vita.
Le parole di Winck: "Sto male, ho perso tanti amici"
La tragedia ha portato via tutto, in un lampo. E' rimasto solo il dolore e le parole dello stesso Winck, intervistato telefonicamente da Fox Sport
Sto male, ho perso tanti amici. Io non sono partito non so proprio perché, per una scelta della società. Eravamo tutti amici, un grande gruppo. C'era anche Matheus (Matheus Bitencourt da Silva, ndr) che per me era come un fratello, lo conoscevo da quando aveva dieci anni. Erano tutti felici, molto felici per andare a giocarsi la loro prima finale. La Copa Sudamericana, un sogno per tutti. La squadra non aveva mai vinto alcun trofeo, era la prima occasione, tutti erano felici e convinti di potercela fare. Adesso non sappiamo ancora nulla, siamo qui davanti alla televisione in attesa di notizie; tutti coloro che non sono partiti sono qui con me in attesa di novità sui nostri compagni.