Champions, piatto ricco mi ci ficco: ecco quanto vale qualificarsi
Quanto vale un posto in Champions League? Roma, Napoli e Lazio si stanno giocando un tesoretto prezioso. Perché si può stimare che lo scudetto frutterà 59 milioni, il secondo posto 50, il terzo poco più di 39. E undici milioni possono fare la differenza.
I premi della Lega – La posizione in classifica determina, innanzitutto, la ripartizione del 5% degli introiti dei diritti televisivi della serie A, che aumenteranno in progressione dai 981 mln del 2015/16, ai 1.006 mln del 2016/17 per finire con i 1.033 mln del 2017/18. Si va dai 4,7 milioni della prima posizione ai 196 mila euro dell'ultima: il secondo posto vale 4,4 milioni, il terzo 4,1.
Champions e diritti tv: i premi Uefa – La qualificazione alla Champions, poi, porta in automatico 8,6 milioni garantiti dalla Uefa per la sola partecipazione: la terza classificata che non dovesse passare il playoff perderebbe 7 milioni, in quanto il premio di partecipazione all'Europa League è di soli 1,3 milioni. Alle squadre, la Uefa destina il 75% dei guadagni commerciali e da diritti tv, fino a 530 milioni; se gli introiti superano questa soglia, ai club andrà l'82% della differenza. Come l'anno scorso, le squadre si spartiranno quest'anno 904.6milioni di euro. Poco più della metà, 500.7 milioni, è destinato ai premi fissi per i piazzamenti nella fase a gironi, le performance e i bonus per le qualificazioni. Oltre agli 8,6 milioni per la partecipazione, l'Uefa riconosce un milione di euro per ogni vittoria e 500.000 euro per ogni pareggio conquistato nella fase a gironi. Più 3.5 milioni per il passaggio agli ottavi, 3.9 per la qualificazione ai quarti, 4.9 per l'ingresso in semifinale. Alla finalista andranno altri 6.5 milioni, 10.5 invece alla squadra campione d'Europa che arriverà a guadagnare 37.4 milioni di euro.
Champions: il mercato tv – Il resto, la parte variabile, da 409.6 milioni, è legato alla quota di mercato delle singole squadre, ridistribuito in base al valore di ciascun mercato televisivo nazionale. Le entrate sono destinate ad aumentare per effetto della competizione fra broadcaster: per esempio, in Inghilterra British Telecom ha battuto la concorrenza di BskyB mettendo sul piatto 299 milioni di sterline l'anno per il periodo 2015-18, e in Italia Mediaset ha sbancato con 230 milioni per tutta la Champions in esclusiva, 70 milioni in più dell'attuale valore dei diritti tv in Italia (130 Sky e 30 Mediaset). E questo potrebbe portare la Uefa a rivedere al rialzo anche i premi di partecipazione e quelli legati ai risultati.
Cos'è il market pool – La suddivisione del market pool dipende da quanto le emittenti nazionali pagano. Per quanto riguarda le squadre italiane, il totale del Market Pool aumenta se Sky, Mediaset o altre televisioni nazionali pagano più cari i diritti per la Champions League, o se da un anno all'altro si qualificano alla fase a gironi squadre di nazioni che spendono meno per quei diritti. Da questo punto di vista, l'Italia non può certo lamentarsi. Pur con meno squadre di Inghilterra o Spagna, ha un market pool più alto, anzi il più alto dell'intera Champions: come emerge dai rapporti ufficiali dell'Uefa, valeva 81,072 milioni nel 2012-2013, 79,995 milioni l'anno scorso.
In pratica, Juve, Milan e Napoli nel 2013-14 si sono spartite la metà di quanto pagato da Sky e Mediaset. Come viene diviso? Per metà in funzione dei risultati nel precedente campionato nazionale di ciascuna squadra, e per l'altra al numero di partite giocate in Champions nella stagione in corso (vale il rapporto fra il numero partite disputate da una squadra e il totale di match che vedono protagonisti i team della federazione di appartenenza). Un caso particolare si verifica quando fra le qualificate di una nazione c’è la detentrice del trofeo, perché questa ha diritto di incassare dal Market Pool la stessa cifra della squadra campione connazionale.
Criteri di distribuzione: la classifica – Se i criteri non cambieranno, i 230 milioni a stagione offerti da Mediaset porteranno il market pool per l'Italia, possiamo stimare, a circa 115 milioni. Per l'Italia, che porta tre squadre, la metà spartita in base alla classifica del campionato viene così suddivisa: 50% alla vincitrice, 35% alla seconda, 15% alla terza. Se quest'ultima non passa gli spareggi, le prime due si dividono il totale in rapporto 55-45. Possiamo dunque stimare che, da questa fascia di market pool, la vincitrice del campionato ricavi 27,5 milioni, la seconda 19,250 e la terza, a patto di superare i playoff, 8,250 milioni. A cui vanno aggiunti gli 8,6 di premio Uefa per la sola partecipazione alla Champions.
Distribuzione: i risultati – Sull'altra metà del market pool pesa il numero di partite giocate da ogni squadra, dalla fase a gironi alla finale. Per guadagnare di più, una squadra deve andare avanti il più possibile o sperare che le connazionali escano di scena il prima possibile. Nel 2013-14, con due squadre eliminate nella fase a gironi e l'ultima fuori agli ottavi, il market pool ha fruttato 31,998 milioni alla Juventus, 25,998 al Napoli e 21,999 al Milan. Proviamo a vedere come potrebbero cambiare le cose dalla prossima stagione, la prima in cui entrerà in vigore il nuovo accordo per i diritti tv. Ipotizzando la qualificazione di tutte e tre le squadre alla fase a gironi, per un'italiana la soluzione migliore sarebbe arrivare in finale con le altre due eliminate ai gironi: in questo caso la finalista ricaverebbe il 52% del market pool, 28.6 milioni, e le altre due incasserebbero 13.2 milioni a testa. L'ipotesi peggiore, invece, sarebbe uscire ai gironi e vedere le altre due proseguire fino alla finale. In questo caso, le finaliste guadagnerebbero 22,3 milioni a testa, lasciandone 10,3 all'unica eliminata. Se tutte e tre venissero invece eliminate nello stesso turno, qualunque sia, il market pool verrebbe diviso in parti uguali: 18,3 milioni a squadra. Una media superiore a quella del triennio attuale (13,48 milioni), che rende il piatto per il secondo posto ancora più ricco. E a un piatto così, nessuno rinuncia facilmente.