Champions League: il Liverpool gioca meglio, ma solo il Barcellona ha Messi
Poche volte si sono viste squadre dettare i tempi del gioco con autorevole scioltezza al Camp Nou. Il Liverpool ci riesce a lungo, contro un Barcellona costretto ad adattarsi e a reagire. Ma la quantità di passaggi, l'estetica delle trame non garantiscono punti e gol. Segnano Suarez, al primo gol in questa Champions, e Messi, in gol contro il 32mo avversario diverso in questa manifestazione. Firma una doppietta d'autore, dopo 70 minuti da regista applicato ma lontano dalla porta, né di lotta né di governo. Poi la fortuna e il genio si alleano. Realizza il suo gol più facile e disegna una punizione capolavoro per fare 600 gol in carriera, nel quattordicesimo anniversario del primo.
Messi decide la partita
Il Liverpool pressa bene e recupera velocemente il pallone, i blaugrana restano con diversi uomini sotto la linea della palla e Messi deve scalare nella sua metà campo per dialogare con Busquets nei primi dieci minuti. Nel quindicesimo anniversario del suo primo gol in maglia blaugrana, un pallonetto morbido all'Albacete, gioca quasi da regista aggiunto nel primo quarto d'ora. Nelle prime vere iniziative in area, funziona l'opposizione di fisico di Robertson e ancor più il recupero di Matip in campo aperto.
Il Barcellona, la squadra che ha completato più passaggi e tirato di più in questa Champions League, lo cerca di frequente quando c'è da portar fuori il pallone dalla difesa. Va a ricevere in posizione di mezzala, Klopp non a caso invita i centrocampisti a stringersi di più in copertura. Perde però due palloni, come Suarez, nel primo quarto di partita.
Ha bisogno delle punte anche nella copertura del campo, nelle letture preventive il Barcellona. Ha bisogno anche di Messi, contro un Liverpool che salta la prima linea di pressing con i lanci negli spazi di mezzo. L'argentino riceve cinque volte da Busquets e altrettante da Coutinho in un primo tempo in cui non spicca per presenza in fase di costruzione.
Si lamenta Messi per una giocata eccessivamente scolastica di Vidal in area al 63′, mentre Suarez chiede ai compagni di salire più velocemente nelle transizioni, di portarsi con più decisione sopra la linea della palla. Bastano due tiri all'argentino per arrivare al gol numero 11 in questa Champions League, il 599° in carriera. Anche se in fondo il secondo è un tiro solo per le statistiche, è un tocco a porta vuota dopo la traversa di Suarez. E' il gol del raddoppio che chiude il primo tempo della doppia sfida, il gol che non perdona il rivedibile retropassaggio di Fabinho.
Non si ferma, si invoca Messi, come un pensiero divergente, come un'anomalia. Gioca una partita per 70 minuti modesta, poi però dopo li cancella con una punizione gioiello, col tocco d'artista, la cifra tonda, i record ritoccati
Salah perde il duello e rimpiange il palo
Il Liverpool inizia di personalità. Klopp, che nell'unico precedente contro il Barcellona ha vinto 4-0 in amichevole nel 2016, cerca l'occupazione dei corridoi interni, la pressione sui terzini avversari, il ribaltamento rapido e verticale del gioco. Salah si muove nella zona tra Jordi Alba e Rakitic, sbaglia un paio di appoggi non così complessi nella trequarti offensiva, nella ricerca del triangolo stretto al limite dell'area. E' lui che lancia un fulminante contropiede al 13′, neutralizzata da una diagonale difensiva precisa di Sergi Roberto.
Rispetto a Messi, Salah distribuisce il doppio dei passaggi nella trequarti offensiva nel primo tempo (8 a 4), si muove più a ridosso dell'area ma più defilato verso il centro-destra.
Anche in avvio di secondo tempo, il Liverpool alza il baricentro e Salah si destreggia nelle prime ripartenze anche con l'ambizione di stimolare un maggiore impatto negli ultimi venti metri di Wijnaldum, sempre nella posizione di "falso centravanti" con il compito di arretrare a pendolo su Busquets. Funziona l'alternanza delle trame offensive dei Reds, con Mané che esalta la velocità di esecuzione sulla catena di sinistra.
Salah, in un Liverpool che domina il primo quarto d'ora del secondo tempo, va a cercare spazi, va a ricevere largo e rientra. Va a sfidare Jordi Alba che rincula, ma non basta per evitare il tiro di prima di Milner, in almeno due occasioni troppo libero di tirare salendo da dietro senza marcatura e senza un avversario sulla linea di tiro. L'egiziano esalta lo stile di un Liverpool che completa 19 passaggi a 8 nell'area di rigore avversaria nei primi 70 minuti di partita.
All'improvviso si accende Messi, Salah insegue il gol della speranza sullo 0-3 ma prende un palo colpevole a porta praticamente vuota.
Confronto di stili
Il Barcellona, rivela la Uefa, nella storia di questa sfida è in vantaggio in termini di passaggi completati (7.012 contro 5.311). In questa partita, i Reds hanno più tiri a parità di grandi opportunità, completano il doppio dei passaggi negli ultimi trenta metri (19 di Fabinho e Milner, 18 di Salah, 15 di Robertson, 14 di Manè) e vincono più contrasti (17 a 11, Robertson leader con 4). E' il Barcellona di Busquets e Piqué, primatisti per passaggi completati: e non a caso il difensore appoggia 19 volte verso il mediano, primo riferimento nell'uscita bassa. Proprio per questo, per rispondere al 4-3-3 di Valverde, Klopp piazza Wijnaldum da centravanti di movimento proprio per piazzarsi su Busquets e forzare il Barcellona a far defluire il pallone verso i terzini nella circolazione bassa. E' lui che, quando le punte dei Reds si allargano nello sviluppo dell'azione, si muove nel corridoio centrale da uomo più avanzato: un po' trequartista, un po' centravanti.
Gli spagnoli marcano a uomo sui calci piazzati, cerca gli spazi di mezzo nello sviluppo del gioco dalla difesa e nei primi venti minuti davanti innesca più facilmente Coutinho.
Henderson entra per Keita
Si fa male Keita (problemi all'inguine), entra Henderson ma ci mette un paio di minuti: tuttavia in quel periodo il Liverpool preme, costringe i blaugrana a corriere all'indietro. Occupa meglio l'area il Liverpool che inverte le mezzali: il nuovo entrato si piazza sul centro-destra, sul centro-sinistra va James "of all trades" Milner.
Suarez non si vede per 25 minuti o quasi, poi fa un gran movimento alle spalle di Matip sul filtrante di Jordi Alba e completa una trama lunga quattro passaggi col primo gol stagionale in Champions. I difensori dei Reds si preoccupano di rispettare la linea, e si ritrovano spiazzati sul taglio in avanti, in controtempo, del "Pistolero".
Messi illumina, cambia la partita
Il Liverpool pressa meglio, orienta anche con apparentemente più efficacia la pressione per deviare il possesso blaugrana. Klopp tiene la squadra alta, forza il Barcellona a difendere all'indietro, scopre qualche disequilibrio sulle corsie. Però i blaugrana non perdono in casa da 32 partite in Champions League, la serie aperta più lunga nel torneo.
Valverde toglie Coutinho per Semedo, a questo punto il Barcellona si disegna con un 4-4-2 più classico con Busquets e Vidal centrocampisti centrali. Il cambiamento tattico, la ridefinizione delle zone di competenza e dei compiti delle mezzali svuotano ulteriormente il centro del campo. Ma negli ultimi 20 minuti il genio del singolo avrà la meglio sull'intelligenza collettiva.
Barcellona e Liverpool giocano sui vuoti, sulle aperture di campo e i cambi di direzione, su un respiro più ampio nelle distensioni e nelle contrazioni, con e senza palla. La ripresa si gioca su tempi diversi, su spazi più aperti. I Reds tengono tre punte praticamente sulla linea del limite dell'area, si scoprono inevitabilmente alle spalle degli intermedi di centrocampo nelle occasioni in cui i blaugrana riescono a innescare la rapidità nell'uno contro uno di Suarez che con il nuovo modulo recupera una maggiore centralità nella zona dell'area di rigore. E per poco non completa, nel recupero, il contropiede del possibile poker. Come Dembelé, che la passa a Allison e non scarta l'ultimo regalo di Messi. Sarebbe stato, di fatto, il gol per la finale.