Champions, in finale la Juventus ha pagato una rosa non all’altezza della situazione
Il Barcellona si è laureato Campione d'Europa ai danni di una Juventus generosa fino allo stremo. Ma probabilmente la finale di Berlino, al netto del cammino affrontato dalle due squadre, ha evidenziato le differenze strutturali, profonde e radicate in un progetto che vede in Catalogna una società che ha investito in una rosa stellare, completa e all'altezza delle prospettive mentre a Torino il cammino è evidentemente solo all'inizio, con ancora diversi passi da compiere. L'impresa della Juventus però c'è e rimane: la stagione rimane esaltante così come il lavoro di Allegri esemplare nel saper trarre il meglio da ogni giocatore a propria disposizione, facendolo rendere al meglio.
Juve all'altezza – Chi pensava ad una Juventus solamente fortunata, al di là del risultato della finale, si è ricreduto nel vedere la finale di Berlino. La Juventus scesa in campo è stata anche capace di reggere l'urto della squadra più forte al mondo giocando a testa alta, recriminando in un paio di occasioni sfavorevoli, rispondendo colpo su colpo al ‘tridentazo' che mette paura a chiunque. La differenza tra le due realtà non è stata dunque nell'approccio e nemmeno nel lavoro della panchina dove Allegri e Luis Enrique si sono rispettati ognuno mettendo sul terreno di gioco la propria visione senza snaturarsi o perdersi particolarmente in tatticismi antichi.
Una rosa bianconera con troppe spine – Semmai, la differenza l'hanno fatta le forze messe in gioco, le rose. Profondamente differenti e che non hanno permesso ai bianconeri di poter giocarsi fino al 90′ e con ricambi all'altezza la partita della vita. Inziando dallo stop della vigilia di Chiellini che ha messo subito in difficoltà Allegri. Solo il recupero prodigioso di Barzagli ha evitato ai bianconeri di giocarsi una finale con Ogbonna in campo dal primo minuto con l'ex granata da inizio stagione spesso relegato ai margini di una difesa che non ha mai contato seriamente su di lui.
Pereyra-Llorente-Coman contro Mathieu-Pedro-Xavi – E in gara in corso, la differenza tra il Barcellona e la Juventus si è vista ancor di più quando nel finale Allegri ha grattato il barile con quel che aveva. Togliendo uno stremato e spremuto Alvaro Morata per un Fernando Llorente dalle polveri bagnate per le troppe recenti e consecutive panchine. Inserendo nella bagarre finale Pereyra per Vidal, perdendo evidentemente in esperienza e temperamento malgrado l'ex Udinese abbia giocato una stagione da protagonista. E infine buttando nella mischia anche la carta della disperazione, il giovane Coman per Evra. Il tutto mentre Luis Enrique aveva l'imbarazzo della scelta, facendo prima entrare il ‘Professore' per l'illusionista Iniesta, poi inserendo Mathieu per l'ottimo Rakitic ed infine regalando la finale per l'ennesimo prodotto della Cantera, Pedro, per Suarez.