Champions: Higuain, la Juve e il Napoli alla prova del 9
Juventus e Napoli alla prova del nove. I bianconeri alla prima con Higuain e il Napoli alla prima dell'era post-Pipita sfidano in Champions il meglio dell'Europa che ha riscoperto la bellezza del centravanti. Nelle forme più diverse.
Higuain e la Juve – Allegri ha chiesto a Mandzukic di abbassarsi molto all'esordio contro la Fiorentina per esaltare la centralità di Dybala e i suoi scambi (saranno 43 in totale) con Dani Alves. Quando Dybala si abbassava o allargava sulla fascia, Mandzukić attacca l'area per primo, seguito spesso da Khedira: nasce così il primo gol. E il secondo deriva da uno spunto simile di Higuain, al posto giusto nel momento giusto. Se il 3-5-2 resterà, come sembra ipotizzabile, il modulo di riferimento della Juve, Allegri chiederà a Higuain movimenti non troppo diversi da quelli affinati con Sarri, sempre a ridosso dell'ultimo difensore avversario. Il Pipita è infatti un attaccante dalla notevle sensibilità tattica, con una aviluppatissima consapevolezza degli spazi e un'evoluta comprensione del gioco offensivo. Una qualità interpretativa che tornerà molto utile nella lettura calcistica di Allegri.
Napoli: Milik o Gabbiadini? – Sarri, in attesa del possibile arrivo di Kalinic, ha testato sia Gabbiadini sia Milik, il colpo dell'estate arrivato dall'Ajax per 32 milioni. Due giocatori dalla tecnica e dall'approccio decisamente diversi. Gabbiadini, lasciato troppo solo nel primo tempo, entra nel gioco solo con due tiri respinti e non crea azioni da gol. Il polacco, invece, si fa notare con qualche bella giocata, permette di tenere le linee di centrocampo e attacco molto strette, fa da collante con Mertens e Callejon. È un attaccante dalla stazza notevole, capace però di intuizioni brillanti e di un gran controllo di palla, di 9 passaggi riusciti su 11 e di una presenza a tutto campo che può far ben sperare per il futuro della stagione.
City, la scommessa del Pep – La scommessa più affascinante d'Europa, però, rimane la prima in Inghilterra di Pep Guardiola, che già nella goleada di Bucarest ha messo in mostra il suo affascinante 4-1-4-1 fluido, presto trasformato in 3-2-4-1. Un modulo che esalta la creatività di David Silva, creatore a tutto campo, e De Bruyne, mezzala d'attacco he può rimanere più alto e inserirsi senza palla. E fa scatenare Aguero, già sette gol fra Premier, Champions e FA CUP. A Bucarest, il Kun tocca 48 palloni: gli bastano per arrivare dieci volte al tiro, più di chiunque altro, sempre dall'interno dell'area. Una scena che si replica al debutto in Premier, a Stoke: svaria su tutta la trequari (22 palloni toccati) e conclude quattro volte, da distanza ravvicinata, grazie alla costante superiorità numerica creata in area attraverso i movimenti senza palla di Silva.
Dortmund, regna Aubameyang – In Germania, anche in chiave Champions, è di nuovo duello Borussia-Bayern. Il primo capitolo, andato in scena in Supercoppa, ha mostrato un'evoluzione dell'idea di calcio di Tuchel. Un 4-1-4-1 con Aubameyang unica punta, che diventa un 4-4-2 in fase di pressione con Kagawa sulla linea dell'ex Milan. Nel primo tempo, poi, l'apporto anche di Ramos trasformava lo scacchiere in una sorta di 4-3-3 con le sovrapposizioni dei terzini, soprattutto Passlack, utili soprattutto per isolare il terzetto offensivo.
Il primo Bayern di Ancelotti – Il primo grande duello della stagione ha dimostrato anche come Ancelotti, che ha sì vinto 2-0 ma non ancora del tutto convinto soprattutto nelle coperture senza palla, stia provando a cambiare il Bayern, a far dimenticare il guardiolismo in Baviera. Chiaro l'addio al doble pivote, in Baviera torna il 4-3-3 che in Supercoppa però non ha funzionato benissimo in fase difensiva. Davanti Lewandowski, miglior cannoniere l'anno scorso con 30 gol in 32 partite, era spesso l'unico a disturbare i centrali avversari.
Il nuovo modulo può esaltare Douglas Costa, fondamentale sulle seconde palle, che può illuminare un attaccante come il polacco, che in area non ha rivali. Lewandowski, comunque, può aiutare molto anche a far salire la squadra, un po' come Benzema nel periodo ancelottiano al Real Madrid, quando i movimenti del francese lontano dall'area hanno permesso a CR7 di giocare fino in fondo il suo calcio e al Real di avere quasi un uomo in più sulla trequarti.
Zidane tiene Morata – Anche Zidane ha presto compreso il valore di Benzema nel tridente BBC con Bale e Ronaldo, e soprattutto il peso della sua assenza. Per questo in estate ha insistito per trattenere Morata. Deludente in Supercoppa, l'ex Juventus si è rivelato fondamentale al debutto nella Liga in casa della Real Sociedad. Morata ha dimostrato la stessa capacità di lettura del gioco del francese e ha lavorato moltissimo per la squadra scambiando soprattutto con Marcelo e l'attesissimo Asensio. L'attacco del Real, che ha chiuso con 18 tiri a 8, ne è uscito coeso e più dinamico, e l'attenzione di Morata sul fronte sinistro dell'attacco hanno liberato spazi per Bale, che dall'inizio della scorsa stagione ha segnato 10 gol di testa. Morata ha completato la sua serata con quattro tiri, tre punizioni guadagnate e un'occasione creata: gli è mancato il gol, ma è risultato il giocatore più pericoloso per la difesa basca.
Suarez, costante blaugrana – A Barcellona, a parte i capelli platinati di Messi, non è invece cambiato nulla. Suarez ha ripreso da dove aveva lasciato, ha segnato la quarta tripletta nelle ultime sei giornate della Liga. In campionato, nelle 63 partite giocate finora in blaugrana, ha partecipato a 89 gol: 59 volte ha segnato, in altre 30 ha fornito l'assist decisivo.
Griezmann e il Cholo – Anche all'Atletico, chiamato a dimenticare la seconda finale persa contro il Real, la costante rimarrà Antoine Griezmann (in vacanza post Europeo e sostituito da Gameiro al debutto nella Liga). Nato come attaccante esterno alla Real Sociedad con l'ex Arsenal Carlos Vela, è il simbolo e il terminale di tutto il gioco dei Colchoneros. Simeone ha costruito un sistema che esalta il suo talento nel portare palla dalla trequarti, nel partire da lontano e trovare spazi per l'inserimento in area. Il Cholo lo sfila spesso dalla battaglia fisica contro i centrali avversari, soprattutto grazie ai movimenti dentro-fuori di Carrasco.
Emery e Cavani – Qualcosa è destinato a cambiare, infine, nel modo di interpretare il ruolo di Cavani. Nel nuovo PSG di Emery, una delle big più interessanti d'Europa, l'assenza dell'uruguayano si è fatta sentire alla prima di campionato. Nel 3-0 contro il Metz, con Ben Arfa tornato nel suo ruolo naturale sulla fascia dopo una prestazione prevedibilmente deludente nell'innaturale posizione di falso centravanti (tende a schiacciarsi troppo verso il centrocampo e toglie linee di passaggio), Cavani non ha segnato ma ha tirato sei volte, come solo Di Maria, che però ha toccato cinque volte più palloni di lui, 118 contro 24.
Tanti indizi non possono essere una coincidenza. Per le grandi d'Europa, la Champions sarà la definitiva prova del nove.