Cesare Maldini tra Milan, Nazionale e 5 Mondiali
Il risveglio di tifosi e addetti ai lavori, in una domenica qualunque di Primavera, non è stato dei migliori. A molti, infatti, sarà andato di traverso il caffè leggendo le prime notizie online o accendendo radio e televisioni. Cesare Maldini, purtroppo, ci ha lasciato. E lo ha fatto in maniera coerente, tenendo fede al modo di fare che tutti gli riconoscevano. L'ex giocatore e successivamente allenatore, una vita nel Milan e nella Nazionale, è stato un vero signore del calcio e, da tale, ha voluto compiere i suoi ultimi passi e uscire definitivamente dal campo. Elegante come pochi, buono e semplice dentro… anche se spesso si faceva sentire alzando la voce. E' stato difficile non voler bene a Cesare Maldini. Da adesso in poi sarà praticamente impossibile.
La carriera di Maldini, da Trieste al Milan
Nato nel 1932 in quel di Trieste, Maldini "Senior" ha mosso i suoi primi passi nella squadra della sua città e assaporato la gioia dell'esordio all'età di 21 anni. Qualche mese dopo aver indossato la fascia di capitano della Triestina, Cesare si trasferisce a Milano, dopo l'acquisto del club milanese per 58 milioni di lire. La decisione di spostarsi nel capoluogo lombardo, fu decisiva per la sua carriera. Inserito in una squadra fenomenale, con Nereo Rocco in panchina e giocatori come Rivera, Trapattoni e Altafini in campo, Cesare trova la sua definitiva consacrazione vincendo quattro scudetti e la Coppa dei Campioni: alzata al cielo di Wembley da capitano, dopo la mitica partita contro il Benfica di Eusebio.
Cesare, il capitano più amato
Con il diavolo ha scritto pagine indelebili. Gli allora due anelli del "Meazza", hanno spesso avuto occhi solo per lui e, successivamente, solo per il piccolo Paolo che, mentre il padre cominciava a muovere i primi passi da allenatore, cresceva a pane e calcio nella "mensa" di Milanello. Nella sua vita c'è stato solo il Milan. Le mura di Milanello hanno potuto applaudirlo prima come giocatore e fuoriclasse, poi come allenatore e papà di Paolo, infine come osservatore. Grazie alle 300 e passa partite giocate con la maglia rossonera, Cesare Maldini è rimasto nel cuore di molti tifosi del Milan che, di generazione in generazione, hanno tramandato il suo prestigioso nome e il ricordo di uno dei capitani milanisti più amati dalla gente di Milano.
L'amore per l'Italia e il trionfo di Maldini con Bearzot
Ma il nome di Cesare Maldini è legato anche al romanzo azzurro della nostra Nazionale. Si siede sulla panchina del Milan nel 1971 come vice del "Paron" Rocco e comincia a "rubare" i segreti al suo mentore. Rimane in rossonero per tre stagioni (salvo tornarci nel 2001 come direttore tecnico a fianco di Tassotti, nella stagione del famoso 6-0 rifilato all'Inter), poi si sposta a Foggia, Terni e infine in C1 con il Parma. La promozione in B con il club ducale lo aiuta a diventare vice del compianto Enzo Bearzot. Con il "Vecio", Maldini trionfa al Mondiale in Spagna e torna in aereo con la Coppa del Mondo sotto braccio, prima di lavorare con i ragazzi e portare l'Under 21 sul tetto d'Europa per ben tre volte.
Di Coppe del Mondo ne visse ben cinque. Il primo da calciatore, Cile 1962, avventura che ancora oggi evoca brutti ricordi al calcio italiano. Il secondo, quello storico, da vice di Bearzot, Spagna '82. Così come era accanto a lui anche nel terzo, Messico '86. Da commissario tecnico, invece, è stato protagonista in altri due Mondiali: quelli che lo hanno visto sulle panchine dell'Italia (Francia '98) e del Paraguay (Giappone e Corea 2002).
Quel Mondiale sfortunato in Francia
Nel 1998 è lui a guidare la Nazionale azzurra, con il figlio Paolo capitano, nello sfortunato mondiale di Francia. E' sempre lui, qualche anno più tardi, a diventare commissario tecnico della nazionale del Paraguay e a qualificarsi per i mondiali in Corea del Sud e Giappone, diventando il più vecchio allenatore del torneo all'età di 70 anni. Di lui si ricordano le incredibili "maldinate" (errori clamorosi, con i quali spalancava la porta agli avversari), le sue interviste "impossibili" e i suoi commenti sagaci nella breve esperienza da commentatore televisivo dopo la fine della sua storia da allenatore. Indimenticabile, infine, l'imitazione di un tifoso rossonero doc come Teo Teocoli che sdoganò il famoso e divertente "Vai, vai, vai Paolino".