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Centurion shock: “Mi piacciono le armi, in passato ho fatto uso di droghe”

L’ex attaccante del Genoa famoso per il suo carattere assai particolare si è raccontato alla tv argentina: “Mi piacciono le armi, ma non ho mai commesso un delitto. Armato ho fatto anche delle foto, in un barrio di San Nicolas, prima di diventare professionista. Quando ho debuttato in Primera, è capitato tutto insieme e ho cominciato a usare marijuana”
A cura di Marco Beltrami
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Prima nel 2013-2014 e poi nel 2017-2018. La doppia avventura di Ricardo Centurion talento tutto genio e sregolatezza al Genoa non è stata certo fortunata. In Italia il 25enne argentino non è riuscito a confermare le aspettative riposte nei suoi confronti tornando così in patria al Racing. Nel destino di Centurion però c'è una propensione a stupire, non solo in campo, ma anche fuori a causa di un carattere difficile. A conferma di questo ecco l'ultima intervista in patria destinata a sollevare un polverone.

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Centurion e la passione per le armi

L'attaccante ai microfoni della trasmissione Podemos Hablar in diretta su Telefe, ha rivelato delle sue curiose passioni extracalcistiche. Tra queste anche quella molto particolare per le armi: "Mi piacciono le armi, ma non ho mai commesso un delitto. Armato ho fatto anche delle foto, in un barrio di San Nicolas, prima di diventare professionista. Se fossi cresciuto con gli yacht, avrei fatto foto con gli yacht. Ma non ho avuto questa fortuna".

Quando Centurion ha fatto uso di marijuana

Centurion non ha mai fatto nulla per nascondere il suo carattere particolare, per usare un eufemismo, anche nella sua carriera calcistica. Clamorosa anche la rivelazione sull'utilizzo di sostanze stupefacenti: "Quando ho debuttato in Primera, è capitato tutto insieme e ho cominciato a usare marijuana. Oggi ci sono controlli antidoping a sorpresa, se ti trovano positivo è una macchia che non riesci a toglierti. Ma prima facevano controlli una volta a settimana, ed era diverso. Però sì ho provato droghe".

La terribile infanzia di Ricardo Centurion

Un'infanzia tragica quella del 25enne salvato dal calcio, segnata dalla prematura scomparsa del padre che lo ha costretto a crescere in fretta: "Ho avuto un’infanzia difficile, sono cresciuto in una città, vicino Avellaneda, dove oggi non posso tornare. Tutto questo per invidia, molta invidia. E la mia famiglia ne soffre. Ho perso mio padre che ero molto piccolo: lavorava in una fabbrica illegale di fuochi d’artificio, in nero. Non si sa come, ma un giorno è esplosa: erano sette impiegati e morirono tutti. Io avevo cinque anni e lì è cominciata una nuova vita. Se non lo vedo per foto, non mi ricordo di lui”.

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