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Catania, l’isola felice della serie A: in 8 otto anni dalla serie B all’Europa

Da otto anni il Catania è stabilmente in serie A e mai come nessun altro club ha ottenuto risultati sempre più convincenti. Migliorandosi in classifica da 4 stagioni consecutive, crescendo e formando giocatori, allenatori, dirigenti. oggi tra i più bravi in circolazione. Fino a sognare l’Europa, oggi più che mai a portata di mano.
A cura di Alessio Pediglieri
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Pulvirenti Catania calcio

Il Catania si appresta ad affrontare l'ultima parte di campionato nel migliore dei modi: salvezza già raggiunta, una rosa rimasta intatta dal mercato di gennaio, un ambiente motivato e pronto a conquistare un nuovo importante record di punti in classifica. Puntando direttamente all'Europa. E il prossimo match al ‘Massimino' contro l'Inter è di fatto uno scontro diretto per la Zona Europa League e un biglietto da visita fondamentale per dimostrare con i fatti che la società rosso-azzurra è oramai da considerare a tutti gli effetti una realtà con cui confrontarsi in serie A.

Arriva Pulvirenti, nasce il progetto Catania – Non è un caso che da cinque stagioni ad oggi (compresa l'attuale) il Catania rappresenti il club con il più alto margine di miglioramento all'interno delle classifiche di serie A. Da quattro stagioni costantemente ottimizza il personale record di punti in serie A e oggi, a quota 42, è già in rampa di lancio per far meglio anche dell'anno precedente. E' infatti a sole 6 lunghezze da quota 48 (quella ottenuta nell'era Montella) e siamo solo alla 27a giornata di campionato. Più che un miracolo, dunque, stiamo assistendo all'affermazione di un progetto poggiato su basi forti e ben strutturate. Dal 2006 ad oggi, il club etneo fa parte della massima serie italiana, in forma stabile, costruendo stagione dopo stagione i propri successi ripartendo ogni volta quasi da zero. L'unico comune denominatore è infatti soltanto il presidente Pulvirenti, in carica dal maggio della stagione 2003-2004 quando la famiglia Gaucci gli consegna nelle mani un Catania sull'orlo del baratro. E' lui a creare tutto ciò che è oggi Catania, costruendo un progetto stabile e sempre in crescita. Anche laddove non sono mancati i problemi e le difficoltà (basti pensare al campionato post Raciti, quando il Catania fu costretto a disputare l'interno girone di ritorno a porte chiuse e in campo neutro in giro per l'Italia). Pulvirenti ha avuto – ed ha ancora oggi – la forza di costruire il ‘Progetto Catania' senza mai consegnarlo nelle mani di singole persone, dirigenti, allentori o giocatori che fossero. Per quanto bravi e competenti fossero. Così si spiega come nei sette anni di serie A, il Catania si sia servito delle capacità altrui per crescere sempre più mai perdendo di vista il progetto nel suo insieme.

La dirigenza: Lo Monaco crea, il Catania trasforma – Non si spiegherebbe altrimenti come oggi il Catania Calcio anche senza uno dei suoi padri putativi, Pietro Lo Monaco, stia mietendo vittorie e successi trovando proprio nella stagione in corso, forse, il suo più splendido campionato che potrebbe essere bagnato dall'approdo europeo. Lo Monaco è stato per anni un punto di riferimento del club etneo. Lui, insieme al presidente Pulvirenti ha costituito la colonna vertebrale della società, decidendone le strategie, scegliendo le guide tecniche e ingaggiando i giocatori che – all'occorrenza – servivano alla causa. Lui, insieme al Presidente, ha reso grande il Catania in serie A e malgrado gli ultimi diverbi e dissidi all'interno del club, è riuscito sempre ad anteporre il bene della squadra a conflitti personali. Ma così come altri, anche Pietro Lo Monaco deve ringraziare Catania se oggi è uno tra i più stimati dirigenti di serie A. Perchè Catania, e il Catania Calcio stanno dimostrando di essere una realtà al di là dei singoli nomi. Oggi che Lo Monaco è lontano, dopo 8 lunghi strepitosi anni, ad inizio stagione sono arrivati Sergio Gasparin, Nicola Salerno come direttore sportivo e Giuseppe Bonanno come direttore tecnico. E i risultati non sono cambiati, anzi. Sono migliorati.

La guida tecnica: una scuola-calcio per allenatori ambiziosi – Se nella dirigenza il progetto Catania procede al di là di chi ne fa parte, stesso dicasi per il discorso tecnico. Non è un caso che Pulvirenti in questi anni non si sia mai legato oltre modo ad alcun tecnico si sia seduto sulla panchina rossazzurra. E non è nemmeno una coincidenza che chi l'ha fatto, abbia poi – grazie proprio al club etneo – trovato considerazione e gloria nel calcio attuale. Così si spiega come in questi 8 anni di serie A si siano alternati sulla panchina catanese prima Marino, poi Baldini, Zenga, Atzori, Mihajolovic, Giampaolo, Simeone, Montella e – oggi – Maran. Tutti tecnici accomunati da precise caratteristiche: giovani, ambizioni, preparati. E che il Catania è riuscito a sfruttare nel migliore dei modi. Con Marino il club ha posto le basi per restare in serie A senza divenire una piccola meteora. Poi, la scommessa di Walter Zenga, l'uomo del primo record di punti in campionato. Era la stagione 2008-2009 e con 43 punti l'Uomo Ragno stabilisce un nuovo primato del Catania in serie a (il precedente era del 2006-07, 41 punti targati Marino). Quindi il nuovo cambio, con Mihajlovic, altro debuttante nel calcio che conta, che nel 2009-2010 riporta il Catania ancora più in alto: 45 punti. Ma non finisce qui. Perchè se il serbo viene sostituito l'anno successivo da Giampaolo, che poi verrà rilevato da Simeone a metà stagione, il club etneo riesce ancora una volta a superarsi, raggiungendo l'11° posto a quota 46. Prima dell'ultimo exploit, per mano dell'ennesimo giovane tecnico di serie A, Vincenzo Montella, che l'anno scorso compie un ulteriore ‘miracolo' con 48 punti finali. E oggi il Catania di Rolando Maran è già a 42 punti a 11 turni dalla fine: pronto ad un nuovo record.

La squadra: tutti protagonisti di un unico progetto – Anche i giocatori, la ‘squadra' – così come tecnici e dirigenti – si sono sempre ‘adattati' al progetto Catania. In questi otto anni di ascesa in serie A, sotto l'Etna sono passati giocatori di livello assoluto, altri si sono formati e cresciuti grazie ai colori rossazzurri, altri ancora hanno trovato terreno fertile per esprimere al meglio le proprie capacità. Ma a nessuno, nemmeno alle ‘bandiere', sono state mai consegnate le chiavi dello spogliatoio. Così, non a caso, si sprecano i nomi che il Catania ha reso grandi nel corso degli anni: da Fernando Menegazzo, centrocampista brasiliano autentica scoperta di Pietro Lo Monaco agli esordi in A, a Izco, Vargas, Morimoto. Fino a quel Roberto De Zerbi che nella stagione 2007 venne ceduto a suon di euro al Napoli. Non solo. Sotto l'Etna hanno vissuto stagioni uniche campioni come Mascara, Martinez, Maxi Lopez. E, negli ultimi anni i nuovi talenti divenuti subito oggetti di desiderio del mercato nazionale, come Schelotto oggi all'Inter, Lodi conteso dalle milanesi, Bergessio, pronto per una grande platea. Insomma, l'estrema dimostrazione di un progetto che procede a vele spiegate e punta sempre più in alto. Tanto da sognare la conquista dell'Europa.

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