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Cassano smette, la moglie Carolina: “Non voleva stravolgerci la vita”

Carolina Marcialis spiega le ragioni della scelta tormentata di Antonio Cassano: appendere le scarpette al chiodo. “Appena ho sentito la sua voce, al telefono, mi sono messa in macchina con i bambini e mi sono sparata 450 chilometri. Sono la prima che lo appoggia in qualsiasi scelta”.
A cura di Jvan Sica
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"Antonio semplicemente non voleva stravolgerci la vita, far cambiare tutto a me e ai bimbi. Appena ho sentito la sua voce, al telefono, mi sono messa in macchina con i bambini e mi sono sparata 450 chilometri". Carolina Marcialis questa volta parla in prima persona e spiega le ragioni di una scelta – abbandonare il Verona e il calcio giocato – da parte di suo marito, Antonio Cassano. Nessun messaggio su Twitter, nessun post puntualmente smentito dal consorte calciatore che nei giorni scorsi ha occupato le cronache sportive vivendo a mezzo social network il lungo addio alle competizioni.

Sono la prima che lo appoggia in qualsiasi scelta – ha confessato nell'intervista al settimanale ‘Oggi' -. Anche se ci fosse da andare in Cina lo seguirei con i bimbi. Mi ambiento ovunque e a Chris e Lionel ho trasmesso i miei valori e questa mia adattabilità. L'importante è essere uniti. Per il resto possiamo andare in capo al mondo.

La Cassano story

Se lo dici a qualcuno oggi si scompiscia dalla risate. Dal momento in cui FantAntonio giocò e segnò quel gol all’Inter nella sua prima partita in serie A tanti hanno pensato che sarebbe diventato il faro del movimento calcistico italiano. Pensavamo di aver scoperto il nostro nuovo gioiello, arrivato poco prima che Baggio, l’ultimo nostro 10, mettesse fine alla sua storia. Quel gol all’Inter era di un talento differente, senza padri. Spesso quando si vede un calciatore lo si accosta subito a qualche suo predecessore, per movimenti, stile, potenzialità, competenze, interpretazione del ruolo. Lui stoppò la palla di tacco, disorientò ancheggiando un paio di difensori e tirò sul palo corto.

Da dove era arrivato FantAntonio? 

Questo suo talento senza storia colpì tutti e tutti si affidarono a lui per farsi guidare nel futuro. Ma Antonio non ha mai voluto farsi seguire da nessuno, sapeva farti andare solo fuori strada. Come tanti altri campioni italiani solo in Nazionale ci metteva quella concentrazione e quella tigna del calciatore vero. Nel 2004 in Portogallo doveva essere la ciliegina su una torta dolcissima che aveva come ingredienti Totti, Vieri, Del Piero, Buffon, Zambrotta e tutto il resto nella pienezza della gioventù. Dopo un primo tempo opaco contro la Danimarca divenne subito il centro di tutto, la nostra speranza di uscire da un pantano che fra sputi, tacchi volanti e gol sbagliati, come spesso succede all’Italia, ci attanagliava.

Il suo gol (inutile) alla Bulgaria

Bellissimo e speciale perché ci faceva passare il turno è la sintesi di tutta la sua carriera. Nel momento più importante riesci a creare arte grazie al talento che la natura ti ha dato. Tutto quindi dovrebbe sintetizzarsi in un’apoteosi. No, dall’altra parte Svezia e Danimarca si accordano sul 2-2 e quello che hai creato diventa appendice, soprammobile, così poco utile che pochissimi alla fine lo ricordano.

Allenatori come ‘nonni pazienti'

All’inizio ne trova due, Fascetti e Trapattoni, che gli perdonano l’incostanza, poi ne becca altri due, Capello e Lippi che, dopo averlo testato, gli negano i suoi due più grandi rimpianti: il Real Madrid e il Mondiale 2006. Torna con Donadoni e diventa di nuovo la nostra speranza. Avevamo una squadra di campioni del mondo eppure pensavamo a lui per poter guardare al prossimo Europeo e non fare la fine del 1984. Questo è stato anche Cassano, uno a cui non volevi mai smettere di credere.

Contro il muro Sergio Ramos

Agli Europei 2008 ha rivitalizzato una squadra scioccata dopo l’esordio contro l’Olanda e nel 2012 è stato l’ultimo a imbambolare la difesa della Germania. In tutti e due i casi ha trovato l’unico vero avversario che è riuscito a limitarlo anche nelle sue giornate di grazia, Sergio Ramos, che con la sua Spagna ci ha precluso la vittoria in tutti e due gli Europei. Per sua fortuna ha giocato anche un Mondiale, ma la difficoltà di mettere insieme due generazioni così diverse, da una parte gli eroici campioni del mondo e dall’altra i giovani dei selfie, lo ha fatto sbandare insieme a tutta la barca.

Cosa è stato Antonio Cassano per il calcio italiano?

Un orizzonte che non è mai arrivato. I più visionari e folli guardavano ancora, fino a ieri, verso questo posto lontano, speranzosi di raggiungerlo, tutti gli altri erano già tornati sulla terraferma da un bel pezzo.

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