Capocannonieri, Dzeko a caccia del bis. Signori e Di Natale gli ultimi a riuscirci
Bidone, scarto del Manchester City, in pratica: “pacco”. Questi i giudizi, assolutamente sommari e frettolosi, giunti all’indirizzo di Edin Dzeko al termine della sua prima annata, quella 2015/16, in maglia giallorossa chiusa, per la cronaca, a quota 10 reti in 39 gare totali. Una stagione storta, sfortunata culminata in un pugno di critiche, in una cloaca, anche social di insulti. Eppure, il bosniaco non si è scomposto più di tanto e con una sorta di algido, freddo calcolo ha catalizzato tutte le energie negative, le scorie, i fischi rimediati all’Olimpico e dintorni per lanciare il suo riscatto e la volata Champions alla sua Roma.
Una volata che ha visto i capitolini chiudere al secondo posto la scorsa Serie A, a -4 lunghezze di distanza dalla Juventus, e che non sarebbe stata così avvincente se il numero #9 giallorosso non fosse riuscito a segnare tanto ed a guadagnare il titolo di “pichichi” nostrano a quota 29 reti. Una quota comunque molto alta che lo proietta, anche per la prossima annata, come favorito assoluto, stante la concorrenza di tantissimi attaccanti di primo livello, per la riconquista del titolo di “principe del gol” della Serie A. Così, ripercorrendo le tappe dei grandi del nostro calcio degli ultimi 50 anni, vediamo, da Di Natale a Signori a “Rombo di tuono” Riva, gli ultimi goleador in grado di bissare il titolo marcatori vinto l’anno prima.
Il più recente? “Totò” Di Natale
Tralasciando “le Roi” Michel Platini addirittura capace, fra le stagioni 1982/83, 1983/84 e 1984/85, di vincere per ben tre volte consecutive la classifica dei marcatori della nostra Serie A, l’ultimo, in ordine di tempo, a mettere a referto due titoli di “pichichi” del torneo italiano in fila è stato Antonio “Totò” Di Natale. L’attaccante napoletano in forza all’Udinese, infatti, sia nella stagione 2009/10 che in quella successiva 2010/11 è stato in grado di battere la concorrenza di tutti e perforare più e più volte le reti avversarie con 57 gol complessivi suddivisi, quasi equamente, fra le due annate (29 il primo anno e 28 al secondo).
Un rendimento favoloso, straordinario che gli ha permesso di scalare le gerarchie della nazionale di Lippi prima e Prandelli poi, e di entrare a pieno merito nella storia friulana come attaccante più prolifico dell’Udinese con 227 gol in 446 gare complessive (recordman all-time anche per presenze in bianconero) oltre che nella storia della Serie A come sesto marcatore ogni epoca alle spalle di mostri sacri come Piola (274), Totti (250), Nordahl (225), Meazza (216) e Altafini (216).
Beppe Signori re dei bomber non solo con Zeman
Al di là di quelli che sono stati i suoi recenti guai giudiziari, Beppe Signori resterà per sempre nella memoria collettiva degli appassionati italiani quel ragazzo che, dalla provincia del calcio, dai “Satanelli” del Foggia di Zeman, riuscì ad emergere e a segnare vagonate di gol per oltre un decennio fra Lazio, nazionale, Sampdoria e Bologna. Per lui e per la sua enorme carriera poco nobilitata da trofei e titoli importanti (1 Coppa Intertoto nel 1988, 1 campionato di D, 1 di C1 ed 1 di Serie B) parlano i numeri con la palma di nono marcatore all-time della Serie A a quota 188 reti, 3 titoli di capocannoniere in biancoceleste, 2 successi nella medesima classifica di Coppa Italia (1992/93 e 1997/98), il secondo posto fra i migliori realizzatori della storia del club capitolino con 127 reti (a -22 dal recordman Piola) ed un 21esimo ed un 17esimo posto nella graduatoria del Pallone d’Oro edizione 1993 e 1994.
Statistiche importanti che racchiudono un altro incredibile primato: quello del “repeat” nella classifica dei bomber della massima serie. Fra il 1992/93 ed il 1993/94, infatti, il nativo di Alzano Lombardo, peraltro nelle prime due stagioni laziali con Zoff in panchina, riuscì proprio a dare vita a questo autentico prodigio con 26 gol il primo anno e 23 nel secondo che portarono alle “Aquile” rispettivamente, un quarto ed un quinto posto in classifica.
Pruzzo, un bis per lo scudetto
Negli anni ’80, invece, al di là dello strabiliante ed indiscusso primato di Platini, capace di regalarsi il tris in tre stagioni consecutive, l’unico bomber in grado di mettere le mani sulla classifica dei capocannonieri per due annate di fila è stato Roberto Pruzzo. Due successi, nelle stagioni 1980/81 e nel 1981/82, con Liedholm in panchina che valsero un secondo posto (a -2 dalla Juventus) ed un terzo posto propedeutici alla esponenziale crescita che portò poi ai giallorossi, nell’annata magica 1982/83 (nella quale il ligure siglò “solo” 12 marcature), il secondo titolo della storia della Roma. 18 gol al primo anno succedendo allo juventino Bettega e 15 al secondo che hanno definitivamente riservato all’ex Genoa, un posto speciale nella Hall of Fame capitolina.
Pulici-Graziani, i gemelli del gol dell'ultimo scudetto del Toro
Nel libro del calcio, nella storia di questo splendido gioco, molte sono state le coppie gol che hanno fatto innamorare milioni e milioni di tifosi. Dai “Calipso Boys” del Manchester United Cole–York ai cileni Salas–Zamorano a Gullit–Van Basten fino ai “nostrani” Del Piero–Trezeguet, Vialli–Mancini, un tandem offensivo su tutti è rimasto nel cuore dei tifosi italiani e torinisti in particolare: Pulici–Graziani. Una coppia, in grado di portare l’ultimo scudetto della storia granata nell’anno 1975/76, di realizzare caterve di gol e far gioire i supporters piemontesi. Pulici però, oltre ad aver regalato queste gioie ai suoi tifosi, aver raggiunto una Coppa Italia nel 1971 ed il predetto scudetto nella metà dei turbolenti anni ‘70, è riuscito anche a siglare il bis fra i marcatori italiani nelle stagioni 1974/75 ed in quella tricolore 1975/76 con, in seguito, un incredibile “triplete” sfuggitogli l’anno dopo per via dei 21 gol realizzati dal suo compagno di reparto Graziani. Un attaccante davvero eccezionale che ha militato per 25 anni nelle fila del Torino divenendo con 172 gol totali con la maglia del Torino il primatista dei marcatori del club granata di tutti i tempi.
La classe di Bonimba, due volte re dei bomber
Noto con lo pseudonimo di "Bonimba" coniato dalla leggenda del giornalismo Gianni Brera, Roberto Boninsegna si iscrive lui pure in questo elitario club dei bomber due volte campioni nella speciale classifica dei marcatori della Serie A con le rampanti stagioni nerazzurre 1970/71 e 1971/72. Due annate vissute al top dopo il girovagare in B con Prato e Potenza, l'esperienza di Varese e gli anni di fianco a Gigi Riva nel Cagliari. Due annate fantastiche culminate con il primo scudetto della sua carriera (il secondo ed il terzo arriveranno fra le fila della Juventus), nobilitate rispettivamente da 24 e 22 reti ed il titolo, sempre nel 1971/72, di marcatore principe della Coppa Italia. Fra i suoi primati personali, oltre a 113 marcature in nerazzurro in 197 gare totali, anche un premio di goleador della United Soccer Association nel 1967, quando, la lega americana organizzò, con la partecipazione di squadre provenienti da tutta Europa, uno dei primi tornei calcistici negli Usa per promuovere il soccer nel Paese. Lì, in quel contesto, Boninsegna non deluse le aspettative con 11 reti che gli consentirono di diventare il primo italiano capace di aggiudicarsi un titolo di capocannoniere fuori dai confini nazionali.
Gigi Riva, l’eroe sardo
A chiudere questa ampia panoramica dei bomber più prolifici degli ultimi 50 anni di Serie A capaci di vincere per due volte di fila il titolo di capocannoniere della Serie A, troviamo “Rombo di Tuono” Gigi Riva. L’attaccante del Cagliari, infatti, non si iscrive nella storia del calcio italiano ed europeo solo per le reti messe a segno con i sardi o in nazionale (205 totali) o per i titoli, alcuni straordinari, altri effimeri e beffardi, di Campione d’Europa ’68 e di vice-campione del mondo 1970, quanto per l’esempio di professionalità, lealtà sportiva e classe che hanno sempre fatto da sfondo alla sua parabola calcistica.
Una parabola che meriterebbe uno studio a parte e che chiarisce la forza di un uomo, tra l’altro, in grado di portare il primo titolo nazionale della storia al Cagliari 1969/70 e al sud e di restare, malgrado le faraoniche offerte (1 miliardo di lire da parte della Juventus) provenienti dagli squadroni del nord, in Sardegna una vita, sportiva s’intende, intera.