Calendario Serie A 2017-18: al sorteggio così arrivano Juve, Napoli, Roma, Milan, Inter
La Serie A 2017-2018 nasce con il in sorteggio del calendario. Dead line: il 19 agosto. Ancora qualche settimana, ancora qualche giro di clessidra dunque e poi, finalmente, sarà calcio giocato. In questa lenta marcia di avvicinamento con un mese abbondante di mercato ancora da vivere, vediamo, al momento, cosa funziona, cosa no e cosa manca alle top 5 (Juventus, Roma, Napoli, Milan e Inter) del nostro massimo campionato.
Juventus
Compattezza e solidità difensiva: le solite armi bianconere
Al netto dell’unica amichevole giocata dai bianconeri, persa contro il Barcellona di Messi e Neymar, la Juventus può fondare le sue ambizioni di successo nella prossima stagione sulle solite certezze: solidità difensiva, compattezza, forza fisica, voglia di vincere ed imprevedibilità offensiva. Tutte qualità che l’hanno portata ad un passo dal sogno, ad un passo dal Triplete oltre che a vincere il sesto scudetto e la terza Coppa Italia di fila. Caratteristiche replicabili, con qualche novità tattica o ancora qualche innesto in sede di mercato, anche senza Bonucci, colonna della retroguardia bianconera nelle ultime 7 stagioni.
Cosa non va: panchina da migliorare
Sembra ancora troppo presto per dire cosa non va nella Juventus, eppure, nell’unica uscita 2017/18, al cospetto di una super squadra come quella del Barça, la second unit (le seconde linee) dei bianconeri non è sembrata adeguata non tanto e non solo all’ostico impegno quanto al compito che dovrà svolgere nel prossimo anno. E sì perché con tante gare da giocare, al netto di un mercato ancora aperto, i vari Lichtsteiner, Rincon, Sturaro e Lemina, per diverse ragioni, non sembrano essere all’altezza del resto della rosa.
Mercato: manca un centrale
Negli ultimi giorni la Juventus, specie dopo il cambio di modulo voluto da Allegri lo scorso gennaio, si sta muovendo al meglio per regalare gli interpreti giusti al tecnico toscano. Douglas Costa, Bernardeschi ma anche Szczesny e De Sciglio, funzionali al 4-2-3-1, sono la testimonianza della direzione, del cambio di passo intrapreso da Marotta e Paratici. Ad oggi però, dopo l’addio di Dani Alves ma soprattutto di Bonucci, la Juve sembra scoperta, non solo numericamente, al centro con Rugani, Chiellini, Barzagli e Benatia a sopperire all’assenza dell’ex Bari. Un tassello da trovare al più presto, fra i vari nomi che sono circolati nelle ultime settimane (Manolas, Marquinhos, Thiago Silva, Mangala, Sokratis), per rendere la Juve, anche quest’anno, un mosaico perfetto.
Come giocherebbe oggi
(4-2-3-1) Buffon; De Sciglio, Benatia, Chiellini, Alex Sandro; Khedira, Pjanic; Bernardeschi, Dybala, Douglas Costa; Higuain.
Roma
Continuità tattica, corsie laterali e il bomber Dzeko
Nell’anno zero della Roma e, senza esser blasfemi, del D.T. del dopo Totti, i giallorossi devono costruire nuove certezze, nuove basi da cui ripartire per assecondare le ambizioni di sempre. Per questo, la dirigenza capitolina pur separandosi da Spalletti, ha deciso di dare una certa continuità tattica alla propria squadra selezionando Di Francesco, vicino, sotto molti aspetti, al tecnico di Certaldo. Fautore del 4-3-3, l’ex Sassuolo, ha già fatto vedere, nelle poche gare estive disputate, di voler sfruttare molto il gioco sulle corsie laterali con cross precisi, tagli improvvisi e diversi movimenti in funzione del panzer Dzeko che, dopo l’annata scorsa (39 i gol stagionali), sembra quasi essere l’alfiere unico a cui consegnare le speranze giallorosse.
Patrimonio tecnico da ridisegnare
Ruolo per ruolo, da Szczesny a Salah, da Rudiger a Paredes, la Roma ha perso molto in termini di titolari, gol, costanza di rendimento e forza fisica. Qualità importanti, a tratti fondamentali, che hanno consentito ai giallorossi la qualificazione diretta in Champions League e la piazza d’onore alle spalle della leggendaria Juve di Allegri nella stagione 2016/17. Questa smobilitazione generale però, pur con diversi arrivi importanti ed altri sul punto di raggiungere la capitale stanno creando non poco caos fra le fila capitoline con un patrimonio tecnico-tattico da ricostruire con tanto lavoro e pazienza. Un lavoro che non spaventa di certo Di Francesco ma che creerà qualche ritardo all’interno di una rosa che sta accogliendo tanti volti nuovi: Karsdorp, Cengiz Under, Pellegrini, Hector Moreno, Defrel, Gonalons e Kolarov.
Mahrez per completare l’attacco
Il Ds Monchi ha operato sul mercato nel migliore dei modi con un saldo, al momento, in attivo di 20 milioni di euro e la consapevolezza di stare allestendo una squadra niente male. A fine luglio però, pur con l’arrivo di Defrel (capace di giocare anche sulla corsia offensiva di destra), la squadra sembra avere ancora bisogno di un esterno alto, un simil-Berardi per intenderci. Per questo, gli uomini mercato giallorossi sono concentrati nell’operazione Mahrez (miglior calciatore della Premier League 2015/16) con l’algerino, in una sorta di continuità geografica, possibile erede dell’egiziano Salah.
Come giocherebbe oggi
(4-3-3) Alisson; Karsdorp, Fazio, Manolas, Kolarov; Strootman, De Rossi, Nainggolan; Florenzi, Dzeko, El Shaarawy.
Napoli
Undici consolidato e mister Sarri, il Napoli sogna
Il Napoli di Sarri può essere la mina vagante del torneo, in una imprevedibile oscillazione fra l’inaspettata mediocrità e l’attesa eccellenza. E sì perché malgrado l’estremo ottimismo che regna nell’ambiente partenopeo, gli azzurri possono fare molto bene per avere, anche grazie agli sforzi del troppo spesso criticato patron, trattenuto tutti i big della scorsa stagione, Insigne e Mertens in primis. Questa continuità nell’undici titolare, abbinata ai record messi insieme dalla compagine campana specie nella seconda parte del campionato scorso sono alla base della grande fiducia che aleggia sulla squadra. In più, il tecnico toscano Sarri, il top player azzurro, al terzo anno all’ombra del Vesuvio, può mettere in scena, De Laurentiis gradirebbe, un film da Oscar toccando le corde giuste dei suoi e migliorando quelle amnesie difensive e da calcio piazzato che spesso hanno penalizzato il Napoli in passato. Col rodato 11, mister Sarri in regia ed un Hamsik formato decimo anniversario (il sorpasso a Maradona, -2 gol, è ad un passo), la città sogna in grande.
Errori individuali e disattenzioni difensive: un film già visto
Al momento invece, gli azzurri, in questo breve scorcio di 2017/18, sembrano soffrire delle stesse patologie sul rettangolo verde delle stagioni precedenti: disattenzioni difensive, calci piazzati e disimpegni superficiali. Tutti nodi da sciogliere ma che, nel frattempo, si sono visti nelle uscite più impegnative con Carpi e Chievo, dove, gli azzurri hanno subito gol proprio per clamorosi errori individuali. Imprecisioni che non dovrebbero preoccupare in estate ma che, essendo simili ad altre già viste e riviste, fanno suonare più di un campanello d’allarme: con un attacco così, il salto di qualità bisogna farlo in fase difensiva.
Mercato, mancano un numero #12 e un terzino
Con gli arrivi di Ounas e Mario Rui il Napoli si è assicurato altri due prospetti importanti ma che difficilmente vedranno da subito una maglia da titolare. Questi innesti, infatti, vanno a rimpolpare una “seconda squadra” che annovera talenti del calibro di Milik (scivolato alle spalle di Mertens nelle gerarchie di Sarri), Diawara, Zielinski, Chiriches e tanti altri in grado, durante la settimana, di mettere in seria difficoltà il tecnico toscano. La rosa però, non è ancora completa con un terzino destro, Maggio permettendo, da mettere sotto contratto ed un vice-Reina da ingaggiare. Esigenze ben note a Giuntoli ma che, allo stesso tempo, tardano, forse colpevolmente, ad arrivare.
Come giocherebbe oggi
(4-3-3) Reina; Hysaj, Koulibaly, Albiol, Ghoulam; Allan, Jorginho, Hamsik; Insigne, Mertens, Callejon.
Milan
Volti nuovi ed entusiasmo, il carburante del Milan
Nel Milan 2.0, quello della cordata cinese e dei 189 milioni spesi, prevale un entusiasmo straordinario. Un entusiasmo che non si respirava da tempo e che, al di là delle certezze tecnico-tattiche del 4-3-3 di montelliana memoria, è carburante eccezionale per una squadra chiamata a qualificarsi subito ai gironi di Europa League e poi sorprendere tutti in Serie A. Un ingrediente straordinario alimentato dal recente trionfo nell’ICC contro il Bayern Monaco per 4-0 e che sarà un elemento con cui tutte le avversarie, per qualsiasi obiettivo, dovranno fare i conti.
Tanti nuovi arrivi: ambientamento più lento
Il rovescio della medaglia quando si è costretti a cambiare tanto è quello poi di non riuscire a creare subito quella chimica di squadra, quell’alchimia, non solo sul rettangolo verde, necessaria a compiere imprese importanti. In più, con l’arrivo in maglia rossonera di calciatori provenienti da altri campionati, le cose si complicano maggiormente ma, con ragazzi di qualità, svegli e vogliosi di strabiliare anche in Italia, la fase di rodaggio potrebbe essere meno intensa di quanto si possa ipotizzare.
Una punta, una mezzala ed il mercato del “Diavolo” è da 10 e lode
Analizzando la rosa ora a disposizione di Montella verrebbe da dire che non manca quasi nulla a questa squadra non solo per la zona Champions ma anche per dare del filo da torcere alla favorita Juventus. Eppure, il mercato rossonero non pare voglia fermarsi qui con altri prospetti sulla lista del duo Mirabelli–Fassone. Così, per essere pignoli, farebbero comodo una punta centrale diversa da Andrè Silva (più attaccante di manovra) ed una mezzala con l’assist nel sangue come, magari, Forsberg del Lipsia.
Come giocherebbe oggi
(4-3-3) Donnarumma; Conti, Bonucci, Romagnoli, Rodriguez; Kessié, Biglia, Bonaventura; Suso, André Silva, Calhanoglu.
Inter
Spalletti ed il 4-2-3-1, le basi del nuovo anno
Dopo un’annata terribile nella quale l’Inter ha deluso ogni attesa, i meneghini ripartono da capitan Icardi e dalla certezza Spalletti. L’allenatore di Certaldo, un po’ come Sarri nel Napoli, è, al momento e senza botti di mercato di prima grandezza, l’uomo in più della squadra. Un maestro di calcio che sta applicando i suoi dogmi ad una squadra segnata da un anno negativissimo ma che, le gare dell’ICC lo testimoniano, si stanno lentamente facendo largo nella mente dei calciatori nerazzurri. Il pareggio con lo Schalke 04 (più avanti di condizione) e la recente vittoria col Lione per 1-0, sempre col vestito del 4-2-3-1, come segnali di un lento ma inesorabile risveglio di un collettivo chiamato a ricostruire, grazie anche allo stratega proveniente dalla Roma, la sua frantumata autostima.
Gli esterni bassi restano il neo interista
Seppur con evidenti miglioramenti generali l’Inter è ancora carente sugli esterni difensivi. Malgrado qualche buona individualità in quella specifica porzione di campo, infatti, gli errori in chiusura e le leggerezze dei titolari della scorsa stagione (D’Ambrosio ma soprattutto Nagatomo) rischiano di compromettere la ripresa di una formazione vogliosa di riabilitarsi nel prossimo campionato.
Mercato ancora fermo al palo: servono almeno 4 innesti
Fra le mille difficoltà, i tanti rivoli del complesso fair play finanziario ed i diversi nomi importanti (Di Maria, Vidal, Abdennour, Matic, Pastore, Nainggolan, Keita, Martial o Vecino) circolati nelle ultime settimane, il mercato nerazzurro non sembra partito affatto. Per cui, al netto delle difficoltà sugli esterni bassi già descritti, all’Inter non mancano una o due pedine per completare la squadra ma più prospetti capaci di riportare entusiasmo in una tifoseria ottimista sì ma abbagliata dalla faraonica campagna acquisti dei “cugini” rossoneri. Conti alla mano, all’Inter occorrono almeno un terzino, un centrale difensivo, due centrocampisti e uno o due esterni offensivi a seconda della cessione di Perisic. Un numero di acquisti non indifferente che dovranno arrivare, per mettere nelle migliori condizioni Spalletti, nel giro di poche settimane: l’Inter è un cantiere aperto.
Come giocherebbe oggi
(4-2-3-1) Handanovic; D’Ambrosio, Skriniar, Miranda, Ansaldi; Gagliardini, Borja Valero; Candreva, Joao Mario, Perisic; Icardi.