Calciopoli, Luciano Moggi all’ultimo affondo: processo “pilotato” e fondato sulle chiacchiere
Luciano Moggi non ci sta e se c'è un merito in tutto questo è che l'ex direttore juventino ha dimostrato in questi anni una perseveranza pari a quella che metteva in gioco negli anni in cui imperversava nel mondo del pallone. Ma come si sa, "perseverare è diabolico" e qualcosa di diabolico ci sarebbe secondo Moggi: che il processo di Calciopoli e le relative sentenze siano stati completamente pilotati, "gestiti" in base a interessi personali di chi allora era a capo del pool investigativo. La difesa di ‘Big Luciano‘ verte proprio su questo, su una "ribaltopoli" cinque anni dopo un processo inquinato e "indirizzato": le telefonate agli atti erano state scelte, i carabinieri e chi per loro con i famosi "baffi" dai vari colori, decidevano quali fossero "pertinenti" a Calciopoli e quali no, tanto che le telefonate dove non c'era Moggi o non si parlasse direttamente della Juventus, venivano accantonate come "non interessanti" o "non pertienti". Tra queste, decine e decine di telefonate di Giacinto Facchetti e di arbitri, dirigenti e designatori che parlavano con l'Inter a testimonianza di un "sistema" diffuso in cui la Juventus – e Luciano Moggi – si erano solamente difesi. Accuse pesanti, sottolineate dalla dichiarazione spontanea di quest'oggi dello stesso ex dirigente bianconero che ha calcato la mano parlando di uno "spionaggio industriale" nel mondo calcistico, denunciato ma mai accolto dalla corte quale elemento probante per definire il quadro completo. "Spionaggio industriale al quale la Juventus e io ci siamo opposti difendendoci – ha detto Moggi in tribunale – poi se con mezzi giusti o sbagliati si vedrà, ma ci avevo azzeccato: un anno e mezzo dopo è uscito lo scandalo Telecom con noi parte lesa che eravamo spiati e pedinati. Più chiaro di così".
Un processo fatto di chiacchiere e dell'invidia di avversari inferiori
"L'inter non si deve permettere di dire che la Juventus vinceva perchè era aiutata. La Juventus vinceva perchè aveva una squadra fatta da campioni, erano tutti capitani delle varie nazionali di appartenenza, c'era Emerson che era il capitano del Brasile. L'Inter perdeva perchè vendeva giocatori come Seedorf e Pirlo: Seedorf ancor oggi gioca ad altissimi livelli, Pirlo addirittura gioca adesso nella Juve ed è nella Nazionale. L'Inter comprava giocatori come Gresko, Coco che oggi ha un'azienda, Vampeta, Taribo West." Come dire: era colpa di Moratti se i distacchi di allora erano di 10-15-20 punti in classifica, non certo per i maneggi bianconeri venuti a galla con Calciopoli. Peccato che oltre all'Inter, c'erano anche altre squadre che andavano meglio dei nerazzurri tra cui il Milan primo e vero grande antagonista dei bianconeri e che spesso si giocava testa a testa i finali di campionato. Ma le dichiarazioni di Big Luciano si sprecano: "Questo è un processo che si è sviluppato sulle chiacchiere. Sono qui perché volutamente qualcuno mi ha messo a capo di un sistema al quale sono estraneo. I risultati che abbiamo ottenuto con la cosiddetta triade alla Juve, sono stati conseguiti sul campo. Ferguson ha parlato di me come di un manager straordinario che resta il top tra i dirigenti. Quanto a Biagi, all'indomani della sentenza sportiva, parlò di un giudizio costruito sul nulla, sulla base di intercettazioni difficili da interpretare". Chiama in causa nomi di ‘santoni' del pallone e del giornalismo, Moggi affondando il coltello laddove crede di vedere uno spiraglio.
La tesi difensiva: così facevan tutti
"Le schede (telefoniche svizzere, ndr) servivano perché c'era dello spionaggio industriale e per questo motivo furono comprate quelle schede che segrete non erano e che io utilizzavo solo per fare il mercato. Mercato che – ha sottolineato Moggi – non è vero, come sostiene Narducci, si faccia nel mese di agosto, perché io Zidane l'ho comprato a inizio anno. Può darsi pure che queste schede le abbia date a qualcuno ma di certo non per fare cose illecite perché la mia squadra era talmente forte che vinceva senza gli aiuti arbitrali. Sono certo – ha concluso – che hanno utilizzato le intercettazioni in modo chirurgico". Una linea sposata da tempo dal proprio pool di avvocati che hanno ribadito la tesi difensiva anche oggi espressa in aula e dallo stesso Moggi prima di entrare in tribunale: "Non siamo colpevoli e non cerchiamo i colpevoli perché ritengo che non ce ne siano; vogliamo dimostrare che non siamo colpevoli". Difficile da capire, facile pensare di seguire una linea in cui con Sansone cadano più filistei che si possa tirar giù. Anche perchè appare difficile pensare che le nuove telefonate, per quanto chiare, possano giustificare quanto fatto da Luciano Moggi a quel tempo. Eppure, proprio una intercettazione shock doveva ribaltare Calciopoli. Telefonata prontamente messa agli atti e fatta sentire in aula. Eccone il testo, contestualizzando il tutto.
Intercettazione inedita 1: Bergamo e Rodomonti parlano prima di Juve-Inter 2-2
L'intercettazione, tra Bergamo e Rodomonti, è precedente al big match tra Juve e Inter a Torino del 28 novembre 2004 e c'è un'importante antefatto: un'altra telefonata, tra il presidente federale Carraro e Bergamo. Carraro si raccomanda perché non ci siano polemiche, né errori che possano favorire la Juventus. Avrebbe preferito arbitrasse Collina, sempre al di sopra di ogni sospetto, con Rodomonti si sente meno sicuro. Bergamo lo rassicura e l'indomani, quando mancano tre ore alla partita chiama l'arbitro della supersfida. Ecco il testo.
Bergamo: Mi raccomando… Hai faticato tanto per arrivare lì… Per ritornarci, e quindi io mi aspetto, credimi, che tu non sbagli niente.
Rodomonti: Mi fa immensamente piacere quello che hai detto, perché è la verità.
Bergamo: Oltretutto, c'è una differenza di 15 punti tra le due squadre, capito? Quindi anche psicologicamente preparatici bene.
Rodomonti: Va' bene, tranquillo…
Bergamo: Fa' la tua partita, non ce n'è per nessuno, e, se ti dico proprio la mia, in questo momento, se hai un dubbio, pensa più a chi è dietro piuttosto che chi è davanti, dammi retta!
Rodomonti: Va bene, parola d'onore, va bene, sta tranquillo.
Bergamo: E' una cosa che rimane tra me e te… Arrivare lassù lo sai quanto sia faticoso, e ritornare giù sarebbe per te proprio stupido. Fa la persona intelligente!
Rodomonti: Perfetto, ho capito tutto!
Bergamo: La cosa rimane tra me e te, come mi auguro.
Rodomonti: Vai tranquillo… No, no, tranquillo, io non parlo mai con gli altri di me.
Bergamo: Io ci conto, perché è soltanto una scelta per te, credimi, devi pensare a te stesso in questo momento.
Intercettazione inedita 2: Collina parla a Bergamo dell'arbitraggio dopo Juve-Inter 2-2
La partita finirà 2-2, con polemiche al seguito per alcune sviste arbitrali: una mancata espulsione di Toldo (ammonito nell'occasione del penalty alla Juve) e un rigore richiesto da Adriano. Nel dopo gara, un'altra intercettazione tra Collina e Bergamo chiarirebbe la mancanza di aiuti juventini.
"Come ti sembra Toldo?", chiede Collina al designatore. "Eh eh eh eh eh" – risponde Bergamo.
"Secondo me rosso diretto", taglia corto Collina. A questo punto, Bergamo accenna ad un atterramento sospetto di Adriano nell'area bianconera, negli ultimi minuti di gara.
"L'episodio di Adriano non è niente". "Noo!! Lì non è niente ha fatto bene a fischiare..adesso speriamo che chi fa i commenti più tardi..".
"Infatti – replica Bergamo – M'ha chiamato Gigi (Pairetto). Sai lui si spaventa subito, però, aspettiamo il commento insomma, perchè poi fra noi ce lo diremo come meglio crederemo, ma insomma..".
"No – conclude Collina, ancora a proposito del rosso a Toldo – lì è rosso, è rosso pieno, è rosso proprio pieno".
Alla sentenza mancano 41 giorni. L'8 novembre il Tribunale di Napoli pronuncerà la sentenza sull'inchiesta che nel 2006 sconvolse il calcio. Comunque andrà a finire, quella di oggi, 27 settembre è già stata una giornata storica per Calciopoli.