Calciopoli bis è arrivato all’epilogo: ad inizio novembre la sentenza definitiva

L'ultimo atto della difesa di Luciano Moggi ha calcato la mano contro due rivali storiche della Juventus, il Milan e l'Inter. Ultimo atto perchè oramai ad inizio di novembre ci dovrebbe essere la tanto attesa sentenza su uno dei processi più lunghi e tormentati del mondo del calcio dove nel corso degli anni – dal 2006 ad oggi – è accaduto di tutto e il contrario di tutto. La difesa dell'ex dirigente bianconero è stata ancora una volta perentoria nel difendere il proprio assistito dall'accusa di associazione a delinquere, riproponendo la tesi del "così facevan tutti", tirando in ballo un malcostume che mal si sposava con l'accusa di una "cupola" che – come volevano le accuse – potesse gestire in senso univoco risultati e situazioni. Molte le forze centrifughe, molti i punti di potere e di riferimento dove la Triade era semplicemente uno dei vertici più esposti, senza però detenere il potere assoluto.

L'8 novembre, il giorno decisivo
Si difendono attaccando, seguendo un canovaccio noto, gli avvocati dei principali e più illustri accusati di Calciopoli e lo hanno fatto anche lo scorso lunedi, con i legali di Bergamo, Fabiani e Maria Grazia Fazi, Silvia Morescanti, e di Luciano Moggi, Paolo Trofino che ha curato personalmente la parte dell’associazione a delinquere. Ma oramai si è ai dibattiti conclusivi: Trofino rifinirà la sua arringa martedì 8 novembre, dopo le due ore piene di lunedi, poi sarà la volta della replica del pubblico ministero Capuano, che ha raccolto l’eredità di Beatrice e Narducci, e delle eventuali controrepliche. Poi la corte si riunirà in camera di consiglio, con la sentenza che è attesa per la sera dello stesso giorno. C’è però un "piano b", nel caso l’appello della presidentessa Casoria, che aveva detto "Se l’8 non parlano troppo", cadesse nel vuoto: tutto rinviato al 15 novembre. Fatto sta che prima di dicembre, comunque andrà, si saprà cosa verrà deciso. Silvia Morescanti, difendendo Bergamo, Fabiani e Maria Grazia Fazi, lunedì ha alzato il tiro e la voce: "Come si possono tutelare gli imputati se non ci sono a disposizione tutte le 170mila intercettazioni? Né possono bastare quelle dell’accusa o quelle scovate dal pool legale di Moggi. Lo decido io quali sono le telefonate che mi servono, chi me lo dice che Bergamo, dopo la famosa “griglia” con Moggi, subito dopo non si sia sfogato con qualcun altro e contraddica la telefonata precedente? Non è stata garantita, non mi è stata garantita la difesa dei miei assistiti in maniera compiuta". Narducci e non solo nel mirino, anche i teste dell’accusa, da Nucini – definito la "vera vergogna" di questo processo, secondo la Morescanti – a Manfredi Martino, passando per il maggiore Auricchio, finendo a Paparesta.

L'ultima telefonata, tra Fazi e Bergamo
E anche nell'ultima udienza, a tener banco le intercettazioni telefoniche, senza nuove telefonate shock proposte da Moggi ma le dichiarazioni dei coinvolti che confermerebbero la mancanza di una associazione. Dopo quella resa nota sull'arbitraggio di Juventus-Inter 2-2 del 2004, è stata fatta sentire un'altra chiacchierata tra due presunti "cupolisti" anomali visto che non ‘tifano' Juventus ma sperano nella vittoria nerazzurra. Sono Paolo Bergamo e Maria Grazia Fazi, la segretaria dell'AIA. Eccola la trascrizione integrale della telefonata:
Fazi: Paolo?
Bergamo: Ecco fatto.
Fazi: Allora?
Bergamo: Ci ho parlato.
Fazi: E’ andata?
Bergamo: Molto, molto, molto, molto esplicito…
Fazi: Ah, co’ Pasquale proprio?
Bergamo: Sì, sì, sì, sì. Ho detto: “Io conto anche sulla tua intelligenza, perché… una telefonata fra me e te”, quindi…
Fazi: E lui?
Bergamo: Sappi che se poi non mantieni la discrezione dovuta le conseguenze le paghi te. Dice “No, no, stai tranquillo, ti ringrazio, ho capito…”. Boh, vediamo cosa fa. La cosa: non chiara, più che chiara.
Fazi: Più che chiara. Bergamo: Più che chiara. Fazi: Sei stato proprio chiaro, chiaro, chiaro.
Bergamo: Più che chiaro. E quindi…
Fazi: Uhm, è andata dai… è andata, io son sicura che farà bene…
Bergamo: Speriamo.
Fazi: Eh, non era per lui questa partita, non c’è niente da fare… infatti, quella non è per nessuno, figurati per lui, dopo tanto tempo… ma ringraziamo Dio ci stanno ‘sti 15 punti, però…
Bergamo: Eh ma gliel’ho detto “Hai faticato anni a ritornare lì, cerca di rimanerci”…
Fazi: Il Milan non c’è proprio. Quest’anno la Juve lo scudetto lo vince perché non c’è nessun altro… nessuno! Mamma mia
Bergamo: Ma sai, il problema sai qual è? Che se stasera perdessero con l’Inter…
Fazi: Mamma mia, che Dio volesse!
Bergamo: … allora poi si riapre, poi c’è la Coppa dei Campioni, gli impegni, gli infortuni…
Fazi: Ma come fa a perdere con l’Inter, che l’Inter è morta?
Bergamo: Eh… stasera giocano senza Trezeguet e senza Del Piero, cioè questi hanno fatto questo campionato senza il centravanti titolare…
Fazi: Te rendi conto? E stanno a 15 punti dalle papabili…
Bergamo: E sai, questi qui, purtroppo… non c’è niente da fare
Fazi: Ma quelli son bravi, son bravi. Questi, quando copri le fasce, la difesa ce l’hai, Buffon c’è… prima o poi pure Zalayeta la butta dentro
Bergamo: Hai capito?

Accuse infondate, tutta una montatura
Le intercettazioni scovate dall’esperto informatico del pool legale di Moggi, Nicola Penta, hanno – per la difesa – frantumato "il teorema dell’accusa", a detta di Paolo Trofino, che cita quella nota fra Carraro e Bergamo, quella più recente fra Bergamo e Rodomonti a due ore dalla partita Inter-Juve 2-2, quelle recentissime fra Bergamo e la Fazi, dalle quali si evincono vari fatti. In primo luogo, "Bergamo tifa Milan", poi ancora "Bergamo, Fazi e Racalbuto, tre associati di Moggi, tifano espressamente per una concorrente della Juve" e che "Moggi non ha mai richiesto arbitri, guardalinee, quarto uomo, come ha fatto Meani. Che in una telefonata con De Santis gli chiede di non ammonire Nesta. Moggi ha dichiarato che si muoveva per difendere la Juve dal Milan, i pm dicono il contrario. Ma sono proprio Galliani e Meani a comportarsi come si vuol far credere si sia comportato Moggi". Una tesi sostenuta fino alla fine dallo stesso Moggi che ha denunciato da sempre come Calciopoli sia stato da subito un processo pilotato e fondato sulle chiacchiere.