Calciomercato, ultime notizie su Icardi: “Il mio futuro è all’Inter”

Il Chelsea lo vorrebbe in Blues – questione di sfumature – per farne l'erede di Drogba. All'Inter, però, Mauro Icardi sta bene. Così dice e per una volta l'unico chiacchiericcio che aleggia sul suo nome è relativo solo a faccende di mercato: con l'arrivo di Podolski là davanti c'è traffico intenso… il tedesco, Palacio, Osvaldo e il terzo argentino. Una rosa di attaccanti di prima scelta per una squadra che, almeno per il momento, le Coppe (a cominciare dalla Champions) può solo desiderarle. Nove gol segnati finora e una tradizione che lo vuole (quasi) sempre a segno contro la Juventus: è la bestia nera, ai tempi della Samp ha regalato dispiaceri alla squadra di Conte. Cinque gol in quattro partite contro i bianconeri. Maurito riparte da qui, ironia della sorte la prima gara del 2015 è proprio contro la ‘vecchia signora'. Poi ci saranno un mese di voci e di trattative (vere o presunte) a scandire le prossime settimane in casa nerazzurra: perché, se arriva anche Shaqiri, un club ancora sotto i riflettori della commissione bilanci della Uefa per il fairplay finanziario sarà costretto a sacrifici necessari… per ragion di Stato e di cassa.
Icardi: "Sto bene all'Inter"
"Il mio futuro è all'Inter – ha ammesso Icardi in un'intervista al magazine Futbolista Life -, sono in un top club e a Milano mi trovo bene. Il mio ambientamento è stato favorito anche dalla presenza di tanti argentini in squadra". De Laurentiis lo aveva cercato nella lunga estate calda di un paio di stagioni addietro, l'attaccante della Samp però scelse un'altra direzione: più a Nord, nella Milano da bere che finora gli ha riservato solo fondi di bicchiere e mescite amare. "La Samp è stata per me una sorta di trampolino di lancio e ho scelto l'Inter perché mi ha voluto fortemente".
Dalla Spagna all'Italia. Barcellona, Real Madrid. La Masia e la Fabrica, opportunità avute quand'era ancora ragazzino con le spalle strette. Icardi aziona il rewind e ricorda gli esordi: "A 9 anni arrivai alle Canarie e iniziai a giocare con il Vecindario. Gli osservatori del Real Madrid erano in contatto con i miei genitori ma scelsi Barcellona perché ero convinto che lì avrei maggiori possibilità di crescere. Alla Masia ho imparato tante cose, a giocare al calcio. Andai via perché il sistema del Barça non avrebbe facilitato il mio arrivo in prima squadra".