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Morata: “Vorrei rigiocare la finale di Berlino. Non lascio la Juve”

Lo spagnolo non vuole muoversi da Torino malgrado le avances del Real Madrid. Con l’intento di confermarsi titolare nella formazione di Allegri e di ripetere la stagione fenomenale e con la voglia di tentare di nuovo l’assalto alla finale di Champions. E rivela: “Mi voleva Klopp al Borussia”
A cura di Alessio Pediglieri
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E' stato tra gli ultimi protagonisti della stagione della Juventus, Alvaro Morata, grazie ai suoi gol in Champions League dove ha trascinato i bianconeri fino in finale. Perdendola. Una macchia che vuole subito cancellare a partire dalla prossima stagione dove vuole fortemente restare in bianconero per riscattarsi in Coppa e confermare che i progressi fatti non sono estemporanei. Per il Real di Benitez c'è tempo e così se dovesse partire Tevez è lui il punto di riferimento offensivo sul quale ruoterà l'intera scelta d'attacco, dove c'è già Dybala e si cerca un nuovo top player.

Alvaro Morata si racconta a Cadena Cope nel bene e nel male, con l'onta della finale persa contro il Barcellona, lui della Cantera blanca, e la soddisfazione di aver stupito tutti: "Alla Juve sono felice, voglio vincere qui. Se è stato il mio anno? Lo è stato per la squadra e Allegri ha dimostrato di essere un grande allenatore. La Juve aveva vinto 3 volte lo scudetto e molte persone non pensavano che si potesse vincere il quarto titolo con un diverso allenatore. Il team ha creato un grande gruppo. Mi hanno accolto bene. Sembra che gioco con loro da 4 o 5 anni ".

Il presente e il prossimo futuro è dunque juventino. Accantonato il pensiero di ritornare a Madrid, anche per la presenza della clausola della ‘recompra' solamente attiva da giugno 2016, Morata però racconta anche un retroscena di mercato che lo ha visto protagonista con l'ex tecnico del Borussia che ha provato a portarlo in Bundesliga: "Se Klopp era stato vicino a portarmi al Borussia Dortmund? Sì, ma non si era accordato con il Real. Quando la Juventus è letteralmente venuta a casa mia e il direttore sportivo parlava con me in un momento in cui non stavo bene e mi ha detto quello che poteva accadere quest'anno, è stata una fiducia reciproca. Alla fine, lui non si era sbagliato e avevo ragione io"

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