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Serie A, calcio femminile in sciopero: “Non giochiamo”. Poi il dietrofront

La scarsa tutela delle calciatrici ed il mancato regolamento a pochi giorni dall’inizio della stagione alla base della clamorosa protesta, rientrata dopo l’incontro in Federcalcio.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Sciopero revocato, il campionato di calcio femminile partirà regolarmente con la disputa della prima giornata. Una nota della Figc rende ufficiale il rientro della protesta: "L'Associazione Italiana Calciatori e la Lega Nazionale Dilettanti – si legge -, dopo gli incontri dei giorni scorsi e in seguito agli ulteriori approfondimenti verbali e scritti effettuati nelle ultime ore sui temi riguardanti il calcio femminile, hanno reciprocamente preso atto della disponibilità confermata dal Presidente Figc di portare all'attenzione degli organi federali competenti le tematiche poste dall'Aic, perchè sin dalla riunione del 22 ottobre vengano approvate le soluzioni concordate anche in tema di accordi pluriennali e di contribuzione straordinaria. Di concerto con la Figc, l'Aic ha ritenuto di revocare l'iniziativa di sospensione dall'attività per questo fine settimana e, pertanto, le componenti interessate hanno convenuto che verranno regolarmente disputate le gare del Campionato di Serie A – conclude la nota – eccezion fatta per quelle che, per ragioni meramente organizzative, andranno differite a lunedì 19 ottobre".

La minaccia di serrata

Il calcio femminile italiano finisce di nuovo sotto i riflettori: stavolta non per il recente punteggio tennistico dell'Italia di Cabrini impegnata nelle qualificazione europee, né tanto meno per la bella vittoria del Brescia a Liverpool in Champions League, che è valsa la qualificazione agli ottavi di finale. Ancora una volta, il movimento italiano minaccia lo sciopero per la tutela dei diritti delle calciatrici. Lo ha comunicato l'Assocalciatori con una nota sul proprio sito internet, proclamando lo sciopero per questo fine settimana nel quale sarebbe dovuto partire il campionato di massima serie 2015/2016.

Ed in effetti, i motivi per scioperare non sembrano mancare: a due giorni dal calcio d'inizio (ma con la Coppa Italia e la Champions League iniziate già da due settimane), mancano ancora i regolamenti relativi a retrocessioni e promozioni, tanto per dirne una. E non solo: dopo anni di cambi di format (12 squadre portate a 14, quindi a 16, poi di nuovo a 14 e, da quest'anno, nuovamente a 12: il tutto nel giro di sei anni), quest'anno si è registrato anche la scomparsa della Torres, la società di calcio femminile più titolata d'Italia, travolta dai debiti. Insomma, una situazione al limite del sostenibile, con le ragazze costrette ad alternare allenamenti a scuola e lavoro, con impegni economici da parte delle società talvolta non pagati ed uno status di "dilettanti" che ne limita i diritti.

Gli estremi per scioperare, insomma, ci sono tutti: la palla ora passa, metaforicamente, alla Lega Nazionale Dilettanti, che organizza le competizioni del calcio femminile in Italia. Una decisione saggia potrebbe essere quella di rinviare la prima giornata ed aprire un tavolo di consultazioni per provare a dare risposte concrete sui punti richiesti dalle calciatrici: un fondo di garanzia, un piano di crescita e sviluppo, la fine del vincolo sportivo fino ai 25 anni e la possibilità di accordi pluriennali.

La nota dell'AIC. L’Associazione Italiana Calciatori annuncia che, stante il mancato riscontro scritto a quanto richiesto e concordato nel corso della riunione del Comitato Esecutivo del 6 ottobre u.s., le calciatrici delle squadre di Serie A hanno manifestato la volontà di non disputare la 1ª giornata di campionato prevista per sabato 17 e domenica 18 ottobre prossimi, astenendosi dallo svolgimento della loro attività sportiva.

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