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Calcio e Ramadan, i top player messi a dura prova tra finale di Champions e Mondiale

Cos’è il Ramadan e come si fa a farlo coesistere nel mondo del calcio? Dai casi Muntari e Belfodil in Italia, alla polemica di Cuper per il suo Egitto in vista del Mondiale russo. Il Liverpool in finale con tre calciatori che praticano il Ramadan. Tra questi c’è Salah.
A cura di Fabrizio Rinelli
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Quando calcio e religione provano ad andare di pari passo, non sempre riusciamo ad assistere a qualcosa di realmente percepibile a tutti. Cerchiamo di capirci. Dal 15 maggio a 14 giugno, per coloro i quali sono di fede musulmana, ci sarà il periodo del Ramadan. Un periodo sacro del digiuno, che inevitabilmente, oltre a cambiare le abitudini e lo stile di vita in quel determinato periodo di coloro i quali professano quella religione, si ripercuote anche nel calcio. Ovviamente ci sono tantissimi calciatori di fede musulmana e tanti, che nel corso degli anni, hanno avuto a che fare con il difficile compito di far coincidere le due cose, spesso faticando tanto proprio per via della difficile coesistenza del sacro digiuno con la pratica sportiva.

Bisogna dunque cambiare il modo di allenarsi, gli orari, l’alimentazione, ma soprattutto sapere come, quando e cosa mangiare. Tanti sono stati gli allenatori che nel corso degli ultimi anni non hanno gradito che il Ramadan fosse praticato dai propri calciatori di fede musulmana. Da Cuper a Mourinho infatti, sono tanti gli episodi che si riferiscono a questo malessere espresso da notissimi allenatori di fama mondiale. Andiamo dunque a capire bene come riescono a coesistere Ramadan e calcio e quali calciatori sono interessati ad oggi.

Che cos’è il Ramadan e quando comincerà

Il Ramadan è il nome del nono mese dell’anno nel calendario lunare musulmano, nel quale, secondo la tradizione islamica, Maometto ricevette la rivelazione del Corano “come guida per gli uomini di retta direzione e salvezza”. Rappresenta dunque il mese sacro del digiuno dedicato alla preghiera, alla meditazione e all’autodisciplina. Il digiuno è quindi un vero e proprio obbligo per tutti i musulmani praticanti adulti e sani che, dalle prime luci dell’alba fino al tramonto, non possono mangiare, bere, fumare e praticare sesso. Dal digiuno sono esentati i minorenni, i vecchi, i malati, le donne che allattano o in gravidanza. Al tramonto il digiuno viene interrotto con un dattero o un bicchiere d’acqua. Poi segue il pasto serale. La mancata osservanza di questi precetti, in alcune delle comunità più osservanti, può comportare l’imputazione del reato di apostasia. Nel calcio dunque, potete capire quanto possa essere difficile far coesistere le due cose.

Come si allenano i calciatori durante questo periodo

L’aspetto più difficile, mettendo un attimo da parte il rispetto assoluto per la fede musulmana, per un calciatore, è quello di allenarsi. Per l’atleta che rispetta il Ramadan infatti, può esserci un calo della prestazione, come ovvio che sia, che può arrivare anche al 20 per cento. Alcuni cercando di colmare la lacuna proteica che si viene a creare optando per i legumi da far mangiare dopo il tramonto. Le società più importanti invece, hanno creato ormai un percorso nutrizionale e di allenamento su misura. Questi calciatori devono bere molto, assumere anche integratori, quando è possibile e adeguare gli orari del sonno, visto che la cena è spostata più tardi.

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In alcuni Paesi arabi come Dubai o gli Emirati Arabi Uniti, giocare e allenarsi nel mese del Ramadan diventa molto difficile. L’allenamento inizia dopo la cena, verso le 23, e si arriva fino alle 2-3 di notte. Tutto è rivoluzionato, così anche il riposo e il recupero. E non sempre questo si concilia con tornei internazionali come il Mondiale o i finali di stagione per quanto riguarda le massime competizioni europee riservate ai club.

I casi Belfodil e Muntari

Nei 5 massimi campionati europei, ci sono ovviamente tantissimi calciatori che seguono il Ramadan. Ma restando strettamente legati all’Italia, quindi alla Serie A, la questione più spinosa fu affrontata quindi ci si dovette scontrare con il cosiddetto ‘caso Muntari’. Il centrocampista ghanese dell'Inter che fu sostituito in una gara del 2009 dopo mezz'ora contro il Bari nella prima di campionato perchè, come spiegò l’allora tecnico neroazzurro Josè Mourinho, “ha un problema con il Ramadan”. Mourinho aveva imputato la prova negativa di Muntari contro il Bari al Ramadan: proprio quel giorno, infatti, era iniziato il mese sacro ai fedeli di Allah.

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Ovviamente le parole dello ‘Special One’ indignarono il mondo di fede musulmana. Ma l’Inter dovette fare i conti anche con un altro caso. Durante il ritiro di Pinzolo, il neo giocatore dei neroazzurri Ishak Belfodil si allenava quasi sempre mezza giornata. Nessun infortunio, né pigrizia. Belfodil, algerino di passaporto francese, come ogni musulmano praticante stava osservando il Ramadan. Non potendo alimentarsi né idratarsi non poteva quindi sostenere i carichi di lavoro, divisi in due sessioni giornaliere, tipici di una preparazione estiva. Due casi che ancora oggi vengono ricordati in Italia.

Gli allenatori che si sono ribellati

Nel mondo però, il Ramadan ha fatto discutere tanto anche allenatori e presidenti. Già, perchè a poche settimane dal Mondiale in Russia, il primo Ct a farsi sentire per quanto riguarda questo argomento, è stato ancora un altro personaggio legato all’Inter come Hector Cuper. Tempo fa disse: “Come posso allenarli a mezzanotte dopo l'Iftar? Questo si é chiesto Cuper riferendosi alla rottura del digiuno che avviene al calar del sole. “E come posso allenarli di giorno senz'acqua e quando non hanno avuto nulla da mangiare?”. L’attuale commissario tecnico della Nazionale egiziana, senza mezze misure ha commentato questo argomento lasciando senza parole tutti.

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Ma sempre tornando in Italia, tempo fa, Claudio Lotito, il patron della Lazio disse a proposito del Ramadan: “Rispetto la libertà religiosa e i comportamenti con cui si esprime, ma cerco di prevenire cose che possono ritardare la preparazione o lo svolgimento delle gare. Non ho mai trattato giocatori che abbiano questo problema”. Proprio il termine ‘problema’ creò sdegno nel mondo di fede musulmana. Praticamente Lotito aveva annunciato che non avrebbe mai acquistato un calciatore musulmano. Parole assolutamente fortissime.

Salah, il Liverpool, la finale di Champions e il Ramadan

Se Franck Ribery, calciatore francese convertito all’Islam, digiuna durante gli allenamenti ma non durante il week end, quando è ora di giocare, non si può dire lo stesso di un altro top player che quest’anno sta facendo registrare numeri da record nel calcio europeo. Stiamo parlando di Mohamed Salah. Per una serie di sfortunate coincidenze, infatti, il Ramadan quest'anno cade in un periodo molto anticipato rispetto al consueto, e durerà dal 15 maggio al 14 giugno prossimi.

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Un periodo che andrà a colpire il finale di stagione e la preparazione ai Mondiali di Russia 2018 per tutti gli atleti di religione islamica, ma che coincide soprattutto con la finale di Champions League che si terrà infatti il prossimo 26 maggio a Kiev, tra Liverpool e Real Madrid, in un periodo che sarebbe decisamente probante per chi non potrebbe mangiare prima degli allenamenti e delle gare settimanali. E lo è tremendamente per il Liverpool, che in rosa ha tre musulmani: SalahMané ed Emre Can che praticano il culto del Ramadan, e si ritroverebbero a decidere tra il disputare un'eventuale grande finale di Champions o mettere a rischio la propria integrità e forma fisica praticando il digiuno rituale.

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