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Buon compleanno, Ronaldo. Quarant’anni da Fenomeno 

Classe ’76, in carriera ha vinto due Palloni d’Oro e tre Fifa World Player segnando oltre 450 gol in meno di 600 partite tra club e Nazionale. E’ stato il crack tra gli anni 90 e il 2000 approdando all’Inter di Moratti al culmine di una carriera frenata da terribili infortuni. Come quello dell’aprile 2000 quando si spezzò il tendine rotuleo del ginocchio sinistro.
A cura di Alessio Pediglieri
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Il fenomeno compie 40 anni. E' Ronaldo, Luis Nazario de Lima, classe '76, quello vero, l'originale, un campione d'altri tempi e di un altro calcio che oggi festeggia il proprio compleanno e riceve gli auguri da parte di tutti, amici e nemici, compagni e avversari. Perché davanti alla classe pura e cristallina non c'è competizione e rancore che tenga. E' lui il ‘Fenomeno' per antonomasia che esaltò i propri tifosi prima in patria, poi in giro per l'Europa dall'Olanda alla Spagna e in Italia con i colori nerazzurri.

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Il Maradona brasiliano

Al di là dei continui paragoni con Pelè prima, con Cristiano Ronaldo e Lionel Messi oggi, probabilmente è proprio il Fenomeno ad essersi avvicinato maggiormente a Diego Armando Maradona, il più grande di semrpe. Ronaldo è stato capocannoniere della storia dei Mondiali fino all'ultima edizione quando ci ha pensato Miroslav Klose a togliergli lo scettro ma disputando un Mondiale in più. Nel suo impressionante palmares di successi personali ci sono anche due Palloni d'Oro e tre successi al Fifa World Player.

Il samba del gol

Ronaldo muove i suoi primi passi calcistici in Brasile, precisamente nel Cruzeiro, prima di trasferirsi in Europa al Psv a soli 18 anni. Brucia le tappe subito mostrandosi al calcio che conta senza veli, confermando una classe e una potenza cristalline. Ha un fiuto del gol incredibile, il ragazzo, impressionando per la sua media reti: con la squadra olandese realizza la bellezza di 54 reti in 57 partite. E quando è il Barcellona a fare il primo passo, inserendolo in squadra va ancora meglio: 47 gol in 49 partite in una sola stagione in blaugrana.

Ronaldo strega Moratti

Tanta roba, e così Massimo Moratti, un presidente che ha sempre messo davanti il cuore e i sogni alle speculazioni finanziarie o ai bilanci, compie quello che ancor oggi si può tranquillamente definire un miracolo di mercato: porta il Fenomeno in Italia. E' l'estate 1997 e la lunga e delicata trattativa si conclude positivamente: non perde il feeling con il gol, fa innamorare i tifosi, impressiona per la sua capacità di adattamento che gli fa disputare un primo anno memorabile sotto la guida di Gigi Simoni che senza dubbi anche più avanti lo ricorderà come il miglior giocatore che abbia avuto la fortuna di allenare.

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La quiete prima della tempesta

Regala all'Inter di Moratti il suo primo trofeo internazionale della sua gestione, la Coppa Uefa ma non il campionato dove l'Inter fatica e stenta a trovare e mantenere il passo delle altre malgrado Ronaldo giochi a livelli impressionanti. Se l'idillio con la tifoseria nerazzurra resta inalterato, purtroppo la carriera di Ronaldo, che ha solo 22 anni, affronterà ostacoli fin troppo grandi anche per il Fenomeno perché possa continuare a livelli altissimi. La finale Mondiale 1998 è di fatto, l’inizio della sua crisi. A poche ore dal big match, si racconta che Ronaldo viene colpito da violente convulsioni, ancora inspiegabili, ma nonostante ciò vuole scendere in campo e la partita, perdendola. E' l'inizio di un vero calvario di infortuni.

Il dramma del 12 aprile 2000

Il dramma sportivo ancora vivo si consuma il 12 aprile 2000, quando il Fenomeno, appena rientrato tra le fila nerazzurre dopo problemi al ginocchio, in occasione di un’altra finale, quella di Coppa Italia contro la Lazio, si rompe il tendine rotuleo in campo. Inquadrato dalle telecamere, il giocatore stringe tra le mani il ginocchio dopo un movimento innaturale della gamba destra che cede improvvisamente durante l'ennesimo ubriacante dribbling. L'urlo, le lacrime, l'uscita in barella, la costernazione di compagni e di avversari tutti intorno al Fenomeno, un incredulo e ammutolito Lippi in paachina. Un dramma che farà piangere tutta Itaila per la drammaticità del danno che lo tiene lontano per quasi due anni. Si teme per la sua carriera ma Ronaldo rientra, apparentemente anche più forte di prima. E' l'anno del 5 maggio nerazzurro quando l'Inter perde lo scudetto all'ultima giornata, ma riuscirà a strapparsi un sorriso nel Mondiale 2002 quando trascinerà il Brasile alla vittoria.

Dal Real al Corinthians, passando dal Milan e gli infortuni

Da lì in poi, la carriera di Ronaldo inizia la parabola discendente. Al Real è ancora protagonista, un giocatore importante per i Blancos: segna e gioca ma non è più il giocatore esplosivo di qualche anno prima. L'idillio dura meno di quanto ci si aspetti anche perché il Real ha fame di vittorie e alle porte c'è la clamorosa proposta del Milan: è il 2007 e Ronaldo torna in Italia da ‘traditore' vestendo i colori della Milano rossonera. Critiche e polemiche accese, ma quando scende in campo fa zittire ancora tutti, fino al secondo tragico infortunio nel 2008, rompendosi il tendine rotuleo dell'altro ginocchio. Ronaldo è un giocatore oramai fragile. Con il Milan si chiude presto un capitolo che avrebbe potuto essere maggiormente importante, tornando in patria a svernare, al Corinthians dove riesce comunque a deliziare i propri tifosi con 35 gol nelle ultime tre stagioni. Fino al 7 giugno 2011 giorno del suo ritiro dopo aver totalizzato 518 partite e 352 gol in giro per il mondo, oltre alle 95 reti in 135 partite con la Seleçao.

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