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Buffon: “Voglio entrare nella storia con il sesto Mondiale”

Il portiere svela programmi futuri e il sogno di guidare la Nazionale ai Mondiali 2018 da capitano. Gli avversari temibili? Eccoli: “Bobone Vieri nel momento del suo massimo fulgore e Ronaldo ‘Il Fenomeno’ mi toglievano il sonno”.
A cura di Marco Beltrami
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Gli aggettivi per Gigi Buffon iniziano davvero a scarseggiare. Il portiere della Juventus si è reso protagonista di una stagione a dir poco superlativa, impreziosita dal nuovo record d’imbattibilità conquistato in Serie A. Tanti gli interventi decisivi di un estremo difensore per il quale il tempo sembra essersi fermato. Impossibile dunque pensare alla prospettiva di un ritiro per Buffon che anzi rilancia, e svela il suo sogno nel cassetto, ovvero quello di partecipare a 6 fasi finali dei Mondiali: "Per i prossimi due anni io vorrei continuare a giocare come faccio oggi. – ha svelato al “Corriere dello Sport” – Mi piacerebbe centrare il sesto Mondiale. Sarebbe un record storico. Il portiere del Messico Carbajal e Lothar Matthäus ne hanno disputati cinque. Poi farò le mie valutazioni. In base agli stimoli, alle situazioni e alle opportunità che si apriranno”.

I segreti di Buffon

D’altronde Buffon non sarebbe il primo portiere a vantare una carriera lunghissima. Ecco il perché secondo il campione del mondo: “La qualità di un portiere dev'essere in primo luogo la sicurezza che sai trasmettere agli altri, alla tua squadra. La devi trasmettere anche a prescindere da quella che hai davvero dentro di te. Anche se tu non sei sicuro devi far intendere agli altri che hai il controllo della situazione e che loro possono confidare su di te. Un portiere insicuro fa una squadra insicura. E poi serve solidità mentale. E’ la condizione per durare molto e sbagliare poco. Se ci pensa, tutti i grandi portieri hanno avuto carriere lunghe”.

Sulla scia di Zoff

Basti pensare a Dino Zoff, che Buffon potrebbe emulare disputando un Mondiale, quello del 2018, a 40 anni e da capitano: “Il capitano è un giocatore che mette a disposizione degli altri, specie dei più giovani , la sua esperienza e cerca il linguaggio giusto per dare contezza della responsabilità che si ha nell’indossare la maglia del proprio club e della nazionale. Bisogna essere riconosciuti e spendersi per i propri compagni”.

Superare le fragilità e imparare da quelle

Ha tanto da raccontare il portiere della Nazionale che viaggiando indietro nel tempo ha raccontato le sue vecchie fragilità e il suo errore più grave: “Da ragazzo succedeva che mi tremassero le gambe. L’errore accadeva, ovviamente, e io lo somatizzavo e lo pativo. Non mi capitava spesso, per fortuna, ma questo rendeva tutto più difficile, come un improvviso corto circuito in un sistema che funziona beneL’errore più grave fu in una partita dell’Under 21 contro l’Inghilterra. Fu clamoroso, me lo cercai e me lo meritai. Perché la vita è giusta anche quando ti fa pagare gli errori”.

Sono i momenti di difficoltà, quelli che temprano di più, anche i calciatori. Ecco allora che Buffon spiega la sua filosofia: “E' forse nella reazione all'errore che si vede per me la vera qualità di un numero uno. La partita seguente, o persino nell’azione successiva all’errore, tu sei pervaso da remore e da indecisioni. Più sbagli più puoi sbagliare, perché può essere attaccata quella sicurezza della quale parlavo prima. Ma per me vale il contrario. Per me comincia proprio in quel momento una parte della sfida racchiusa nel mestiere più difficile del calcio. Essere nell’occhio del ciclone per me è uno stimolo. Devo dimostrare che, sbagliando, sono scivolato e non caduto. Che sono subito in piedi, per ricominciare”.

Gli avversari più pericolosi e la parata più bella

A proposito di curiosità, ecco i calciatori più pericolosi affrontati da Buffon e la sua parata più bella: “Quelli che mi hanno fatto soffrire di più sono stati Bobone Vieri nel momento del suo massimo fulgore e Ronaldo ‘Il Fenomeno'. Loro due mi toglievano il sonno… La parata più bella? Forse quella su un colpo di testa di Inzaghi nella finale di Champions con il Milan,  o una che feci in Nazionale con il Paraguay. Avevo diciannove anni”.

La gioia dei Mondiali

La gioia più grande della carriera però resta quella legata alla vittoria dei Mondiali nel 2006: “Una gioia troppo grande da gestire per un essere umano, davvero.  Quando la partita finì io avevo l’orgoglio di sapere che grazie al nostro lavoro, alla nostra fatica, agli sforzi che avevamo tutti fatto per anni in Italia tutti erano nelle strade. In quel momento, mentre sollevavamo la coppa in cielo, milioni di italiani erano felici, erano allegri, con il sorriso sul volto. E, per una volta, uniti".

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