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Buffon, hai sbagliato: hai preso il cuore e l’hai buttato nella spazzatura (con l’arbitro)

Gli insulti in diretta tv di Buffon contro l’arbitro (senza che da studio nessuno intervenisse a mitigarne il furore o ci fosse contraddittorio) sono il finale peggiore per la carriera di un grande portiere. Magari a mente fredda Buffon ci ripensa e ammette che ‘per rabbia e per amore’ se ne dicono tante. E che chissà quante volte è capitato ad altri quanto è accaduto a lui e alla Juve. E che fa parte del gioco. E che fa male. E che se urli la tua rabbia non sei un perdente. E che ha sbagliato, come chi l’ha lasciato andare davanti al microfono in quelle condizioni.
A cura di Maurizio De Santis
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Per rabbia o per amore se ne dicono tante. Chi non s'è mai pentito di parole pronunciate d'impulso, tirate come pietre addosso al mondo intero? Chi non ha mai sbagliato? E ci sta. In fondo, siamo umani e può capitare. Può capitare che, coi nervi a fior di pelle, per la tensione emotiva del match, perdi le staffe e dici "ma va a cacare" all'arbitro che ti guarda stranito ma ha capito benissimo il senso della frase e non ha bisogno di traduzioni.

Quante volte, al lavoro come a casa, al volante dell'auto perché un deficiente vi ha tagliato la strada e – urlando – pigiate sul clacson fino a scassarlo, in fila alla Posta perché c'è il solito furbetto che vi vuole fregare, o nel bel mezzo di una serata tra amici perdendo la ragione avreste voluto mulinare nell'aria la sedia, il piatto, il bicchiere di birra, moduli e scartoffie, spazzare via ogni cosa dalla scrivania, spaccare tutto per un torto subito? Suvvia, ammettiamolo, a volte succede per molto meno di un rigore al 98° e anche per cose ben più gravi e importanti della vita quotidiana per le quali non c'è rimedio che tenga. E per favore, non scocciate voi e la storia di ‘uscire a testa alta' perché le pacche sulle spalle possono fare più male di uno schiaffo.

Come si dice in gergo, quelle sono cose che ‘accadono sul campo' (che sul campo dovrebbero restare) e, per quanto siano sbagliate, non è il caso di fare la morale delle animelle candide che al mattino peccano e alla sera chiedono perdono a mani giunte. Amen.

Però se inveisci contro l'arbitro vomitando insulti in diretta tv (senza che da studio nessuno intervenga a mitigare il furore o ci sia contraddittorio) è un'altra cosa. E le invettive pronunciate da Buffon ("Uno così al posto del cuore ha un bidone d'immondizia", "hai la sensibilità di un animale", "non capisce un cazzo") davanti alle telecamere non sono state da meno: quel cuore, che fino a poco prima aveva lanciato oltre l'ostacolo, l'ha buttato nel bidone della spazzatura.

Come le parole da lui stesso usate per definire l'arbitro di Madrid che in sintesi non avrebbe dovuto estrarre il cartellino rosso perché era la sua ultima partita, perché lui ha 40 anni, perché all'andata c'era un penalty su Cuadrado ignorato e doveva avere maggiore sensibilità, perché non doveva fischiare un rigore del genere in quel momento della partita, perché se lo ha fatto allora era meglio che se ne restava a casa con la moglie "o in tribuna a mangiare patatine".

Avremmo preferito un finale differente dopo 20 anni di carriera ad alto livello, con la standing ovation più che col lancio di pomodori e pernacchie d'avanspettacolo. Magari a mente fredda Buffon ci ripensa e ammette che ‘per rabbia e per amore' se ne dicono tante. E che chissà quante volte è capitato ad altri quanto è accaduto a lui e alla Juve nella notte del Bernabeu. E che fa parte del gioco. E che fa male. E che se urli la tua rabbia non sei un perdente. E che ha sbagliato, come chi l'ha lasciato andare davanti al microfono in quelle condizioni. Intanto, goditi la pensione, Gigi.

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