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Buffon: “Donnarumma? Non do consigli ma se viene alla Juve non sbaglia mai”

Il 2018 può essere l’anno del ritiro di Buffon, solo una cosa può fargli cambiare idea: “Se vinciamo la Champions”. A Donnarumma, erede in Nazionale, dice: “Ciò che fa la differenza è quello che senti dentro di te”. Bonucci come un fratello: “Ha valori sani e, messo in un certo contesto, è un punto di forza. L’ambiente Juve era perfetto per lui”.
A cura di Maurizio De Santis
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Da un Gianluigi all'altro. Da Buffon a Donnarumma, sempre tra i pali della Juventus. Questione di nome e di sfumature cromatiche accanto al nero, dal rosso al bianco si passa in un attimo: le logiche del mercato ‘smacchiano giaguari', coscienze e contratti in breve tempo. Gigio – quello milanista – ha ribadito la volontà di rispettare il contratto e restare per 4 anni, lo ha fatto dopo il pareggio di Firenze e l'ennesimo periodo di polemiche scaturito dal chiacchiericcio sul legame con il club che ha sempre dichiarato di amare fin da ragazzino. Poi però qualcosa è andato storto e il polverone sollevato dalla (presunta) violenza morale al momento della firma per il rinnovo, dalla clausola di rescissione fantasma hanno riacceso i riflettori sul futuro del giovane portiere che in Nazionale ha già raccolto il testimone dell'altro Gigi – quello juventino.

A Donnarumma posso dire che con la Juve non sbaglia mai – ha ammesso Buffon nell'intervista alla Gazzetta dello Sport -. Non gli posso dare consigli perché non vivo la sua situazione, non so la connessione emotiva che può avere col Milan. In maniera asettica, potrei dirgli due cose, come ho già fatto in Nazionale, però quello che fa la differenza è ciò che senti veramente dentro di te.

Cosa farà Buffon alla fine della stagione? Il 2018 sarà l'anno del suo ritiro dopo l'addio di Totti nel 2017? Assieme a lui andrà ‘in pensione' un altro capitolo dell'Italia che scritto le pagine più belle del calcio con la vittoria del Mondiale nel 2006? Gigi lascia la porta socchiusa.

Non mi piace essere ingombrante e se necessario mi faccio da parte – ha aggiunto Buffon -. Non sarò mai un problema, ma per chi mi ha dato tanto, Juve o Nazionale, ci sarò sempre, in qualsiasi veste e con qualsiasi ruolo. Posso ripensarci a una sola condizione, se vinciamo la Champions League ma questo l'ho detto altre volte.

Mentalità vincente. Alla Juventus funziona così e non è solo questione di risultati da conquistare o di trofei da mettere in bacheca. E' qualcosa da costruire ogni giorno con applicazione, professionalità, senso del dovere, voglia di non fermarsi mai, umiltà: tutte qualità che devono abbinarsi alla grande capacità di tecnica per lottare ad alti livelli. Una sfida durissima, difficile.

Stare alla Juventus non è da tutti, perché è usurante, però ti forgia. Probabilmente da altre parti è anche più divertente, però meno vincente.

L'addio di Bonucci. Nessuno credeva che dalla Juventus dominatrice in Italia qualcuno dei suoi protagonisti potesse andar via. Lo ha fatto Bonucci, la terza colonna della BBC, quel reparto difensivo che con Barzagli e Chiellini (davanti a Buffon) ha permesso ai bianconeri di vincere tanto e sfiorare la gloria in ben due finali di Champions.

A Leo voglio bene come a un fratello – ha concluso Buffon -. Ha valori sani e, messo in un certo contesto, è un punto di forza. L’ambiente Juve era perfetto per lui e mi è dispiaciuto sia andato via perché la sua è sembrata una scelta da uomo impulsivo e orgoglioso. Lo rispetto, ma mi è dispiaciuto e credo dispiaccia molto ancora adesso anche a lui.

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