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La morte del calciatore Davide Astori

Benassi e la forza della Fiorentina: “In campo siamo in 12, Astori è sempre con noi”

Il centrocampista della Viola racconta un retroscena emozionante sulla morte dell’ex capitano: “L’armadietto di Davide è accanto al mio. Tutto è rimasto uguale a com’era prima della sua morte. C’è la sua foto, il suo sorriso è ancora con noi. Il dolore è grande ma da lassù qualcuno ci aiuta”.
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A cura di Maurizio De Santis
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Quattro vittorie consecutive dopo la morte del capitano, Davide Astori. Il modo migliore per onorare il compagno di squadra deceduto un mese fa è stato ricompattarsi – nonostante il dolore fortissimo – e dare il massimo per chiudere la stagione tirando fuori dal cassetto il sogno di centrare la qualificazione all'Europa League. Udinese (battuta nel recupero dopo la tragica domenica del 4 marzo scorso), Benevento (il primo successo e la prima volta dopo la scomparsa dell'amico e compagno di squadra), Torino e Crotone le squadre contro cui i Viola hanno fatto bottino pieno, portandosi a un passo dalle prime posizioni. Un trend di rendimento in crescita per un ambiente che ha reagito con carattere a quell'evento luttuoso.

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La morte del calciatore Davide Astori

Successi che secondo Benassi hanno una matrice comune: "Ci sentiamo molto più forti, io per primo – ha ammesso nell'intervista a Il Messaggero -. C’è uno spirito incredibile di gruppo ed è questo che ci ha aiutato e fatto la differenza. Ora come ora è difficile per chiunque giocare contro di noi. Perché? Siamo in dodici… Davide è sempre con noi". Un'immagine bellissima corredata da un particolare raccontato dallo stesso centrocampista e fa capire come non sia retorica parlare del ‘capitano sempre presente'.

L’armadietto di Davide è accanto al mio. Tutto è rimasto uguale a com'era prima della sua morte. C’è la sua foto, il suo sorriso è ancora con noi. Il dolore è grande ma da lassù qualcuno ci aiuta.

Da brividi, davvero. Lo shock fu fortissimo: la sera prima ha accanto a te una persona, poche ore più tardi ti volti e non la trovi più. E ti assale quel senso angoscioso di non ritorno, delle cose che avresti voluto dire e non hai detto, di quelle dette e non avresti mai voluto dire, dell'impotenza assoluta di fronte alla vita che cambia tutto senza avvertirti. Entra in tackle alle spalle e ti butta giù.

Dopo la disgrazia ci siamo guardati negli occhi – ha aggiunto Benassi -. Non avevamo scelta: reagire oppure lasciarsi andare. Al primo allenamento Badelj ha preso la parola dicendoci che avremmo dovuto fare tutto il possibile per la memoria Davide e così è stato.

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